Commercianti in piazza contro la crisi, c’erano anche le fiaccole valsusine
Patrizia Ferrarini (Ascom Susa):“E’ un momento buio per molte nostre aziende. Non bisogna arrendersi ma continuare a combattere”
Patrizia Ferrarini, Ascom Susa |
I Commercianti di Confcommercio e Confesercenti, sono scesi in piazza a Torino contro la crisi. Venerdì sera un corteo silenzioso è partito da piazza Carignano, davanti al Palazzo sede del primo Parlamento italiano e ha sfilato in centro, rischiarando il buio della sera (“il buio dell’economia”) con l’accensione delle fiaccole, verso piazza Castello, fino alla Prefettura. La manifestazione si è conclusa con il volo di centinaia di palloncini, emblemi dell’anima ferità delle aziende, ma anche di speranza per un futuro di ripresa dei consumi e dell’occupazione.
A Torino c’era anche Patrizia Ferrarini, titolare dell’Hotel Napoleon di Susa e presidente dell’Ascom di Susa. Il suo sguardo privilegia la città di Cozio ma si spinge anche al di là e abbraccia tutta la bassa valle. La fiaccolata di venerdì sera a Torino? Certo che ci siamo andati. E ho cercato di spingere molti colleghi a partecipare. Ringrazio tutti quelli che sono scesi in città col pullman che abbiamo messo a disposizione ma anche con mezzi propri. In tutto a manifestare sono andati poco più di trenta tra commercianti e artigiani.
Tanti, pochi? “Non tantissimi. Francamente mi aspettavo di più. Certo, c’è da dire che per molte alcune località dell’alta valle questo è un periodo di… riposo dopo le fatiche invernali e in preparazione dell’estate. Ma da Susa in giù non nego che mi aspettavo di più. La gente non sembra intenzionata a muoversi, nonostante la situazione sia grave”.
Via Roma, a Susa |
E perché se la situazione è così grave non c’è stata la mobilitazione che si attendeva? “Una risposta è che la situazione non è grave ma di più. Insomma, siamo già oltre il … grave. Talmente oltre che la nostra gente non ne vuol nemmeno più sentir parlare e si sente già sconfitta. Ed è questo il sentimento negativo contro cui combattiamo. Bisogna cercare di resistere, di non arrendersi, di continuare a combattere”.
Già perché, aggiunge Ferrarini, “ormai siamo in una situazione tale per cui nessuno, ma proprio nessuno si sente più intoccabile… politici a parte. E venerdì sera, a Torino, ho toccato con mano questa situazione. Perché oltre la valle di Susa la gente si è mobilitata, eccome! Ho visto gente che di certo non era abituata a scendere in piazza, che probabilmente non aveva mai fatto una cosa del genere. E si vedeva”.
Del resto “è sotto gli occhi di tutti come, anche per i commercianti, le difficoltà vadano ben oltre l’immaginabile. Basta vedere la situazione italiana, le cose che succedono, la gente che arriva a gesti estremi”. E nel mirino c’è sempre lei,Equitalia, la struttura di recupero crediti dello Stato: “Ci sta davvero strozzando. Non ha idea di quanti siano ormai gli F24 non pagati. Un tempo almeno si rateizzava. Oggi manco più quello, proprio non si riesce a pagare”. Ed Equitalia, inflessibile, salta subito sulle piume dei malcapitati.
Certo, poi, Ferrarini invita a non fare di tutta l’erba un fascio. “Perché c’è chi soffre ma anche chi, con coraggio e determinazione, ha investito. Ha rinnovato il proprio negozio, l’ha rilanciato. Me ne sono accorta proprio facendo il giro della città per invitare i commercianti a scendere a Torino. In alcuni di questi negozi son dovuta ripassare più volte per parlare col titolare, perché c’era sempre gente”. Ma la maggior parte delle situazioni “soffre, eccome se soffre. Non ho gli ultimi dati sul rapporto tra le cessazioni e le aperture di attività commerciali. Fino all’anno scorso so che il crollo non c’è stato. Che il saldo tra l’una e l’altra voce era alla pari, almeno a Susa”. Commercio che tiene nonostante tutto quindi? “Troppo facile dirlo. Perché la percezione visiva che ho, guardandomi intorno, è che negli ultimi tre-quattro mesi le cose siano peggiorate. Che le chiusure di saracinesche siano in pericoloso aumento”. E comunque, precisa Ferrarini, anche il “continuo apri e chiudi di nuove attività non è un dato positivo. Troppa gente tende a “buttarsi” nel commercio senza aver fatto prima indagini di mercato, senza sapere se la sua idea può reggere alla prova dei fatti, cioè del mercato. Così, soprattutto negli ultimi tempi, i nostri uffici tendono ad essere cauti, prudenti. Ad esaminare bene la situazione. E, se non ci sono le condizioni per una tenuta dell’attività tendono a scoraggiare senza indugi le persone. Anche perché, nel primo anno c’è l’illusione di “reggere” in quanto praticamente non si pagano tasse. Ma dal secondo anno le scadenze arrivano e non si scappa. E lì comincia la crisi”. Insomma, di certo non si può dire che il commercio scoppi di salute. Anzi. E se Susa non ride, la vicina Bussoleno decisamente piange, Basta fare un giro in via Walter Fontan per rendersene conto. “Del resto Bussoleno soffre per l’apertura dei grandi centri commerciali nella vicinissima Chianocco. E le saracinesche chiuse in quello che un tempo fu il polo ferroviario valsusino, non si contano più. Idem in altre località come Sant’Antonino, dove le vetrine che un tempo erano ricche di prodotti, oggi hanno solo più cartelloni con case in vendita. Solo più piccole e grandi immobiliari, ovunque. Con case che rimangono in vetrina per mesi e mesi. Di soldi, ormai, ne girano sempre meno. Ed è vero per tutti.