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Tav, banco di prova per il governo Prodi

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Il Nostro Tempo – 7 maggio 2006

Dopo lo stop ai cantieri, che non inizieranno prima del 2010, al via gli incontri istituzionali per stabilire agenda e metodo di lavoro

Torino-Lione, i cantieri non inizieranno prima del 2010. 

Sempre che a vincere la battaglia non sia il fronte “no tav”, che mette insieme un mondo variegato con la stragrande maggioranza dei cittadini della bassa valle di Susa, le comunità montane e i sindaci valsusini ma anche i partiti della cosiddetta sinistra radicale (verdi, rifondazione comunista, comunisti italiani) che, alle elezioni del 9-10 aprile, hanno fatto il pieno di consensi nei territori interessati dall’alta velocità.

A Venaus, teatro degli scontri di dicembre e delle proteste contro l’avvio del cunicolo esplorativo (i lavori sono ancora fermi) i Verdi hanno preso il 37,7%, mentre Rifondazione Comunista si è affermato primo partito a Bussoleno per il Senato, con quasi il 19 % dei voti 

Un vero e proprio terremoto elettorale. Ampiamente annunciato dalle sortite in terra valsusina di Pecoraro Scanio e Bertinotti; gli unici leader nazionali a farsi vedere (e a riempire sale e altri spazi) in questi paraggi durante la campagna elettorale.

Proprio dopo la risicata vittoria, a livello nazionale, dell’Unione di Romano Prodi bisognerà vedere quale sarà il potere di interdizione sulla Torino-Lione (ma non solo) dei partiti dichiaratamente “no tav”. Lo si vedrà fin dalle prime mosse del nascente governo che dovrà immediatamente misurarsi con la matassa della Torino-Lione.

Il primo atto sarà la convocazione del tavolo politico tra Governo e rappresentanti istituzionali della Valle di Susa, che dovrà stabilire l’agenda e il metodo di lavoro del neonato Osservatorio Tecnico che vede al suo interno tecnici e consulenti “pro tav” e “no tav”; l’organismo è presieduto dall’architetto Mario Virano, già amministratore delegato della Sitaf, società che gestisce il traforo e l’autostrada del Frejus.

E’ lo stesso Virano a prevedere “un confronto tecnico serrato di alcuni mesi. Poi – spiega – la palla passerà nuovamente alla politica, che dovrà decidere”.

Con quali tempi? Il presidente dell’Osservatorio li ha ipotizzati mercoledì 26 aprile, al termine dell’incontro tra i sindaci e Loyola De Palacio, responsabile europea del “Corridoio 5”, per la presentazione dello studio “indipendente” sulla nuova linea ferroviaria voluto dalla Ue. Proprio la  ex commissaria europea, spiega Virano, “ha ipotizzato il 2010 come data di avvio dei cantieri. Ma il limite per prendere una decisione (se fare o no la Torino-Lione) è la fine di quest’anno. Passato quel limite si possono prevedere problemi”. Che, tradotto, significa perdita dei finanziamenti dell’Unione Europea.

Un incontro, quello del 26 in Prefettura, che ha visto Loyola De Palacio andarsene via piuttosto scura in volto dall’uscita laterale della Prefettura di Torino e negarsi ai giornalisti per poi dribblare  qualche centinaio di contestatori “no tav” e sfrecciare di corsa con l’auto blu verso Caselle dove l’attendeva l’aereo per Barcellona.

La spagnola di ferro non solo ha dovuto ammettere, davanti ai sindaci valsusini,  che la pubblicazione su internet (e su un noto quotidiano economico italiano) con 24 ore di anticipo dello studio sulla Torino-Lione, commissionato dall’Unione Europea a cinque esperti, “è stata un vero e proprio siluro”. Ma si è trovata di fronte le argomentazioni dei sindaci valsusini, che il giorno e la notte precedenti avevano letto in fretta e furia le oltre 150 pagine di un rapporto che, in sostanza, dice che la Tav s’ha da fare, che i timori delle popolazioni valsusine sono ingiustificate; che qualsiasi alternativa al progetto è irrealistica; che ulteriori stop ai lavori rischiano di escludere l’Italia dalla torta dei fondi comunitari.

Ma è proprio l’indipendenza dello studio commissionato dalla Ue ad essere messa in discussione. Lo fa Antonio Ferrentino: “Qui stiamo parlando di consulenti indipendenti che scrivono che lo scopo dello studio è quello di convincere i sindaci della vallata sulla bontà del progetto. E che fanno un’affermazione gravissima: si interrogano su quali siano i gruppi di pressione che stanno dietro al movimento no tav. Un’affermazione vergognosa per la quale ricorreremo in sede legale”.

Ma, al di là delle rimostranze, sono proprio i sindaci valsusini a parlare di “vittoria”. La Regione Piemonte, infatti, attraverso l’assessore ai trasporti Daniele Borioli ha esplicitamente affermato che “la Torino-Lione va sfilata dalla Legge Obiettivo e riportata nella procedura ordinaria, che richiede la valutazione di impatto ambientale sul progetto definitivo”. Una procedura decisamente più lunga, che comporta l’apertura della conferenza dei servizi, con la presenza di tutti gli enti interessati.

Intanto, nella valle del “No Tav” i Comitati spontanei che si oppongono all’alta velocità  nascono come funghi. E promuovono dibattiti e iniziative di ogni tipo.

L’ultima in quel di Rubiana, paese di qualche migliaio di anime, dove sabato 29 aprile si è svolta una visita guidata sui monti, “nei siti di affioramento”, laddove l’amianto è visibile. Per dimostrare – si legge in un comunicato del Comitato No Tav rubianese – “che i sondaggi sono una farsa” e che “i 180 chilometri di gallerie previsti dal progetto Tav-Tac, provocherebbero danni irreversibili alle falde acquifere, vibrazioni che danneggerebbero gli edifici per un raggio di 500 metri, quantità enormi di smarino e polveri, costi fuori controllo e aggravio delle tasse”.

Bruno Andolfatto

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