Tav in Valsangone? Una linea sulla mappa
Così dall’incontro é arrivata anche la conferma dello “scontro” con il ministero dell’Ambiente. Fontana ha riferito che il ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha scritto al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta ed ha letto una nota inviata dal ministero, “che traduce in termini tecnici le preoccupazioni espresse politicamente nella lettera del ministro”. La nota parla di “comprensibile inquietudine tra le popolazioni locali” per l’avvio di una procedura, la conferenza dei servizi, che in assenza di un progetto definitivo rappresenterebbe “una forzatura della normativa” ed una violazione ’degli accordi presi a Palazzo Chigi. Piuttosto nebulose le spiegazioni tecniche sul passaggio in Val Sangone. Il punto di partenza per avviare il confronto sull’opzione “destra Dora” (che attraverserebbe comunque la valle di Susa per una quarantina di chilometri) é “un corridoio”, “una fascia molto ampia, senza dettagli”. Lo ha presentato Paolo Comastri, il direttore generale di Ltf, la società italo-francese costituita per gli studi e i lavori preparatori della Torino-Lione, spiegando che ci vorranno almeno “tre mesi” per arrivare ad un’ipotesi sufficientemente dettagliata per poterla confrontare con quella “già definita per Valle di Susa”. E tutti i dettagli fino ad oggi emersi, ha avvertito Comastri, sono “solo illazioni”. Il nuovo progetto “Riva destra Dora più Valsangone verrà messo a punto sulla base di studi già realizzati per l’area, “senza sondaggì, quindi senza aprire cantieri. Se dovesse prevalere questa opzione, abbandonando quindi il lavoro preliminare già fatto in Val di Susa, per completare l’opera ci vorrebbero ’tre anni in più. Lo ha sottolineato l’assessore ai Trasporti della regione Piemonte, Daniele Borioli, indicando che tra le diverse opzioni, énecessario “valutare i meriti, scegliere la più conveniente, la più utile al territorio, la meno impattante, e la più sostenibile nel rapporto costi-benefici. E va fatto in un confronto che abbia “il territorio come coprotagonista”. Borioli giudica “poco realistica” l’opzione zero, quella di rinunciare del tutto all’opera, e ritiene “difficile da valutare” l’impatto di un potenziamento della linea ferroviaria attuale, che andrebbe quadruplicata e completamente rivista