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DALLA SVIZZERA UN TUNNEL GRATIS, MA IL GOVERNO LO IGNORA

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E’ una nota dell’Ansa, passata un po’ inosservata, a far notare che “a tenere l’Italia collegata con l’Europa” e a tentare di riequilibrare il trasporto merci tra ferro e gomma, ’non saranno il nuovo traforo in Val Susa, il Terzo Valico Genova-Tortona o il Brennero, ma potrebbe essere la Svizzera, che sta ultimando il traforo ferroviario del Gottardo, pronto entro il 2016’.

 La galleria di base del San Gottardo – con i suoi 57 km la più lunga del mondo e, con fino a 2.500 m di copertura rocciosa sovrastante, anche la più profonda. A Sud, nel Cantone Ticino, il progetto sarà integrato con la galleria di base del Monte Ceneri, a sua volta lunga 15,4 km. La nuova ferrovia del San Gottardo sarà quindi una linea di pianura ininterrotta attraverso le Alpi 


Lo sostiene Dario Balotta, presidente dell’Onlit, l’Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni nei trasporti, che definisce il nuovo tunnel transalpino come un ’regalo servito dalla Svizzera all’Italia su un piatto d’argento’, che pero’ viene ’ignorato dalle autorita’ nazionali’.

’Anziche’ potenziare la rete nazionale per poter accogliere i futuri treni provenienti dal nord Europa tramite il Gottardo – spiega Balotta – saremo costretti, come gia’ accade, a trasbordare sui Tir le merci, appena passato il confine svizzero’. ’Senza scali merci attrezzati – aggiunge – e con una flotta di locomotori e carri merci obsoleti, gestiti dalle costose ed inefficienti Fs Cargo, continuera’ l’invasione dei Tir’.
’La priorita’ nazionale, scordata da Monti – indica il presidente Onlit – e’ avere una rete funzionale ed un sistema competitivo di compagnie ferroviarie, capaci di rendersi alternative al trasporto su gomma’.
Il piano del governo, invece, porta ad una ’situazione di paradosso’, perche’ ’ai costi dei nuovi tunnel della Val Susa, del terzo valico (Genova-Tortona) e del Brennero (in tutto 20-25 miliardi) unisce i costi economici ed ambientali per le nuove strade necessarie per i Tir’.  
Secondo i dati dell’Onlit, infatti, per ogni chilometro di asfalto circolano in Italia 14 camion, contro i 6 di Francia e Germania. Un dato che posiziona la quota di trasporto merci su ferro italiana ’in coda al Vecchio Continente, con un misero 7%’.
’Per decidere un tunnel – conclude Balotta – gli svizzeri hanno fatto un referendum ed elaborato un meccanismo di finanziamento innovativo (il 65% da una tassa sui Tir, il 25% dall’accisa sulla benzina e il 10% dall’Iva) mentre noi per farne tre abbiamo utilizzato la premiata ditta dei noti suggeritori (costruttori e lobby varie) che puntano ancora, nonostante l’era Monti, sul collaudato sistema del debito pubblico’.

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