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LA TORINO-LIONE ENTRA NELLA… CAMERA

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Pubblichiamo di seguito il dibattito di giovedì 29 marzo alla Camera dei Deputati sulla TORINO-LIONE
(testo tratto dal resoconto stenografico della seduta www.camera.it)
 
 
Seguito della discussione delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804, Misiti ed altri n. 1-00944, Allasia ed altri n. 1-00961, Toto ed altri n. 1-00965, Delfino ed altri n. 1-00966 e Marmo ed altri n. 1-00977concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione (ore 12).


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804, Misiti ed altri n. 1-00944, Allasia ed altri n. 1-00961, Toto ed altri n. 1-00965, Delfino ed altri n. 1-00966 e Marmo ed altri n. 1-00977, concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione (vedi l’allegato A – Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 marzo 2012, è stata presentata la mozione Marmo ed altri n. 1-00977, che è già stata iscritta all’ordine del giorno.
Avverto inoltre che, in data odierna, è stata presentata la mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n. 1-00980, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente tutte le mozioni all’ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n.1-00980.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, nell’esprimere soddisfazione e, dunque, un parere favorevole per l’intesa raggiunta tra tutti i presentatori delle mozioni, nonché per l’attenzione che è stata prestata alle osservazioni svolte dal Governo in sede di discussione sulle linee generali, vorrei proporre una piccola riformulazione al secondo capoverso del dispositivo, nel senso di sostituire le parole: «partendo dal piano strategico della provincia di Torino» con le parole: «in accordo con la regione e gli enti territoriali».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione della mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n.1-00980, accettata dal Governo, purché riformulata.
(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo nuovamente a discutere dello strategico collegamento di alta velocità fra Torino e Lione, il quale permetterà una piena integrazione della rete ferroviaria italiana con la rete europea di merci e di persone.
Innanzitutto, apprezzo lo sforzo anche da parte del rappresentante del Governo e, quindi, ritengo che il testo finale sia concordato e ampiamente condivisibile. Voglio cogliere l’occasione, per l’ennesima volta – anche dopo un inverno connotato, nella provincia di Torino, da un intensificarsi di manifestazioni che hanno bloccato l’economia della valle e che hanno reso difficile il turismo nell’alta Valle di Susa in un momento già difficile per gli operatori economici dell’intera provincia – per ricordare come l’importanza di questo progetto non risieda soltanto nell’avere aderito a naturali e numerosi accordi europei, né soltanto nel fatto che i Governi che si sono succeduti in questi anni abbiano all’unisono ritenuto strategica questa opera, ma voglio ricordare il fatto che, oggi, strategicamente, investire – dico pure, in ritardo – per trasferire quantità ingenti di merci e di persone dal trasporto su gomma e su strada, alla ferrovia, è un grande progetto di sostenibilità ambientale.
Questo è il tema che, a mio avviso, dobbiamo con forza e con chiarezza ricordare anche a quanti – e non sono tanti – si oppongono alla realizzazione di quest’opera. Oggi decidere, come ha fatto l’Austria e come hanno fatto Paesi con caratteristiche geografiche anche più difficili delle nostre, di spostare strategicamente quantità importanti di merci e di persone dalla strada alla ferrovia, è una sfida che raccoglie ed è coerente con i grandi impegni europei e con un impegno di sostenibilità.
Per questi motivi, ritengo che questo ennesimo gesto importante del Parlamento dia forza alle amministrazioni locali, alla regione Piemonte, alla provincia di Torino, alle amministrazioni locali e al comune di Torino, i quali con decisione puntano su quest’opera per evitare che il Piemonte venga tagliato fuori dai grandi assi di trasporto merci e persone dell’Europa.
Per questi motivi, con convinzione, voteremo questo provvedimento e ritengo che, anche oggi, stiamo compiendo un ulteriore piccolo passo in avanti per realizzare questa opera strategica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anche Grande Sud ha aderito alla proposta di unificare le mozioni che mi sembra andassero tutte nella stessa direzione.
Ritengo che il lavoro svolto in quest’Aula, ma anche il lavoro svolto dal Governo e dai Governi – sia da quelli precedenti, che da quello attuale – per realizzare questo importante collegamento tra l’Italia e la Francia quale snodo fondamentale del corridoio 5 che va da Lisbona a Kiev, sia un fatto estremamente positivo nonché un’azione efficace per fare sì che l’Italia possa non essere emarginata nell’ambito delle grandi reti infrastrutturali europee.
Ciò significa, inoltre, un intreccio anche con altri corridoi e, in particolare, con quello che va da Berlino a Palermo. Noi riteniamo che realizzare quest’opera significhi avere un beneficio non solo nella valle del Po, ma in tutto il territorio nazionale.
È per questi motivi che noi, come Grande Sud, ci siamo impegnati, ci impegneremo e vigileremo perché quest’opera sia realizzata; appoggiamo il Governo che si è espresso, chiaramente, in questa direzione e vogliamo, certamente, che essa non venga impedita da minoranze violente e soprattutto da coloro i quali non la vogliono, andando incontro, necessariamente, ad una sconfitta. Infatti, tutte le forze sane, tutte le forze politiche, tutte le istituzioni vanno in questa direzione e questo è un esempio di azione comune delle istituzioni dirette dal centrodestra, dal centrosinistra e dal centro e ciò, credo, sia un esempio per tutto resto del Paese.
È ovvio che, se il Governo non avesse seguito la via, comunque molto dispendiosa in termini di tempi, della consultazione, attraverso l’osservatorio, non saremmo riusciti ad arrivare a questo punto, ad avviare i lavori. Ritengo sia stato giusto avere un rapporto continuo con le popolazioni, con i sindaci, con la provincia di Torino e con la regione Piemonte. Credo che tutto questo abbia portato, alla fine, ad un consenso di oltre l’80, il 90 per cento della popolazione, anche di quei territori, e per questo, quindi, è giusto che il Governo abbia già stanziato dei fondi per i primi interventi e soprattutto per avviare il nodo di Torino che è fondamentale per poter realizzare, successivamente, il resto dell’opera. Credo sia giusto fare i complimenti anche all’architetto Virano e a coloro i quali, in questo momento, si stanno ancora confrontando con le popolazioni e con gli enti locali, perché hanno fatto uno sforzo progettuale che porta all’utilizzo massimo dell’attuale ferrovia e riduce, al minimo, gli interventi che possono sconvolgere e modificare il territorio e avere un impatto pesante sull’ambiente. Pertanto, Grande Sud vota con convinzione la mozione unitaria che è stata preparata grazie, anche, all’intervento del Governo; ringrazio particolarmente il sottosegretario Improta che si è premurato di lavorare in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, come già abbiamo avuto modo di declinare nel corso della discussione sulle linee generali, due sono i principi generali su cui poi si va ad incardinare una discussione e questi sono senza dubbio i seguenti: innanzitutto che di treno ad alta velocità di trasporto combinato tra l’Italia e la Francia si parla già da molto tempo e, quindi, che molti e notevoli sono stati i momenti istituzionali, anche di confronto, che hanno portato, comunque, a questo provvedimento.
Per quanto riguarda il primo punto ricordo che il Consiglio europeo, già a Essen, nel 1994, nel documento finale, parlò di treno ad alta velocità/ trasporto combinato Francia-Italia, poi nel 2005 la Commissione europea ha compilato un ulteriore elenco di quelli che sono i trenta progetti prioritari e tra gli assi figura, al punto 6, l’asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca-Capodistria-Lubiana-Budapest-confine ucraino. Nel 2004, poi, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno deciso, con riguardo alla politica europea TEN-T, e cioè alla politica Trans-european network-transport, la presentazione di un nuovo elenco dei trenta progetti ferroviari tra i quali si includevano i quattordici assi o progetti prioritari già precedentemente individuati, tra i quali l’asse ferroviario Lione-frontiera ucraina, TEN-T n. 6, all’interno del cui progetto sono collocate le tappe Lione-Torino e Torino-Trieste. Ebbene, il progetto TEN-T n. 6 è una declinazione dell’arteria a rete multimodale rappresentata dal corridoio europeo n. 5, che collegherà Lisbona a Kiev, rispetto al quale il ruolo dell’Italia è strategico. Senza dubbio, l’allargamento a oriente dell’Unione europea rende fondamentale per l’Italia svolgere quel ruolo, scongiurando l’alternativa, restando ai margini del corridoio n. 5, di collocarsi ai bordi dell’Europea stessa.
Con il corridoio n. 5, in effetti, l’area mediterranea dell’Europa acquisisce una centralità rilevante nei processi di sviluppo, ponendosi, oltretutto, anche come alternativa delle direttrici nordiche, quale quella Rotterdam-Kiev lungo l’asse est-ovest. È senza dubbio ultroneo, rispetto a questo contesto, perché ne è stato parlato in altri prosceni, citare quelli i benefici dell’opera, ma vale la pena, comunque, ricordarli in maniera assolutamente sintetica: un drastico abbattimento dei tempi di percorrenza complessivi; l’implementazione della modalità del trasporto ferroviario, che permetterà di abbattere i volumi di traffico stradale per il trasporto delle merci ed il conseguente abbassamento dei volumi di traffico, con gli ulteriori benefici ambientali, sia in termini di inquinamento atmosferico che acustico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,10)

DANIELE TOTO. Inoltre, ricordo che il progetto non vulnera l’ambiente nel quale è collegato, poiché la realizzazione si sviluppa quasi interamente in galleria. Inoltre, tra i benefici va sicuramente ricordata la sicurezza e, ultimo ma non ultimo, la competitività delle imprese, tema in stretta connessione con i profili economici rivenienti dalla realizzazione delle tratte della dorsale padana per il miglioramento sensibile dei fattori, in termini di tempo e di costi, che incidono sul trasporto delle merci.
Per quanto riguarda il secondo punto che ho citato all’inizio, cioè i momenti di ratifica istituzionale, ricordo che il 29 gennaio 2001, sulla base della proposta della commissione intergovernativa italo-francese, è stato firmato a Torino un accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese per la realizzazione di una linea ferroviaria Torino-Lione, accordo ratificato poi dai due Parlamenti. La Commissione europea, inoltre, con decisione del 5 dicembre 2008, ha inoltre approvato la concessione di un contributo finanziario, rendendo ancora più strategica l’opera.
Per quanto riguarda il coinvolgimento, che è stato comunque molto forte ed importante, è avvenuto su due piani differenti: in primo luogo, il coinvolgimento degli enti locali. Ricordo, infatti, che tra Governo e regione Piemonte è stata sottoscritta, nell’aprile 2003, un’intesa che stabilisce che tale opera rientra tra le infrastrutture di preminente interesse nazionale che interessano il territorio regionale e che rivestono carattere strategico per la medesima regione Piemonte, approvata con deliberazione della giunta regionale in data 7 giugno 2011.
Non dimentichiamoci, infine, il coinvolgimento del territorio attraverso l’istituzione dell’Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, momento di confronto e di analisi, momento, davvero, di grande sintesi e di confronto che ha portato, per esempio, a titolo meramente accademico ed esemplificativo, a spostare il tracciato iniziale, che era previsto alla sinistra della Dora. Quindi, nessuno può dire che non vi sia stato un coinvolgimento di quelli che sono gli enti territoriali e locali rispetto ad una visione che è una grande visione strategica.
Il CIPE, infine, nella seduta del 3 agosto 2011, ha approvato il progetto preliminare del nuovo collegamento ferroviario e, a settembre 2011, a Parigi, si è prevista la ripartizione della spesa, che prevede per l’Italia circa il 58 per cento dei costi. Dunque, si tratta di un progetto che ha una visione strategica fondamentale, che affonda le radici nel suo passato, nella visione strategica che vede nell’Unione europea la motrice di trasmissione di un’opera che si inserisce all’interno di un corridoio fondamentale che è quello est-ovest di una direttrice dell’Unione europea.
Si tratta di un’opera che ha visto il coinvolgimento degli enti territoriali e che ha visto, infine, momenti di ratifica internazionale importanti, che hanno senza dubbio garantito tutti nell’ambito di quello che è, appunto, un grandissimo progetto di visione strategica per il trasporto europeo. Per questo motivo, ringraziando il sottosegretario, che è stato impulso di una visione strategica, che ha anche portato alla stesura di una mozione unitaria, anche noi di Futuro e Libertà preannunziamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l’Unione europea, con i suoi piani di trasporto, da tempo chiede lo spostamento delle merci dalla strada alla ferrovia e noi, all’interno dell’Unione europea, siamo forse il Paese che per troppo tempo ha continuato a spingere e ad incentivare la motorizzazione privata a danno, invece, di un’idea diversa di modalità di trasporto, in particolare quello ferroviario.
Per questo, siamo tra i Paesi che ha uno dei più alti tassi di modalità gomma nel trasporto delle merci. Anche nel piano «trasporti al 2050» l’Unione europea raccomanda che, per le distanze superiori ai 300 chilometri, almeno il 30 per cento dell’attuale trasporto su gomma venga trasferito alla ferrovia.
Dunque, non possiamo che essere favorevoli a questa modalità che non solo risparmia energia, ma soprattutto risparmia l’ambiente. Per questo motivo, d’altronde, vogliamo anche rimanere nell’ambito delle indicazioni che l’Unione europea ha tracciato per una rete di trasporti, ed in particolare una rete di trasporti ferroviari, che permetta di raggiungere quegli obiettivi. In questo senso, non vogliamo e non immaginiamo che il nostro Paese possa essere tagliato fuori dalle grandi reti europee di trasporto, anche ferroviario. C’è però un problema che registriamo e che non è un qualcosa di teorico, ma reale. Evidentemente qualcosa ha funzionato male.
Quell’attività che l’Unione europea stessa raccomanda quando si deve intervenire con le grandi opere – che è l’attività di consultazione dei cosiddetti stakeholder, cioè delle terze parti interessate che ovviamente si identificano con il territorio – e che deve essere svolta quando un’opera richiede interventi assai significativi ed importanti dal punto di vista costruttivo, evidentemente da noi ha funzionato male.
Allora ci chiediamo anche se possiamo immaginare, fermo restando che combattiamo e stigmatizziamo qualunque tipo di violenza venga commessa (perché siamo assolutamente contro l’idea che si possano commettere violenze), che un cantiere, che duri dieci anni, possa essere un cantiere blindato, un cantiere militarizzato per permettere di eseguire i lavori. A nostro avviso è qualche cosa che non può stare in piedi e non può esistere.
Per questo avevamo sollecitato e volevamo sollecitare l’idea di una breve moratoria che permettesse, in accordo con l’Unione europea, di verificare anche alcuni aspetti tecnici relativi a quell’opera, ma soprattutto di rendere effettivo quel piano di consultazione che non può mancare nella realizzazione di un’opera come questa.
È evidente che, fatta questa breve moratoria con verifica degli aspetti tecnici e con una ridefinizione del piano di consultazione che è necessario realizzare, poi non ci sono alibi, non ci sono altre scusanti perché anche un’opera come questa vada evidentemente avanti. Poiché mi pare che però non vi sia l’intenzione da parte del Governo di prevedere questa moratoria, preannunzio da parte nostra l’astensione in sede di votazione su tutte le mozioni che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, nel richiamare la motivazione e l’invito con il quale vogliamo impegnare il Governo, vorrei richiamare due punti che pongo come premessa per poi giungere alla conclusione. Segnalo al Governo, che ne é perfettamente consapevole – e comunque ritengo che ogni occasione non vada persa per risottolineare ed evidenziare questo argomento – che l’opera di cui stiamo trattando, di cui la Torino-Lione è un piccolo segmento, è non solo utile ovviamente per il Piemonte ma porta – ed è qui il concetto – un valore aggiunto all’Italia.
Infatti, si tratta di un piccolo tratto di un grande corridoio, il Corridoio n. 5, che dà vita e costituisce la realizzazione dello sviluppo di trasporto in Europa che va da Lisbona a Kiev. Ciò detto, con questo tratto, dobbiamo evidenziare che, se qualcosa non va, se qualcosa non andrà – e ci auguriamo che ciò non avvenga ovviamente e siamo qui a caldeggiare la prosecuzione, possibilmente in modo sereno di questa opera -, se tutto questo andrà avanti avremo costituito questo passaggio dall’ovest dell’Europa a Kiev, passando per il nord dell’Italia.
E all’Italia penso in questo momento e all’Italia invito i colleghi a fare riferimento. Se siamo qui ad occuparci della ripresa economica italiana, lo dobbiamo fare anche difendendo non solo l’opera, ma anche la serenità con la quale l’opera deve andare avanti.
Il corridoio 5 è solo un tratto, ma con la sua realizzazione scongiuriamo la marginalizzazione dell’Italia che, nel caso contrario e cioè se questo corridoio 5 non verrà rapidamente portato avanti, porterebbe l’area mediterranea dell’Europa (cioè l’Italia) ad essere emarginata. Con quest’opera l’Italia acquisisce una centralità rilevantissima nei processi di sviluppo europeo, ponendosi come alternativa alla linea nordica che passa via Rotterdam.
Ciò premesso, colleghi, non posso non ricordare, non sostenere la mozione che chiede che vengano poste in essere tutte le iniziative che, anche alla luce delle violente proteste delle scorse settimane in Val di Susa, garantiscano la fattibilità dell’opera di interesse nazionale e transnazionale. Chiede, inoltre, ed è questo un punto che segnalo all’attenzione del Governo (se il Governo ci dà retta), che venga garantita la tutela delle imprese, dei lavoratori, degli imprenditori e delle maestranze impegnate in questi cantieri, perché forse non tutti sanno che recentissimamente in Val di Susa è avvenuto un fatto gravissimo. Forse non ha avuto grande attenzione, ma si tratta di un fatto grave: un ragazzino di otto anni è stato cacciato da scuola e appellato come «mafioso» perché suo padre era uno degli imprenditori impegnati nella costruzione della Torino-Lione.
Succede questo perché si è lasciato crescere in questi anni un brodo di cultura, di violenza, di negatività e di aggressività che non riguarda più solo maestranze, imprenditori e cittadini che vogliono semplicemente andare in Val di Susa il fine settimana; si è arrivati ad aggredire un ragazzino nelle scuole e ciò lo si deve ad un totale disinteresse dell’ambiente di sicurezza che ci dev’essere per chi compie un’opera dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Se avete bisogno di un semplice riscontro, rileggete i giornali di questi giorni: si è passati dalla vittima figlio dell’imprenditore alla vittima giudice Caselli che, come tutti sappiamo, si è visto descritto morto sui muri di Torino con una violenza e un’aggressività intollerabile per chiunque. L’altro giorno a Milano gli è stato impedito di parlare semplicemente perché un giudice, su richiesta del pubblico ministero, ha messo e tiene in galera chi ha compiuto specifici atti gravi e non certo perché ha espresso delle opinioni, ma perché hanno fatto e realizzato atti gravi e violenti.
Quindi, concludendo, signor rappresentante del Governo, signor Presidente, così non si può andare avanti. Quest’opera non può essere portata avanti con questo clima che è stato lasciato crescere tra Torino e la Val di Susa dove i semplici cittadini che vogliono andare a farsi il weekend debbono cambiare strada perché l’autostrada viene occupata, perché i ristoranti debbono chiudere e perché c’è una situazione di invivibilità.Pag. 54
Chiedo, quindi, l’accoglimento della mozione e prego il Governo di fare veramente tutto quello che è nelle sue possibilità (il Governo sa che ne ha tante) per riportare ordine e serenità in Piemonte e in Val di Susa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questa mozione approfondisce un argomento di grande valenza per lo sviluppo del nostro Paese, un’infrastruttura fondamentale per unire l’Italia all’Europa. Essa, purtroppo, è diventata il cavallo di battaglia di movimenti largamente estremisti, che si propongono, con qualsiasi mezzo, di bloccare la sua realizzazione, senza alcuna valutazione del danno enorme che ne deriverebbe per la crescita e per lo sviluppo del nostro sistema produttivo.
Sono passati più di vent’anni da quando si è cominciato a parlare e a discutere dell’utilità di quest’opera, e oggi, dopo anni di dialogo, studi di fattibilità, incontri, riunioni, comitati, nei quali il processo decisionale ha costantemente migliorato l’impostazione progettuale dell’opera, siamo al raggiungimento dello startupdell’iter realizzativo.
Nel tempo, tutti i Governi, di ogni colore e formazione, hanno sostenuto la necessità di quest’opera. Anche l’attuale Governo Monti ha espresso il fermo convincimento che l’opera vada fatta e completata nei tempi previsti, perché, come si legge nella nota che accompagna il dossier preparato in materia dal Governo, sicuramente, al di là della protezione delle comunità locali e di tutti coloro che si oppongono alla realizzazione dell’opera, ciò che deve guardarsi è il futuro e la crescita della nazione. Infatti, la tratta costituisce un investimento strategico per il futuro del nostro Paese in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze e di prospettive di sviluppo. L’idea di sviluppo infrastrutturale non riguarda solo gli assi strategici principali, ma anche il sistema di interconnessione con le reti a livello regionale e, soprattutto, con gli interporti e le piattaforme logistiche, che sono in grado di generare valore aggiunto dai traffici, e non si limitano a gestire i flussi in transito.
Signor Presidente, si tratta di una posizione che conferma la necessità di andare avanti, mantenendo forte l’indirizzo politico-strategico e l’esigenza di definire untimetable realizzativo con l’allocazione delle risorse già impegnate, nonché con l’avvio della realizzazione delle tratte e delle opere connesse.Pag. 56
È necessario che il Paese superi ogni strumentalizzazione e proceda con determinazione all’assunzione di tutte le decisioni utili alla sua attuazione. Siamo consapevoli delle fortissime contrapposizioni, largamente minoritarie, a quest’opera. Siamo consapevoli delle spinte eversive, che sono estranee al contesto territoriale e perseguono altre finalità.
Dobbiamo mantenere ferma la barra su quest’opera, segnale forte di una rinnovata credibilità dell’Italia, che vogliamo riaffermare a livello internazionale. Il Corridoio 5, che collegherà Lisbona a Kiev, interessa il territorio del Piemonte, della provincia di Torino, ma investe le altre regioni del nord e interessa tutto il Paese. Abbiamo sempre sostenuto con molta convinzione l’attività dell’Osservatorio, diretto, con grande maestria, dall’architetto Virano, proprio per favorire i dialoghi necessari tra tutti i soggetti in campo e, soprattutto, per abbreviare i tempi di questa discussione e per individuare soluzioni condivise.
Siamo disponibili a favorire un ruolo più ampio dell’Osservatorio, che coinvolga tutti gli altri territori interessati. Un’opera così strategica necessita di consensi sempre maggiori e siamo convinti che nei dieci anni trascorsi si siano fatti moltissimi passi in questa direzione. Sono anni spesi non invano, anche grazie – questo lo vogliamo riconoscere pienamente in questa sede – al Governo e al Presidente della Repubblica Napolitano, che hanno consentito, nelle ultime settimane, una forte accelerazione, per la loro disponibilità e capacità di comunicare all’esterno le ottime ragioni per il Paese della realizzazione di questa linea nei tempi che sono stati previsti.
Il collega onorevole Occhiuto, in sede di discussione sulle linee generali, ha già ricordato il percorso degli accordi tra l’Italia e la Francia e il valore fondamentale di questa infrastruttura, che rientra tra i dieci progetti strategici dell’Unione europea, che rappresenta per noi l’obiettivo di una crescita inclusiva – che pone l’Italia ancora più all’interno dell’Europa – sostenibile, portata avanti dall’Unione europea e che riteniamo fondamentale per la coesione tra gli Stati membri e per la più forte integrazione tra i cittadini europei.
A chi si dichiara contrario alla realizzazione dell’opera, noi non rispondiamo demagogicamente, ma, semplicemente, indichiamo i dati che supportano e motivano nel merito l’importanza dell’opera per lo sviluppo del Paese.
Innanzitutto, risponde alle domande di tre tipi di trasporto ferroviario: il trasporto viaggiatori ad alta velocità, connesso alle reti francesi ed italiane, il trasporto tradizionale di merci e l’autostrada ferroviaria per il trasporto di camion completi o di rimorchi su vagoni speciali. Tutto questo con una rilevante diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
In secondo luogo, quest’opera aumenta la produttività economica del Paese per una base calcolata di 150 miliardi di euro e riduce fortemente il gap, la distanza, in termini di logistica, tra il nostro Paese e gli altri Paesi europei, tra la nostra economia e le economie sviluppate. Oggi l’Italia risulta pesantemente sfavorita rispetto ai suoi partner europei e mondiali, proprio perché nel nostro Paese la logistica pesa sul valore della produzione industriale per il 22 per cento, mentre nel resto d’Europa questo valore è del 14 e del 16 per cento. Ciò significa che il nostro tessuto produttivo paga molto di più perché negli anni questa distanza in termini di logistica non si è accorciata, ma si è ampliata.
In terzo, ma non ultimo, luogo, l’opera è stata concertata con il territorio attraverso una lunghissima, anche se difficilissima e travagliata, campagna di informazione, di sensibilizzazione, di ascolto e di coinvolgimento di tutti gli attori interessati, sia di quelli istituzionali, sia di quelli locali che, nella gran parte dei casi, hanno dimostrato di volere considerare l’opera come uno straordinario investimento strategico per il futuro dell’area in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze, di prospettiva dello sviluppo.
Dico questo perché le proteste, scomposte, estreme che alcuni movimenti, soprattutto di matrice violenta, stanno muovendo al Governo e alle forze politiche, sociali e produttive – che invece considerano quest’opera come strategica – sono lontanissime dagli interessi più generali del Paese. Chi ha cuore lo sviluppo, la crescita, l’occupazione non può chiedere al Governo di arrestare la realizzazione di un’opera così importante per fare aumentare la competitività e, quindi, la crescita del nostro Paese. Come si fa a chiedere all’Europa diPag. 58determinare condizioni per la crescita economica e poi mostrare un Paese che rischia di essere paralizzato da poche frange di facinorosi, di violenti, che ostacolano non solo quest’opera infrastrutturale, ma anche la possibilità del nostro Paese di dimostrare che è capace di favorire processi virtuosi di crescita economica?
Vogliamo ancora, signor Presidente, proprio in questa occasione, esprimere la gratitudine del Paese alle forze dell’ordine per il valoroso lavoro che svolgono ogni giorno, con grande dedizione e sacrificio nel presidiare i luoghi interessati e nel garantire l’ordine ai cantieri stessi. Il nostro auspicio è che tutto il Parlamento, con questa mozione unitaria, dimostri che il nostro Paese ha un’altra visione rispetto a questi problemi, una visione che vuole dare al Governo tutto il sostegno necessario per portare avanti l’opera. Il Governo, quindi, dia seguito alle mozioni che abbiamo già approvato nell’ottobre 2010. Prendiamo atto che il CIPE, anche per le opere interconnesse, ha operato nei giorni scorsi un primo stanziamento.
Condividiamo lo sforzo che il Governo sta facendo in questa direzione per finanziare le opere.
Credo, signor sottosegretario, in conclusione, che quanto oggi noi riapproviamo solennemente in quest’Aula testimonia che c’è un’unità sostanziale del Paese per la realizzazione di quest’opera. Credo, infatti, che la parte buona del Paese meriti quest’opera, richieda quest’opera per poter crescere e per potersi sviluppare(Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il gruppo della Lega Nord esprime piena soddisfazione sull’approvazione e sul buon esito dell’iter di queste mozioni, che unitariamente si sono trovate a presentarsi tutte assieme.
Come già successo in altre occasioni, si sono sviluppate discussione per anni e oggi siamo arrivati al dunque, a tirare le somme. Fortunatamente, la stragrande maggioranza dell’Assemblea parlamentare qui presente è totalmente favorevole alla TAV.
La Lega Nord ha avuto sempre posizioni molto chiare, distinte, nette sulle infrastrutture e sulla TAV, con dei chiarimenti storici, così come sono stati resi nelle sedute precedenti dall’onorevole Cavallotto, in sede di discussione sulle linee generali, che ha citato giustamente i passaggi storici dal 2006 al 2008 con il Governo Prodi, un Governo di centrosinistra, di quelli che oggi si chiamano PD. L’allora Ministro Di Pietro aveva bloccato i cantieri in questo Paese, l’Italia, per oltre due anni, fermando il progresso tecnologico ed industriale.
Noi dobbiamo anche ricordare i cinque anni del Governo Bresso, governo regionale in Piemonte, un governo targato PD, targato sinistra, un Governo che per cinque anni ha chiuso le porte al dialogo territoriale, ha chiuso le porte a quello che oggi fortunatamente il governo Cota ha riacceso e riaperto con piena soddisfazione degli enti locali, degli amministratori e anche dei no TAV. Questo dobbiamo riconoscerlo.
Dobbiamo anche essere coscienti che una grande fetta di amministratori locali, che oggi sono additati con la denominazione no TAV, sono stati eletti. Ne cito uno per tutti, il presidente della comunità montana Val di Susa, Plano. È stato eletto grazie ai voti del PD, in un’elezione assolutamente legittima e democratica e, purtroppo, ahimè – e lo dico come personaggio ed esponente politico piemontese del cosiddetto centrodestra – con la compiacenza e con la convivenza del PdL. Se non ci fosse stata questa convivenza, oggi Plano sicuramente non potrebbe salire in cattedra a vantarsi o a dichiararsi legittimato da un incarico, che oramai conosciamo tutti. E sappiamo tutti cosa stanno facendo le comunità montane, soprattutto quella della Val di Susa.
Le discussioni no TAV hanno una serie di pregiudiziali indiscutibilmente piacevoli per l’orecchio e la popolazione, però dobbiamo anche essere coscienti, coscienti che non bisogna essere qualunquisti: bisogna essere chiari nelle discussioni. I no TAV sono i qualunquisti che vantano di andare a parlare di infiltrazioni mafiose negli appalti. Sono quegli appalti che oggi, come abbiamo visto da un poco di tempo, sono esclusivamente vinti dagli amici degli amici, dalle cosiddette coop rosse. Noi assolutamente rivendichiamo che vi sia una legittima azione in questi appalti, ma dobbiamo essere chiari. Andare a fare qualunquismo in provincia di Torino, oggi, in questa settimana, quando si è commissariato per infiltrazioni mafiose e ‘ndranghetiste il comune di Leinì, è molto semplice.
E dobbiamo essere chiari, come in tanti altri comuni della provincia di Torino. Purtroppo, ahimè, come esponente piemontese, lamento la mancanza della legittimità democratica e legale del procedimento amministrativo comunale in tutti i comuni della provincia di Torino che stranamente – non voglio essere il solito che addita le persone per quel che non sono – però hanno una sola, chiara, netta distinzione a parte il comune di Leinì, di colore politico.
Noi dobbiamo essere molto chiari sulla legittimità e la legalità. Noi esprimiamo, come gruppo della Lega Nord, solidarietà a Caselli, anche se il procuratore Caselli non è mai stato gentile con la Lega Nord e soprattutto con la Lega Nord piemontese. Cito un esempio per tutti, giusto per far apprendere qual è, e qual è stato il clima fino all’altro giorno tra la procura torinese e la Lega Nord: un affermato esponente politico della Lega Nord torinese, mi onoro della sua amicizia, l’onorevole Elena Maccanti, che attualmente è assessore regionale nella giunta Cota, una giunta presieduta da un «governatore» leghista, è stata querelata per diffamazione a mezzo stampa dal procuratore Caselli, con un successivo processo a Monza, con un rinvio a giudizio e poi un successivo processo in appello. Con quale conclusione? L’onorevole Maccanti è stata prosciolta con formula piena e ne siamo stati ben grati, però noi andiamo oltre, abbiamo una cultura, noi padani, che guarda oltre, quando si getta un sasso nello stagno non guardiamo al sasso che cade, guardiamo oltre, guardiamo l’altra sponda, e così stiamo facendo da sempre con la procura torinese, però bisogna essere chiari. Oggi come oggi, con i no TAV e non solo i no TAV, perché anche i sindaci eletti dal PD e il presidente della comunità montana eletto dal PD, oggi attaccano Caselli. Oggi stanno cercando di scardinare quel sistema democratico che sta cercando di far funzionare questo Paese.
Noi abbiamo l’assoluta certezza che il procuratore Caselli sta svolgendo un lavoro cosciente, per quello che può fare, per quello che i mezzi legislativi gli concedono, per evitare proprio quello che sta succedendo ed è successo in provincia di Torino, che ulteriori infiltrazioni mafiose subentrino, entrino nel sistema TAV. Proprio per togliere ogni dubbio sull’infrastruttura TAV è corretto dare l’appoggio alla magistratura, facendo in modo che ci sia una massima trasparenza. Noi abbiamo visto in questi mesi, in questi anni, i comitati no TAV crescere, ma dobbiamo anche essere coscienti di chi sono i no TAV in Val di Susa, personaggi, sicuramente gente comune, del posto e riconoscere anche il fatto che le ultime elezioni, almeno le ultime tre elezioni, europee, politiche ed amministrative, hanno riconosciuto elettoralmente che la popolazione valsusina è favorevole alla TAV, votando partiti come il PdL e movimenti come la Lega Nord sul territorio valsusino. Questo deve esser chiaro, perché non si vincono le elezioni per strada  ma si vincono nelle urne, nelle preposte sedi, che sono il sistema democratico con le urne elettorali. Oltre alla gente comune del posto, che non voglio discriminare dicendo che sono un sistema minoritario, una minoranza della Val di Susa, ci sono professionisti del «no», quelli che vanno di pari passo quando c’è da manifestare a Vicenza per il Dal Molin, quando vanno a Messina contro il Ponte dello Stretto di Messina e quando vanno a manifestare contro le tangenziali o varianti che ci possono essere e che vanno a beneficio di tutti, di tutti i cittadini, anche di loro stessi, perché poi utilizzano quelle infrastrutture che vanno a dichiarare illegittime.
Inoltre c’è, purtroppo, ahimè, quella fronda legittimata dal sindaco Fassino che sono gli anarchici che vivono e convivono nei centri sociali torinesi, che la Lega Nord più di una volta ha chiesto di sgomberare. Si tratta di centri sociali, occupati abusivamente, non con un regolare contratto di affitto, in cui il comune oltre a farsi espropriare illegittimamente dei beni propri, ci mette dei soldi, pagando le bollette e le ristrutturazioni.
Noi chiediamo che queste persone siano allontanate, allontanate dalla civiltà(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché non ha più senso che personaggi del genere, personaggi insulsi con poca voglia di fare qualcosa, continuino a insediare i nostri legittimi sistemi democratici. C’è poi da fare alcune considerazioni ambientali. La Lega Nord è stata attenta in questi ventidue anni di discussione. Nelle sedi preposte è riuscita, quando c’era la necessità, a far modificare il tracciato, per evitare impatti ulteriori alle infrastrutture in Val di Susa, tutelando l’ambiente e i cittadini. Perciò noi continuiamo a mantenere alta l’attenzione in Val di Susa…

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO ALLASIA. Concludo, continuiamo a fare molta attenzione a quello che sta avvenendo e che avverrà. Avremo ulteriormente la necessità di fare passaggi nelle Aule parlamentari per legittimare ulteriormente queste infrastrutture e per fare in modo che il Governo si impegni a fare quello che non si è fatto fino ad oggi – sfortunatamente – con una platea elettorale democratica, parlamentare e legittimata dai voti elettorali sul territorio, che comprovano l’assoluta buona fede di questa infrastruttura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, credo che il risultato ci apprestiamo a raggiungere quest’oggi sia un risultato importante. La disponibilità manifestata dal Parlamento, da tutti i gruppi, di arrivare ad una sintesi unitaria e quindi alla votazione di un’unica mozione sul tema TAV testimonia quanto finalmente, dopo troppo tempo in cui questa vicenda è stata derubricata ad una vicenda locale, il treno ad alta velocità, il treno ad alta capacità e la linea Torino Lione abbiano assunto una dimensione finalmente nazionale. Credo che questo sia l’elemento più rilevante, più importante, così come lo è stata nelle settimane scorse, anche e soprattutto da parte del Governo, la presa di coscienza che era arrivato il momento di un impegno diretto sia del Presidente del Consiglio, sia della struttura del Ministero rappresentata qui dal sottosegretario per cominciare un’opera di informazione complessiva sulle ragioni, le ottime ragioni, che presiedono alla realizzazione del tratto italiano del Corridoio 5.
Credo che non sia questa la sede né il momento per una diatriba politica su chi è più a sostegno della Torino-Lione. Credo che i cittadini abbiano chiaro quali siano stati gli impegni assunti in questi anni, quali i Governi che hanno operato in maniera chiara per la realizzazione di questa opera, ma soprattutto credo che nel territorio piemontese sia chiaro che gli enti locali a tutti livelli hanno operato in una situazione spesso complicata ma senza mai cedere agli atteggiamenti, purtroppo spesso violenti, di un movimento che ha purtroppo cambiato faccia. Un movimento che ha avuto grandi meriti negli anni che hanno preceduto l’istituzione dell’Osservatorio presieduto dall’architetto Virano; un movimento che ha posto delle questioni che peraltro sono state in molti casi (direi, nella stragrande maggioranza dei casi) accolte in sede di predisposizione del progetto che è stato illustrato in queste settimane.
Vorrei segnalare – e vorrei dirlo ai colleghi dell’Italia dei Valori, al collega Borghesi – che non è più tempo di moratorie. Le moratorie non hanno più spazio in questa vicenda. L’Unione europea stata chiara, è stata netta. Il Commissario Kallas ha detto con chiarezza: per l’Unione europea questo corridoio è uno dei corridoi strategici.
Lo voglio dire perché oltre ad ottenere, l’Italia, un risultato molto importante, il riequilibrio del Trattato con la Francia rispetto alla distribuzione dei costi, l’Unione europea ha dato nei mesi scorsi un’importante disponibilità. L’importante disponibilità è quella di portare il finanziamento fino al 40 per cento. Questo è un valore, ed è un valore che oggi noi credo possiamo sostenere utilmente votando a stragrande maggioranza – mi pare di capire – questa mozione unitaria. Infatti nelle prossime settimane il Parlamento europeo sarà impegnato nella discussione sulle reti e sul finanziamento alle reti europee. È evidente che con questa mozione l’Italia predispone un biglietto da visita di grande unità e di grande forza.
Credo che questo aiuterà anche i parlamentari europei italiani impegnati in questa battaglia perché, a differenza di un movimento «no TAV» che ha caratteristiche ormai soltanto più ideologiche – la bandiera «no TAV» è utilizzata per altri scopi -, noi abbiamo l’obiettivo di battere la concorrenza di altri Paesi che sulle reti di trasporto ferroviario hanno costruito le loro politiche. E io credo sia giusto rivendicare – e lo faccio a nome del Partito Democratico – che noi siamo per l’ambiente, per il trasferimento del trasporto dalla gomma al ferro.
Chi si batte contro il treno in Val di Susa, ma non solo in Val di Susa, in realtà dice di essere ambientalista, ma lavora in maniera evidentissima perché non si cambi il sistema dei trasporti italiano e non si abbatta, quindi, neanche l’inquinamento. Voglio segnalare un’altra questione al collega Borghesi in riferimento al dialogo. Si è parlato molto di dialogo in queste settimane. Il dialogo c’è stato; c’è stato un grandissimo dialogo, ci sono state centinaia di riunioni che l’osservatorio ha fatto per approfondire i problemi tecnici, ambientali e relativi alla salute. A queste riunioni ha partecipato la stragrande maggioranza delle amministrazioni. Ce sono alcune, due in particolare, che sono le uniche due contrarie interessate dall’attraversamento della Torino-Lione, che hanno scelto di non essere presenti a quel tavolo.
La responsabilità della mancanza del dialogo sta dalla parte delle istituzioni? No, la responsabilità sta in quegli amministratori e in quei sindaci che hanno scelto la piazza, molto spesso violenta, invece che le sedi dove c’era il confronto e dove si stava costruendo il nuovo progetto per l’attraversamento dell’Italia con il Corridoio 5. Tutto è stato fatto, quindi, non è tempo, come dicevo, di moratorie e voglio segnalare e dare un dato di ieri: l’osservatorio, presieduto dall’architetto Virano, alla presenza del presidente della regione Cota, del presidente della provincia Saitta, del sindaco di Torino Fassino e di tutti gli amministratori interessati, ha finalmente presentato formalmente il progetto preliminare a tutte le amministrazioni locali.
Sapete qual è stata la risposta del presidente della comunità montana uscito da quella riunione? Che il problema non è tecnico, il problema è l’inopportunità dell’opera. Fino a due giorni prima tutti si lamentavano che mancavano gli elementi tecnici, che era necessario intervenire sul progetto, ma una volta presentato il progetto mancano le argomentazioni e si dice che non è più un problema tecnico, ma è un problema di opportunità. Come vedete, direi che tutto ciò che dovevamo fare e le istituzioni dovevano fare è stato fatto. Sono lieto naturalmente che oggi ci siano alcuni in questo Parlamento che rivendicano con forza la loro capacità di dialogo. Per me la capacità di dialogo è delle istituzioni locali, è stata del Governo, ed è stata di questo Parlamento.
Mi permetto di chiudere su una questione che, secondo me, è particolarmente rilevante: in quest’ultimo mese e mezzo abbiamo assistito costantemente ad un assalto nei confronti del procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli. Credo che questa sia l’occasione – lo è per il Partito Democratico – di esprimere piena e totale solidarietà al procuratore Caselli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per il suo lavoro, per l’attacco che riceve costantemente. Credo che questo Parlamento dovrebbe unanimemente testimoniare questa solidarietà. Così come credo vada fatto un ringraziamento particolare alle forze dell’ordine che, nei prossimi giorni, a cavallo della settimana di Pasqua, si troveranno di nuovo impegnate in Val di Susa a tutela di quella valle, di fronte ad un appuntamento, annunciato dai soliti noti di questo movimento, cioè centri sociali e anarchici, che hanno deciso di trascorrere la Pasqua e la Pasquetta in Val di Susa. Noi saremo lì come sempre a vigilare affinché pochi facinorosi evitino di fare un danno ad un territorio che non merita il trattamento che ha ricevuto e che merita di poter vedere sviluppare la propria economia anche attraverso le risorse che mettiamo a disposizione in questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, inizierò il mio intervento da quanto ha dichiarato lunedì scorso il sottosegretario Improta nel corso della discussione sulle linee generali delle mozioni sulla TAV.
Egli, infatti, concludendo il suo intervento ha auspicato a nome del Governo che il dispositivo del provvedimento avesse una formulazione priva di indicazioni economiche in quanto sarebbe più compatibile con i saldi di finanza pubblica e soprattutto con le disponibilità di cassa che attualmente ci condizionano in modo tanto stringente. Apprezziamo la chiarezza e ne prendiamo atto. Ciò nonostante vorrei fare alcune considerazioni di carattere geo-economico e finanziario, come dirò in seguito, anche sotto l’aspetto fiscale che certamente induce a ritenere in modo convincente, come più volte ho ribadito, che la TAV costituisce un investimento strategico per il futuro del nostro Paese in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze e di prospettive di sviluppo.
Nel corso della mia esperienza di sindaco per quasi venticinque anni nei comuni di Giaveno e Valgioia, inclusi nell’area TAV, e nella comunità montana Val Susa e Val Sangone – permettetemi un po’ di chiarezza nei confronti del collega Allasia – mai il PdL ha appoggiato il presidente Plano, mai lo appoggerà, e vorrei ricordare con estrema amicizia, sempre al collega Allasia, che il sottoscritto è stato eletto nel 2001 in un collegio uninominale, andando in giro nella Val di Susa, dicendo «sì» al TAV. Quindi non possiamo essere minimamente collegati vicino a chi, nella sua propria vita politica, ha detto «no» al TAV.
Come sindaco ho avuto modo di approfondire personalmente che, senza l’opera della TAV, il trasporto su gomma arriverebbe ad un punto di estrema difficoltà a livello nazionale aumentando del doppio rispetto a quello attuale.
Come ha ricordato il Presidente del Consiglio Monti, recentemente in visita a Torino, senza la TAV l’Italia rischia un distacco dall’Europa e questa opera è fondamentale per lo sviluppo commerciale ed industriale del nostro Paese. Gli esiti della seduta del CIPE del 23 marzo fanno riferimento ad una infrastruttura prevista nel programma delle infrastrutture strategiche. In considerazione di quanto su esposto e del fatto che l’avvio della pianificazione della TAV e della sua realizzazione dura ormai da troppi anni – al collega Borghesi anch’io voglio ricordare che inizia ben nel 1991, centottanta riunioni dell’osservatorio, discussioni in alcuni casi del «sesso degli angeli» per accontentare qualche amministratore locale – è giunto il momento finalmente di dare compimento concreto alla realizzazione di quest’opera, altrimenti bisogna prendersi la responsabilità di far fare all’Italia un salto indietro nel tempo, provocando il suo distacco dall’Europa, e non credo che nessuno possa volere questo.
Abbiamo formulato la mozione unitaria ma permettetemi di evidenziare tuttavia un aspetto certamente non di secondaria importanza che coinvolge direttamente le comunità locali toccate dalla realizzazione della TAV e che sottopongo all’attenzione del Governo e dell’Assemblea. Uso un termine improprio. È una battaglia politica quasi decennale, cari colleghi, volta alla richiesta di misure di defiscalizzazione per le attività di imprese turistiche in Val di Susa che hanno subito danni ingenti notevolissimi specialmente in questo ultimo periodo invernale. Si tratta di un giusto completamento alla politica risarcitoria per le popolazioni valligiane che hanno accettato il passaggio della TAV anche contro le strumentalizzazioni ideologiche di questi anni unite a tanta assurda e sconsiderata violenza.
Signor Presidente, proposte base di discussione. Occorre puntare su due aspetti: la costituzione della valle in zona franca che favorirebbe una rapida integrazione nell’area nel contesto europeo ed una serie di interventi di natura fiscale per valorizzare la vocazione turistica anche in funzione di riequilibrio e di integrazione rispetto alla TAV abbattendo il carico fiscale sia nei confronti delle famiglie sia nei confronti delle aziende della zona piemontese direttamente coinvolti dalla realizzazione dell’opera infrastrutturale.
Le compensazioni entrate nell’agenda politica del Governo e che sono state oggetto di un incontro di ieri – ha detto bene il collega Esposito – tra i sindaci, l’osservatorio Torino-Lione, Mario Virano, che ringraziamo, la regione Piemonte e la provincia ed il comune di Torino, senza perdere di vista il progetto complessivo di rilancio dell’area ed impedendo di disperdere i contributi in mille rivoli, consentiranno di sostenere le attività industriali, commerciali e turistiche, come detto, coinvolte dai lavori di realizzazione dell’importante opera, al fine di sostenere le comunità locali in questa fase di transizione.
Occorre guardare ai 135 milioni di euro, pari al 5 per cento del valore dell’opera, come prevista della legge obiettivo, che saranno stanziati attraverso il progressivo compimento dei lavori, a cui si affiancano i dieci milioni di euro assegnati dal CIPE venerdì scorso. Dobbiamo responsabilmente essere puntuali nelle fasi che ci attendono, rispettando gli accordi bilaterali intrapresi all’indomani dell’accordo Italia-Francia, che ha stabilito la cosiddetta fasizzazione dell’investimento fino al 2025. Successivamente sono intervenuti ulteriori passaggi, certamente importanti, quali l’approvazione da parte del CIPE del progetto preliminare della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Permettetemi: la nostra proposta è una riflessione ed è quella di impegnare l’Esecutivo a garantire misure di defiscalizzazione a favore della Val di Susa e dei comuni direttamente coinvolti dalla realizzazione della TAV Torino-Lione, nei confronti delle famiglie e delle imprese, istituendo una zona franca nell’area interessata. Un impegno rappresentato da un provvedimento legislativo ad hoc, che stabilisca interventi di natura fiscale per salvaguardarne e valorizzare la vocazione turistica e commerciale, con una funzione di riequilibrio in parallelo alla cantierizzazione dell’opera. Ad iniziare da Susa, che ospiterà a partire dal 2014 il cantiere più grande, esteso per 2 chilometri in linea d’aria, ad arrivare a Chiomonte. Un impegno, cari colleghi, ad intervenire anche in sede europea affinché si conceda una deroga da parte della Commissione in materia di regime di aiuti temporanei di importo limitato previsto dalla comunicazione della Commissione del 7 aprile 2009.
Ebbene, signor Presidente, io credo di dover in definitiva dire che quanto esposto possa costituire un equilibrio, un punto di incontro tra le richieste del Governo e le esigenze del territorio, a cui le istituzioni parlamentari non possono rimanere sorde.
La trasformazione della Val di Susa in zona franca contribuirebbe positivamente ad un veloce coordinamento all’interno dell’area europea, che si costruisce non soltanto con politiche rigorose e di bilancio, ma anche mostrando i vantaggi che possono giungere anche dell’integrazione. Permettetemi anche da parte nostra, come Popolo della Libertà, la solidarietà certamente al procuratore Giancarlo Caselli ed una solidarietà anche da parte nostra ed un ringraziamento alle forze dell’ordine: oltre duemila persone preposte lì, non impegnate contro la delinquenza comune sul territorio, ma obbligate a difendere una decisione presa dal Parlamento. Questa presenza grida vendetta a Dio. La polizia e i carabinieri li ringraziamo, ma dovrebbero essere in altre parti del territorio, non certamente nella Val di Susa. Non ci sono più alibi. Due sono i comuni interessati: Susa e Chiomonte; altri 5 – Giaglione, Venaus, Mompantero, Mattie e Bussoleno – sono soltanto interessati in termini amministrativi.
Concludo, signor Presidente: a questo punto ci auguriamo che le proteste violente che arrivano non certamente dalla Val di Susa e dagli abitanti della Val di Susa, ma arrivano dai centri sociali, anarchici e movimenti alternativi, vengano isolati e gli enti locali sappiano indirizzare le proprie comunità alla moderazione e al buonsenso. Penso sia quello che tutti noi auspichiamo. Con questo annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ho ancora alcuni interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per esprimere la mia contrarietà alla mozione unitaria. Lo faccio perché resti agli atti del Parlamento la mia contrarietà all’opera.
È un’opera considerata come una priorità rispetto alla generale condizione dei trasporti italiani, che è vergognosa al sud e nelle isole; un’opera diventata un dogma indiscutibile ed intoccabile, che non è osteggiata solo dai violenti, ma da tantissimi italiani; un’opera dai costi scandalosi e indefiniti per l’Italia, alla luce della condizione economica generale e dell’espulsione dal processo produttivo di tanti lavoratori; un’opera demenziale nel rapporto costi-benefici, alla luce dell’irrisorio abbattimento dei tempi di percorrenza rispetto all’esistente; un’opera distruttiva per l’impatto ambientale e paesaggistico; infine, un’opera che rappresenta il dogma delle infrastrutture dietro al quale, spesso, in Italia, si sono celati affaristi di tutti i tipi, sistemi criminali e mafia.
Esprimo piena solidarietà a Caselli, oggi come ieri, quando indagava a Palermo, mentre molti esponenti di questo Parlamento lo attaccavano frontalmente e impunemente nel suo impegno nel contrasto alle mafie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, anch’io mi associo all’espressione di solidarietà al procuratore Caselli e alle forze dell’ordine. Tuttavia, mi fa specie sentire che, tra coloro che oggi esprimono solidarietà, vi sia chi, fino a qualche mese o settimana fa, non perdeva un’occasione per sparargli, tra virgolette, contro.
Come i colleghi sanno, io sono sempre stato favorevole a questa grande infrastruttura, così come lo ero, quando esercitavo la funzione di sindaco nella mia città, a proposito del percorso Torino-Milano. Mi ha fatto piacere sapere dal Presidente del Consiglio che il Governo ha deciso di confermare, con piena convinzione, la tempestiva realizzazione dell’opera, ribadendo anche che la libertà di espressione è un bene fondamentale, e che lo Stato è impegnato a tutelarlo, ma che non saranno consentite forme di illegalità e sarà contrastata ogni forma di violenza.
Mi permetta subito, signor Presidente, e signor rappresentante del Governo, di dire che si fa bene ad evitare che vi siano forme di violenza, ma anche di illegalità, nell’esecuzione delle opere. Ecco perché mi permetto di chiedere la celere approvazione di una legge anticorruzione: perché questo è un passaggio obbligato per avere la massima attenzione nel prevenire ogni possibile infiltrazione nell’esecuzione dell’opera. Si proceda, dunque, come previsto nella mozione che anch’io ho sottoscritto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, ieri, è uscito, redatto da alcuni «azzeccagarbugli» torinesi e da qualche esponente «no TAV» in cerca di facile pubblicità, un vergognoso e abominevole dossier contro le forze dell’ordine, che documenterebbe presunte violenze avvenute nel luglio scorso.
Nel luglio scorso, vi fu una manifestazione «no TAV» in cui furono feriti 220 agenti delle forze dell’ordine. Noi vorremmo, quindi, ribadire, oggi, in quest’Aula, non soltanto il rispetto per la cronaca e per l’oggettiva realtà dello svolgimento dei fatti, ma anche rinnovare, come ha già fatto l’onorevole Osvaldo Napoli, la nostra assoluta, totale, incondizionata vicinanza e gratitudine alle forze dell’ordine per la loro opera quotidiana al servizio della nazione e, in questo caso, al servizio dell’opera, del Piemonte e dell’Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, io credo nel progresso del Paese e credo anche nel progresso dei trasporti; sono contro ogni forma di violenza e sono contro le manifestazioni di violenza che impediscono anche di esprimere il proprio pensiero.
Vorrei riferirmi a ciò che ha detto non un rivoluzionario, bensì un imprenditore come De Benedetti: dopo vent’anni, forse, dobbiamo ripensare alla TAV; forse, la TAV non serve più. Io mi riferisco a questo, perché vi è uno scenario di crisi che sta cambiando tutto. Io credo che ogni decisione – e concludo, signor Presidente – vada presa con il territorio, condividendola con esso, attraverso i referendum partecipativi del territorio.
Personalmente io voterei «no» a tutte le mozioni. Per disciplina di partito non esprimerò il mio voto contrario, ma lascerò l’Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, la più piena e incondizionata solidarietà per il procuratore Caselli non mi impedisce di notare in questa occasione – e, quindi, di indurmi ad astenermi dal voto – una contraddizione clamorosa: si sta costruendo un mostruoso corridoio tirrenico, che sventrerà la Toscana, che invaderà di trasporto su gomma questo Paese attraverso tutto il percorso della penisola, da Roma a Torino (Commenti)

FURIO COLOMBO. …per poi prendere gli stessi tir, metterli sul treno e mandarli a Lione nel nuovo modo perfetto. Il fatto che queste due opere, finanziate dallo stesso Governo (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FURIO COLOMBO. … iniziate negli stessi giorni, non denuncino l’incredibile mancanza di coerenza nel lavoro che stiamo facendo per la modernizzazione del Paese, mi induce ad astenermi dal voto su questa mozione (Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, la TAV è un’opera faraonica che non serve agli italiani (Commenti)

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi! Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Se l’Italia rinuncia alle Olimpiadi del 2020 e al ponte sullo stretto di Messina perché non ci sono soldi, perché allora portare avanti un’opera faraonica, che non serve ai milioni di pendolari che ogni giorno continuano a viaggiare in treni che sembrano treni per animali?
Perché non si finanziano, invece, le linee interne italiane, come ad esempio la Venezia-Verona, la Napoli-Bari o il terzo viatico Milano-Genova, le quali pure aspettano gli stessi cofinanziamenti europei (Commenti)

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, deve concludere.

FRANCESCO BARBATO. Ma queste opere servono agli italiani, ai pendolari italiani, agli studenti e ai lavoratori che ogni giorno usano i treni italiani, che però non le possono avere perché la TAV serve a Impregilo e alle cooperative…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo al voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n. 1- 00980, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Zeller, Mazzuca, Narducci, Gnecchi, Zunino, De Micheli, Siliquini e Sposetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 391
Astenuti 11
Maggioranza 196
Hanno votato390
Hanno votato no 1).

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