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TUNNEL BUONI E TUNNEL CATTIVI

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Tunnel internazionale ferroviario St.Jean de Maurienne-Susa: 57 km. 47 in Francia 12 in Italia. E tanto clamore. Proteste. Polizia a difendere i cantieri (quelli della galleria esplorativa di chiomonte, non quella di Susa che ancora non è iniziata).
Tunnel di sicurezza del traforo del Frejus. Poco più di dodici km, circa la metà in Italia. Nessuna protesta. E a difendere i cantieri? “Un paio di poliziotti o carabinieri che – annota un consigliere provinciale– si annoiano perché non capita nulla e per passare le ore giocano a carte”. 

Eppure, vien da dire, la montagna è la stessa, i rischi uranio-amianto-radon son gli stessi . Ma nessuno dice nulla.
Di più. “Nel silenzio più assordante le Società italiana e francese che gestiscono il traforo stanno pensando – è il consigliere provinciale Ferrentino a dirlo – di non limitarsi a scavare un tunnel di sicurezza ma di aprirlo al transito. Aumentando così (e non di poco) gli incassi”. E il resto del mondo? Gli ambientalisti? I difensori del territorio? Stanno zitti, non dicono nulla. “Per questo – dice Ferrentino – urge un’iniziativa politica per impedire che ciò avvenga e che, sulla valle di Susa, vengano di nuovo scaricati Tir a migliaia”. Che, fino a prova contraria, inquinano. Più dei treni.


Una polemica ripresa dal Presidente della Provincia Antonio Saitta che, dopo un servizio pubblicato su La Valsusa, ha dichiarato: “E’ significativo l’assordante silenzio degli attivisti e degli amministratori locali no tav sul progetto di realizzare il raddoppio del traforo del Frejus non più per ragioni di sicurezza, ma come vera  e propria corsia autostradale. E’ un silenzio cinicamente funzionale a confermare la bontà delle loro tesi contro la linea ferroviaria ad alta velocità”.
Il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta commenta così le notizie che arrivano dalla Valle di Susa, dove Sitaf sta lavorando in questa direzione.
“Mi impegno a convocare a breve i soci pubblici di Sitaf – aggiunge Saitta – perché abbiamo la maggioranza del 51% e dobbiamo esprimerci chiaramente. E’ chiaro che il presidente di Sitaf Cerutti abbia a cuore il trasporto su gomma, ma in Valle di Susa è stata fatta la scelta del trasporto su ferro e non possiamo oggi fingere di dimenticarlo”.
“Mi aspetto che il Governo e la Regione Piemonte non si prestino a questo gioco e mi chiedo anche – aggiunge Saitta – se il Governo che sostiene la realizzazione della linea ad alta velocità ferroviaria è lo stesso che ha chiesto ai progetttisti di studiare la variante per l’esame della conferenza intergovernativa. Quasi che a Roma la mano destra non sappia quello che fa la sinistra”


Da Villar Dora fa sentire la sua voce il sindaco Mauro Carena che, fino al 2009, ha ricoperto la carica di presidente dell’allora Comunità Montana Alta Valle di Susa: “E’ una vergogna” – é il suo commento. “Avevano assicurato che sarebbe stata solo una canna di sicurezza. E’ un progetto che contraddice l’idea di ridurre il trasporto su gomma. Così facendo questa sarà sempre meno un’autostrada e una direttrice turistica.


Immancabile, ancora una volta, il commento del parlamentare Pd Stefano Esposito: “La decisione di affidare alla Sitaf gli studi necessari per aprire al traffico la canna di sicurezza del Frejus – fa sapere – non mi vede contrario, perché ritengo che nel momento in cui si realizza una moderna infrastruttura questa debba garantire i massimi standard di sicurezza. Poiché, però, non sono nato ieri, ritengo non accettabile che attraverso questa giusta decisione si possa prefigurare, come nella migliore tradizione gattopardesca italiana, la trasformazione della galleria di sicurezza in seconda canna di transito. Non mi sfugge certo il fatto che non da oggi è attiva una potente lobby, ben rappresentata dai soci privasti di Sitaf, impegnata a raggiungere questo obiettivo. Poiché la coerenza delle battaglie politiche – almeno per quanto mi riguarda – non può essere oggetto di mercanteggiamento, voglio che sia chiaro che le ragioni che hanno faticosamente portato a costruire un ampio consenso intorno alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, basate prima di tutto su una nuova cultura ambientale che prevede il trasferimento delle merci dalla gomma al ferro, non costituiscono un’opinione passeggera ma un impegno politico strategico. Un impegno che non può essere compromesso da affermazioni come quelle dell’Assessore regionale Barbara Bonino quando parla di ‘contingentamento’. Intendo quindi lavorare fin da oggi affinché tutte le amministrazioni locali, a cominciare dalla Provincia di Torino, non solo riaffermino l’impossibilità che la galleria di sicurezza si trasformi in seconda canna di transito, ma si adoperino per aprire una fase politica affinché la lobby a sostegno della Torino-Lione possa esprimere questa posizione senza ambiguità alcuna”


E a Torino che si dice? L’assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino parla di  “campioni della disinformazione scesi in campo, con il presidente della Provincia Saitta e l’onorevole Esposito. Evidentemente al Pd non sono bastati i danni fatti in passato dalla Bresso sulla questione della Torino-Lione con la diffusione di allarmi ingiustificati. Ora si persevera anche in tema di seconda canna del Frejus . Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che bisogna attuare tutte le misure possibili per aumentare la sicurezza delle gallerie, soprattutto se, come in questo caso, i lavori sono autorizzati e finanziati. Ed è evidente che l’unico modo per rendere più sicuro questo traforo sta nella separazione dei flussi di traffico in due canne distinte. Tutti gli studi sono concordi su questo ed è quanto è emerso dal tavolo di coordinamento sulla sicurezza stradale che la Regione ha avviato con la partecipazione del Ministero delle Infrastrutture, degli assessorati regionali a Trasporti e Ambiente e del Politecnico di TorinoLa presenza di due tunnel distinti in cui incanalare il traffico diminuisce le possibilità di incidenti gravi. In più, migliora la ventilazione in caso d’incendio e anche la sicurezza in occasione delle operazioni di manutenzione”. Per l’assessore regionale nelle dichiarazioni dei due esponenti del Pd riportate dai giornali ci sono errori evidenti. “La separazione dei flussi di traffico non comporta modifiche progettuali, l’onorevole Esposito dovrebbe saperlo: sarebbe utile dotarsi di informazioni corrette prima di rilasciare interviste – dichiara ancora l’assessore – La verità è che non esistono rischi di incremento del traffico, anche  perché comunque in ogni canna una corsia verrebbe destinata al transito dei veicoli, mentre la seconda servirebbe unicamente ai mezzi di soccorso. E comunque l’installazione di apposite centraline per il monitoraggio dei livelli di smog rappresenterebbe una garanzia adeguata per limitare i passaggi. Infine, una considerazione sulle tempistiche: le previsioni per l’ultimazione dei lavori al Frejus sono di cinque anni, mentre il completamento della fase 1 della tratta internazionale della Torino-Lione ne richiederà diversi in più. E’ evidente che il raddoppio del Frejus non inficia il trasferimento modale delle merci, che rappresenta il nostro obiettivo finale”.


Sull’argomento interviene Davide Bono, capogruppo del movimento 5 Stelle in Consiglio Regionale: ” Gomma o rotaia? Profitto!”. E il suo commento. “La Regione Piemonte persevera nella sua politica incoerente ed incomprensibile nell’ambito dei trasporti. L’assessore Bonino, una delle più strenue sostenitrici del TAV, si ritrova oggi a sponsorizzare con lo stesso entusiasmo il raddoppio del tunnel del Frejus. Una seconda canna che, concepita inizialmente come risposta a presunte esigenze di maggior sicurezza, viene promossa oggi a corsia di transito, e quindi nuova occasione di aumento di traffico. Si decida insomma! Gomma o rotaia? Ma evidentemente non è questo il dilemma che tormenta i centri di potere e le lobby che li sostengono. Piuttosto: profitto o non profitto? La risposta, ovviamente, è una sola. Per la vecchia politica di partito il profitto si fa scavando buchi nelle montagne, come dimostra già da qualche anno l’accanimento per la realizzazione dell’inutile TAV e, adesso, i prossimi lavori per il Frejus, perchè questo è l’unico modo che gli rimane per mantenersi a galla ed ingraziarsi i favori dei grandi gruppi industriali. Noi ci opponiamo, ovviamente, ad entrambe le opere, perchè ci opponiamo alla ricerca di profitto a tutti i costi. La nostra non è una opposizione a prescindere, ma si basa su una valutazione delle necessità e utilità per la collettività, al contrario di altre forze politiche, che prendono posizione a seconda dei possibili ritorni elettorali.  Vogliamo una società diversa. dove non sia necessario far viaggiare le merci per chilometri e chilometri, dove un terreno non sia visto solo come un’occasione per usare altro cemento, dove il territorio sia una risorsa per chi ci vive e non per chi lo vuole stuprare per il proprio guadagno, adducendo di volta in volta sconclusionate e contraddittorie motivazioni”

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