Società & Cultura

L’ultimo libro di Pent: “Piove anche a Roma”

0 0
Read Time:5 Minute, 13 Second

Lo scrittore di S.Antonino racconta una storia di “normale” precariato

Sergio Pent
S.ANTONINO - Un ministro di qualche anno fa lo avrebbe definito “bamboccione”; per un sottosegretario più “recente” risulterebbe uno “sfigato”. Per i comuni mortali nostri contemporanei va letto sotto la voce “precario”; un trentenne  al quale l’aver conquistato in modo brillante e in tempi brevi una laurea non è servito a nulla, se non a collezionare contratti di lavoro a tempo determinato. Così vaga per cimiteri, ricostruendo mentre osserva le foto sulle lapidi, più o meno probabili biografie dei defunti. 

E’ una storia curiosa, ironica e divertente insieme, intensa e a tratti grottesca, quella tratteggiata da Sergio Pent, scrittore dalle inequivocabili origini santantoninesi e valsusine, nel suo ultimo romanzo, freschissimo di stampa, uscito qualche giorno fa per i tipi di Aliberti Editore.
“Piove anche a Roma”, questo è il titolo, è una storia sul recupero delle illusioni mancate dei padri, di quelli buoni come i genitori del protagonista e di quelli meno buoni come la ex terrorista messa in libertà dopo 23 anni di carcere. 
Chiediamo a Sergio Pent qualche dettaglio in più. “Il protagonista della storia – spiega – è uno dei tanti trentenni di oggi che hanno cambiato decine di lavori occasionali e non trovano uno sbocco nè un futuro. La parte surreale della storia  è suo vagare per i cimiteri di Torino, in una specie di ossessione che è diventata quasi il “suo” lavoro, quello di creare dei destini ai morti il cui viso vede nelle foto sulle lapidi. Da questa ossessione il giovane stenta ad uscire, e ci riuscirà solo alla fine del romanzo, ma nel frattempo la sua strada ha incrociato quella di Ivana, proprio accanto alla tomba di un giovane morto a soli trent’anni nel lontano 1981”. 
Il protagonista cerca di scoprire di più sulla donna, e viene a sapere che era stata la compagna del defunto, un terrorista rosso degli anni di piombo ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia. Ivana è uscita di carcere, vede che tutto il mondo che volevano cambiare con la violenza  è ancora cambiato in peggio, e la sua voglia di vendetta si stempera e si annichilisce nel contatto con questa nuova realtà e con il giovane disilluso protagonista. 
“C’è poi la parte grottesca del romanzo – prosegue Pent – ed è  quella in cui i genitori del protagonista affittano la loro camera da letto di pomeriggio a una giovane prostituta ungherese per arrotondare la misera pensione di operaio Fiat del padre. Anche nel contatto con la ragazza, Alexandra, il protagonista cerca una soluzione ai suoi problemi, ma il tutto è giocato sul rapporto dei vari personaggi con questa realtà che viviamo, spenta, senza speranze, senza l’ombra di un progetto per il futuro. Ironico, ma soprattutto amaro e malinconico, il romanzo cerca una soluzione – che avverrà solo in minima parte – ai problemi di tutti:il protagonista che troverà infine un lavoro all’estero e lascerà Torino, i genitori che hanno creduto in un mondo migliore negli anni del boom economico, la prostituta laureata che in Italia troverà solo un doloroso addio, l’ex terrorista che voleva cambiare il mondo ma lo ritrova invece ancora più malato e invecchiato, proprio come lei”. 
Nelle 248 pagine del libro c’è tanta Torino e anche un pizzico di Valsusa. “Non manca mai nei miei romanzi – ci confida Sergio Pent – anche se, paradossalmente, questo viene apprezzato più nel resto d’Italia che nella nostra Valle. Ci sono scrittori osannati e straletti nelle province di appartenenza, da Vitali – ormai famoso e letto ovunque – a Ervas a Simi e altri, che vendono migliaia di copie nelle loro zone, perché sono considerati scrittori che danno lustro e immagine alla geografia locale. Io ho sempre fatto lo stesso, con vero amore, in tutti i miei libri, ma non mi pare che la mia valle ricambi più di tanto la pubblicità che le ho fatto”. 
Anche perché ormai, “purtroppo si parla della Valle di susa come la valle dei NO TAV, e questo non è molto bello. Ma non perdo la speranza che qualcuno, prima o poi, si accorga che la letteratura ha un cantore locale che non è profeta in patria. Anche il mio romanzo precedente, “La nebbia dentro”, era un atto d’amore verso la mia generazione ma anche e soprattutto verso la valle. Se ne sono accorti in perfino Sicilia”. 
E in Valsusa? “Decisamente meno, a parte voi amici …addetti ai lavori” 
Ma non bisogna mollare.
Così, il romanzo sarà presentato il 26 maggio ad Avigliana alla “Casa dei Libri”. Poi a Torino, alla “Gang del pensiero” il 9 giugno e al Circolo dei Lettori il 18 dello stesso mese. “Ma il romanzo è appena uscito e per questo – conclude Pent – spero che arrivino altre proposte a breve”. L’appello è lanciato. Chi vuole raccoglierlo si faccia avanti.

Pent e la geografia dell’anima

Sergio Pent nasce a S. Antonino di Susa (To) il 23 agosto 1952. Vive a Torino. È critico letterario per “Tuttolibri” della “Stampa” – narrativa italiana – per “L’unità” e “Diario”- narrativa straniera e noir; collabora anche a “L’indice”. Ha pubblicato i romanzi “La cassetta dei trucchi” (Sabatelli 1986), “Le nespole” (Forum 1987), il romanzo per ragazzi “L’ultimo circo” (Morra 1997), “Il custode del museo dei giocattoli” (Mondadori 2001), (Premio Città di Penne-Mosca, Premio il Molinello, finalista premio Alassio un libro per l’Europa, finalista allo Strega e al Premio Via Po), vincitore del Premio Volponi e finalista al Premio Castiglioncello con  “Un cuore muto” (E/O 2005). Prima di Piove anche a Roma, Pent ha pubblicato per Rizzoli, nel 2007,  “La nebbia dentro”. In quanto scrittore Sergio Pent è un narratore di storie, in cui cerca di imprimere, di marcare dei contenuti in un percorso generazionale e anche geografico. Storie in cui si vive una piemontesità che emerge in modo anche un po’ surreale nei suoi racconti e che in particolare ha il suo segno a Torino e in Valle di Susa. L’attesa di Pent, con i suoi romanzi, è quella di dare una connotazione di “geografia dell’anima” e di riconoscersi come scrittore di questi luoghi: i Laghi di Avigliana, le borgate sopra Condove, il Colle del Moncenisio, di ogni tetto di lose, di ogni tratto di paese tra la città e la Valle di Susa.

About Post Author

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *