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27 giugno e 3 luglio 2011, cronache di un’estate di fuoco

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Come un film, riavvolgiamo il nastro e torniamo al 27 giugno, alla Maddalena. Di per sé la “battaglia” per lo sgombero dell’area non dura molto. Poco più tre ore. Tanto basta a 2000 poliziotti, venuti da ogni dove, per sgombrare il terreno dai manifestanti e consentire ai mezzi di Italcoge-Martina di predisporre il cantiere per il tunnel geognostico. Sono circa le 8.45; a prima vista Chiomonte non sembra diverso dal solito, a parte un inconsueto via vai di gente e, in cielo, il volteggiare continuo di un elicottero della polizia.  
 

In realtà tutto era già iniziato la sera prima, alle 21 di domenica 26 giugno, nei pressi della stazione ferroviaria di Chiomonte da dove partiva la fiaccolata indetta dal movimento No Tav in vista del preventivato arrivo delle forze di polizia. Il tam-tam via web e cellulari del movimento centrava l’obiettivo di radunare, in poco meno di 24 ore, una folla impressionante, stimata dalle tre alle cinque migliaia. Alle prime luci, una ruspa dell’ItalCoGe di Susa cominciava a smantellare le barricate di pietre e tronchi. 

Le ore seguenti trascorrevano tra i getti degli idranti dall’interno della galleria dell’A32 ed il movimento della ruspa, mentre i manifestanti rispondevano con alcuni fumogeni, lanciati contro la cabina di comando del mezzo. Ogni tanto, qualche antagonista cerca di lanciare pietre e qualche volte ci riesce pure. Ad un certo punto, la polizia sfonda dall’altra parte, nella corsia in salita, mentre dalla cabina di regia dei manifestanti arriva l’invito a precipitarsi a difendere il piazzale, bloccando le vie di accesso alle forze dell’ordine che stanno arrivando in forze e con mezzi corazzati dalla strada della centrale, da qualche sentiero della montagna, o da quello che scorre parallelo al prato del palco. Intanto, sui manifestanti del piazzale cominciano a piovere gas lacrimogeni. Presto, l’unica via di fuga appare quella del bosco, in direzione Ramats. Quello che era il presidio, viene gettato via con la ruspa. La Libera Repubblica della Maddalena è caduta.
 

Domenica 3 luglio il secondo atto. Parte una manifestazione, anzi tre, contro lo sgombero del 27 giugno. Un corteo dalla stazione di Chiomonte, uno da Giaglione, un altro dal forte di Exilles. Gli intenti? Non sempre pacifici. Così come le azioni. E’ il film di una giornata bifronte, con due volti: quello pacifico anche se arrabbiato che mette insieme sindaci in fascia tricolore, famiglie con bambini al seguito, passeggini, palloncini, e striscioni. L’altro è quello degli “esterni” giunti (perché chiamati) in Val di Susa a piantar grane: provengono da tutta Italia, e le parlate che si avvertono segnalano la presenza di romani, siciliani, toscani e liguri.
Come va la giornata è presto detto. Sui sentieri della montagna piove gas lacrimogeno da una parte e pietre e di tutto un po’ dall’altra. Si va avanti per ore.
 

La stessa scena quando il corteo pacifico partito da Exilles cambia pelle appena transita davanti alle cancellate della strada dell’Avanà, vicino alla centrale di Chiomonte, con i poliziotti in assetto antisommossa.  Uno dei camioncini dei centri sociali non prosegue, ma imbocca una stradina lungo il fiume. Centinaia di giovani fanno altrettanto. E si “accampano” sulle rive la Dora.  Dal microfono si rende omaggio “ai nostri ragazzi che, in mezzo ai boschi, hanno un contatto più ravvicinato con le forze dell’ordine. Chi vuole salga a Giaglione a dare il cambio a chi sta lassù”. E poi: “Qui non capita nulla a meno che non decidiamo di fare qualcosa per allentare la pressione in mezzo ai boschi”. Un ragazzo dei centri sociali, in mezzo alla gente: “Aspettiamo solo il momento buono, qualche marachella la faremo, qualcosa combineremo”.   Ci mette del suo anche il tragicomico Beppe Grillo che aizza la folla  parlando di “prove tecniche di dittatura”, di “guerra civile” e poi rivolto ai manifestanti: “Siete degli eroi”. 
 

Poi un gruppo di dimostranti tenta di buttare giù la prima barriera che impedisce l’accesso alla strada del cantiere. Per il momento i poliziotti non reagiscono. Chissà da dove, spunta una fune lunga almeno trenta metri. L’attaccano alla grata e questa un po’ per volta viene giù. Verso le tre del pomeriggio da una parte inizia il lancio di sassi, dall’altra la risposta dei lacrimogeni. La battaglia si accende . E centinaia di persone assiepate lungo la strada, assistono alla guerriglia. Non manca chi fa… il tifo. Qualche centinaio di dimostranti (antagonisti? Black block? Anarco-insurrezionalisti? Le etichette il giorno dopo si sprecano) prima si allontanano e poi si avvicinano alla barriera scagliando pietre. Dall’altra parte continuano i lanci dei lacrimogeni”. Alle 17 i poliziotti escono sulla strada e accennano ad inseguire i dimostranti che si disperdono. Si va avanti fino al tardo pomeriggio. Solo in serata torna la calma.
L’estate di fuoco valsusina inizia. Si raffredderà solo nella primavera del 2012.

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