Tav

I preti e la Torino-Lione

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1) Sono arrivati da diverse zone d’Italia per capire meglio la valle; giunti  a Condove sono saliti al cantiere della Val Clarea 

CONDOVE – Conoscere le difficoltà di un territorio ed entrare in contatto con chi è direttamente coinvolto nei problemi: questo l’obiettivo di un gruppo di sei sacerdoti, provenienti da varie parti di Italia e accomunati da un passato condiviso alla fine anni ’60 presso un seminario in cui si studiava l’America Latina, che quest’anno hanno deciso di visitare la Valle per meglio comprendere i disagi dei valsusini sulla questione alta velocità.

Il gruppo dei sacerdoti in Val Clarea

Mercoledì pomeriggio hanno incontrato Claudio Giorno, Luca Giunti, Sandro Plano e l’ingegner Vela. Giovedì si sono invece recati in Clarea e hanno poi pranzato presso il Presidio di Vaie. E’ proprio qui che li abbiamo incontrati e abbiamo chiesto loro alcune curiosità circa il loro operato.
Don Michele Dosio, sacerdote nativo di Almese residente a Torino, aveva benedetto già il Pilone della Val Clarea vicino al cantiere tav: come è riuscito a contattare questi sacerdoti?
“Sono persone con le quali sono regolarmente in contatto da sempre. Queste persone, conoscendo il problema tav solo attraverso canali televisivi e giornali, mi hanno chiesto di conoscere più da vicino la realtà sulla Torino-Lione. Ho mandato loro della documentazione SI TAV e NO TAV, compresi i recenti 14 punti del Governo. Interessati, sono venuti in Valle 3 giorni per una visita”.
Don Claudio Miglioranza, di Castelfranco Veneto: che sensazione ha avuto?

Don Claudio Miglioranza

“Ho respirato la violenza e l’arroganza, un metodo simile a quello usato per la costruzione del muro degli Israeliani contro i Palestinesi”.

Don Aldo Antonello

Don Aldo Antonello di Avezzano, vicino a L’Aquila, dove l’anno scorso il gruppo si era recato per comprendere meglio la situazione post terremoto: che cosa pensa di questa vicenda?
“Il problema è riuscito a far risvegliare il valore della convivenza e della riscoperta del territorio. Scandalizza però il silenzio di chi dovrebbe invece esporsi: non prendendo posizioni, queste persone si ritrovano a difendere il sopruso dei più forti, gli abusi di una economia militarizzata e anche gli insabbiamenti di una magistratura”.
Don Gianni Chiesa di Bergamo: è stato colpito da qualcosa in particolare in questo territorio?
Mi ha colpito la ricchezza di capitali umani, con competenze tecniche e scientifiche, il profondo amore per il proprio territorio frutto di una tradizione storica millenaria. La capacità di costruzione di relazioni umane profonde. Dall’altra purtroppo parte l’insensibilità e l’incapacità delle istituzioni e dei rappresentanti delle varie comunità di valorizzare questo capitale. Questa è la forte sensazione ricevuta negli incontri con gruppi e persone locali in questi due giorni”.
Don Giovanni Coppola, di Sorrento, tra i più lontani venuti fin qui: un Don che predica la fratellanza e la carità, che impressione ha avuto della situazione qui in Valle?
“Per favore, non chiamatemi don! Per un rapporto di fratellanza, uno solo è il Maestro e noi siamo tutti fratelli! Comunque l’impressione che ho avuto è che sia una menzogna che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge. Visitando i luoghi della tav recintati in assetto di guerra, militarizzata, ho fatto l’esperienza di uno Stato arrogante e prepotente che non rispetta la legalità. E questo è la violazione della Costituzione e del Diritto di ogni cittadino. Quando lo Stato accetta la speculazione di pochi è una dittatura e non una Democrazia”.
Giulio Dazzi, laico ma amico di tutti i sacerdoti dal tempo degli studi in seminario, esprime infine le sue perplessità.
“Il sindaco di Reggio Emilia, Del Rio, a pochi mesi dall’inaugurazione della stazione TAV Medio Padana (lunga 400 metri) ha espresso i suoi dubbi sull’effettiva necessità di questa stazione. Accadrà forse tra qualche anno che tutti si interrogheranno sull’utilità effettiva della TAV Torino-Lione?”

Ad accompagnare i sacerdoti c’erano anche alcuni rappresentanti del gruppo dei Cattolici per la Vita della Valle. Maria Rinelli, tra le fondatrici del gruppo a Condove, che cosa pensa di questo incontro?
“Ho salutato con piacere questi “preti”, come con profonda umiltà si sono definiti, ospiti attenti e graditi della Valle di Susa, ma anche con rammarico per il tempo tiranno che non ha permesso di poter organizzare un momento comunitario di dialogo con tutto il gruppo dei Cattolici per la Vita della Valle. Le loro interessanti impressioni le aggiungiamo a quelle dei tanti altri sacerdoti che da più parti dell’Italia danno solidarietà e affetto alle ingiustizie che la popolazione locale sta subendo da anni. Parlando di Giustizia, merita veramente soffermarsi per una riflessione sulla Lettera Enciclica “Deus Caritas Est” numero 28, dove lo stesso Papa Benedetto XVI con molta chiarezza spiega la distinzione tra Stato e Chiesa: “La Chiesa non può e non deve mettersi al posto dello Stato, ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia… la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico”. Dunque un grazie a tutti questi sacerdoti perché, come richiamato nella “Caritas in Veritate” numero 51, fanno valere con coraggio  questa “responsabilità anche in pubblico”.

Giorgia Allais



2) E I PRETI VALSUSINI CHE DICONO?

Inizio  marzo del 2012. Famiglia Cristiana mi chiede un contributo per il sito internet a proposito della posizione dei sacerdoti valsusini sulla Torino-Lione. Da qualche settimana, in valle di Susa, la tensione è tornata a livelli di guardia. Faccio un giro di interviste che vengono poi pubblicate sul sito di Famiglia Cristiana e, nella stessa settimana, su La Valsusa. Ecco il testo dell’articolo
 
Sono le nove di sera di mercoledì 29 febbraio: una trentina di persone davanti alla cattedrale di Susa si dispone a semicerchio intorno alla statua di mons. Rosaz, il vescovo beatificato da Giovanni Paolo II nel 1991 e intona il  Jubilate deo. A pochi chilometri di distanza, a Bussoleno, la Polizia ha appena sgomberato l’autostrada del Frejus dai manifestanti No Tav. Lungo le strade del paese è in corso una caccia all’uomo per cercare i responsabili di alcuni atti di violenza. Quanto sta accadendo in Valle di Susa stride con il tono mistico e il clima di pace che si respira davanti alla Cattedrale. Eppure queste persone, per tutta la giornata, sono state sul terreno degli scontri, a fianco dei “movimentisti” , in una protesta che ha mille sfaccettature e che vede, a fianco dei “Cattolici per la Vita della Valle”, schierati sul fronte No Tav, gente comune, famiglie con bambini, ragazzi, anarchici, autonomi, giovani dei centro sociali.
Don Silvio Bertolo, parroco di Condove, è da sempre vicino al movimento. “I mass media continuano a dire che gran parte dei valsusini è favorevole al Tav e che la protesta riguarderebbe solo piccoli gruppi fanatici. Non è così. La maggioranza della gente in valle è contraria a quest’opera. E sarebbe proprio il caso di fare  un referendum nei nostri paesi”. Don Silvio è preoccupato: “I toni si alzano ogni giorno di più e i valsusini sono decisi a non mollare”. E lo Stato che fa? “Il rischio è che il clima diventi sempre più pesante. Se alle forze dell’ordine verrà ordinato di usare maniere ancora più forti di quelle utilizzate finora, il rischio è che si vada verso una guerra dello Stato contro una zona del suo territorio. E potrebbero esserci delle vittime”. Per don Silvio è giunto “il tempo di riparare alla linea di forza usata fino ad oggi contro la protesta. La gente della Valle di Susa si sta dimostrando ferma e tenace ed è indispensabile avviare un vero tavolo di confronto e dialogo, a cui siano invitati a partecipare i rappresentanti di tutti i Comuni, non solo quelli graditi al Governo. Proprio il Governo deve cambiare atteggiamento: non può più schiacciare e reprimere ma ascoltare. Serve un dialogo vero, non come quello utilizzato fino ad oggi da Mario Virano che non ha saputo ascoltare e mettere a disposizione di un autentico confronto la sua competenza e la sua intelligenza ”. E sulla violenza? “Va condannata – dice don Silvio Bertolo – così come ogni atteggiamento estremista. Nel movimento No Tav si sono infiltrate frange che con la protesta della valle hanno poco a che fare. Ma capita anche che qualche valsusino, esasperato perchè si vede calpestato nelle sue ragioni, reagisca con atteggiamenti violenti. Questo non deve capitare. Ma è anche vero che  i mass media troppe volte mettono in luce solo i gesti negativi e non parlano a sufficienza delle motivazioni del No alla Tav”.  E poi – conclude don Silvio – “per dialogare davvero con la valle ci vogliono persone pulite, responsabili; non credo che politici screditati possano combinare qualcosa di buono”.
Don Sergio Blandino, parroco di Sant’ Antonino di Susa, invita a “pregare perchè si recuperi la ragione, il senso e la proporzione delle cose”. C’è troppa tensione e troppa violenza, anche da parte di chi protesta: “La lotta è sfuggita a tutti, ai sindaci e anche ai cosiddetti leader No Tav ed è in mano a gente che con la valle non c’entra nulla e che coglie ogni occasione per spaccare tutto”. Il punto allora è come ricomporre il conflitto: “Quando ci sono posizioni così diverse che si scontrano  Sì Tav e No Tav  l’unica cosa da fare è mettersi intorno a un tavolo e cercare una soluzione che magari non soddisferà tutti e accontenterà nessuno. Ma è la sola via di uscita. Secondo me in giro c’è troppo fanatismo. E troppa gente convinta di aver ragione al cento per cento, che considera chi non è d’accordo  con lui un nemico”. Sugli scontri con la Polizia, dice don Sergio, “siamo di fronte a una guerratra poveri. Gente comune della valle di Susa contro poliziotti che fannoil loro dovere per 1300 euro al mese. E quando i poveri si fanno la guerra tra di loro alla fine a guadagnarci sono solo i ricchi”. Cosa devono fare i cattolici di fronte alla violenza? “Un po’ come allo stadio quando ci sono cori razzisti, volano parole violente o ci sono scontri: si dovrebbe sospendere la partita. Anche qui, i cattolici presenti a una manifestazione, quando assistono ad atti di violenza dovrebbero prendere e andarsene. Non basta condannare la violenza a parole, Bisogna isolare i violenti, andarsene via”.
Don Luigi Chiampo, responsabile dell’unità pastorale di Almese, ammette“che nelle liturgie non si parla quasi mai di questo problema, anche perchè sul Tav le persone sono divise. Certo, buona parte dei cattolici impegnati, in valle di Susa, fa parte del Movimento No Tav, ne condivide le linee. Ed opera in un’ottica pacifica”. E quindi cosa può fare un sacerdote? “Lavorare con le persone, attraverso il dialogo con i singoli e con i gruppi. Ad esempio, conosco  il ragazzo protagonista del faccia a faccia col poliziotto, finito su tutti gli schermi televisivi e su tutti i giornali. Gli ho parlato  e vi assicuro che è un giovane diverso da come è apparso all’opinione pubblica”. Ma sulla questione Tav cosa pensa?  “La Chiesa locale non ha assunto una posizione favorevole o contraria. Io ho la mia posizione ma è importante che i sacerdoti non diventino bandiere di una causa. Dobbiamo piuttosto preoccuparci di ricomporre, sul nostro territorio, un tessuto di valori, a partire dalla non violenza”.
Sull’argomento non manca la parola del vescovo di Susa, intervistato da Radio Vaticana (le sue parole sono riportate nell’articolo accanto) e anche quella dell’arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, che agli stessi microfoni sostiene che “la politica deve mantenere il dialogo con la Valsusa”. Ai microfoni di Radio Vaticana. Nosiglia ha dichiarato di credere che“quanto sta accadendo in tutta Italia, da parte di gruppi che contestano la Tav, vada oltre il problema che interessa la Val di Susa. Secondo l’arcivescovo, ‘’tali manifestazioni sono segnali un disagio sociale piu’ vasto, che sta crescendo in seguito anche alle difficolta’ che derivano dalla crisi economica che stiamo attraversando’’. Nosiglia auspica che tutti gli attori coinvolti lavorino per abbassare la tensione, ‘’che genera contrapposizioni, scontri violenti, isolando gli estremisti e riaffermando le proprie ragioni ma attraverso quelle vielegali, pubbliche, che la nostra democrazia offre’’; e che tutte le forze politiche ‘’devono manifestare posizioni chiare e concordi contro ogni forma palese o larvata di legittimazione della violenza. La cosa piu’ positiva da parte della politica resta l’impegno di sostenere un serio e continuo dialogo con la popolazione locale’’.
Bruno Andolfatto
 

Il vescovo di Susa a Radio Vaticana

“Serve un dialogo schietto e comprensivo”

E’ martedì 28 febbraio,  il giorno dopo la caduta di Luca Abbà dal traliccio della Val Clarea. La tensione in Valle di Susa sale di ora in ora. Blocchi stradali, faccia a faccia con la polizia. Autostrada bloccata per tre giorni.
Potrà sembrare strano, ma una delle radio più attente ai fatti è RadioVaticana.
Ai microfoni della Radio viene intervistato anche il vescovo di Susa. Mons Alfonso Badini Confalonieri.
“E’ sempre difficile giudicare sia le persone – esordisce – sia, ancor di più, gli enti e le comunità. In questo caso la discussione riguarda la realizzazione di quest’opera, iltreno veloce, e di una linea per i treni moderni simile a quelle che si stanno sviluppando in tutta Europa. Ed è un discorso che riguarda più governi, non solo quello italiano ma anche quello francese e l’Unione Europea. C’è il  problema di dialogare con le popolazioni locali per aiutarle a comprendere, a capire le motivazioni di tali decisioni. E questo è un compito della politica, un compito importante che ha a che fare con il rispetto e l’attenzione nei confronti delle persone. Dall’altra parte bisogna che le comunità locali siano disponibili ad ascoltare, ad accogliere, a dialogare. Da parte mia ho sempre sottolineato la necessità di un dialogo più umano, più comprensivo, profondo, schietto.
Ma questo dialogo non c’è mai stato?
Si è tentato di praticarlo per qualche tempo, ma è difficile dire quanto questo sforzo abbia prodotto risultati.
Perché?
Mi sembra che non ci sia mai stato un grosso dialogo con alcuni gruppi del movimento che si oppone all’alta velocità. Un movimento che adesso si sta riempiendo di realtà sempre più complesse. Del resto è risaputo come, mentre alcuni sindaci hanno partecipato ai lavori dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, altri hanno detto chiaramente che a quel tavolo non si sarebbero mai seduti e altri ancora si sono ritirati. Insomma, il dialogo è sempre stato molto zoppicante.
Che appello rivolgerebbe alle parti in causa?
Intanto bisogna considerare che tutte le cose terrene, di questo mondo, sono relative e non vanno assolutizzate. E’ giusto dire le proprie opinioni, è giusto far valere le proprie ragioni per quanto è possibile e per quanto ciascuno può pesare sulle decisioni. Poi, però, bisogna anche saper accettare quello che la maggioranza, in una democrazia, decide. Non bisogna essere assolutisti, perché l’Assoluto è solo Nostro Signore.  Sulle cose terrene non è giusto essere intransigenti. Esorto quindi tutti a saper ascoltare le altre parti e a venire a miti consigli.
In cosa si è trasformata negli ultimi tempi la valle di Susa?
La Valle è quella che è sempre stata, anche se ultimamente è salita alla ribalta per questa realtà del movimento No Tav.  E comunque in valle ci sono migliaia di persone che la pensano in tanti modi diversi. Come responsabile della Chiesa locale ho sempre detto che la Chiesa non può dare indicazioni tecniche sulla utilità o meno di un modo di viaggiare, di un sistema di trasporto. La Chiesa consiglia, esorta, ma sempre a livello di principi e di valori.
La Tav rispetta il creato?
Non si può dare una risposta univoca. Dipende da cosa e come viene realizzato. Questo progetto non penso differisca da altri analoghi progetti per la realizzazione di trafori e gallerie nelle Alpi. E penso che, in quei casi, il creato non abbia subito particolari danni.
E’ utile la Tav?
E’ una linea che unisce l’Europa e per questo dovrebbe essere utile. La linea ferroviaria esistente è stata realizzata più di un secolo fa, mentre in Europa e anche in altre parti d’Italia, si stanno utilizzando da tempo treni e linee ferroviarie più moderne. Di per sé, questa nuova congiunzione tra Italia e Francia può essere positiva .
Lei si sente di rivolgere un messaggio al Governo e agli abitanti della Valle?
Bisogna aiutare gli abitanti della valle a rasserenarsi, a capire bene come stanno le cose, a conoscere bene come si andrà avanti. Bisogna evitare di prendere di punta la questione, come si è cercato di fare  in passato. Adesso la discussione non riguarda solo la Tav, perché in questa contestazione sono confluite altre realtà, altri disagi, altre difficoltà, altre contestazioni. E poi farei una distinzione tra il movimento No Tav e la Valle di Susa, che è un po’ un’altra cosa…

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