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UDIENZA PRELIMINARE per i 46 NO TAV sotto accusa per GLI INCIDENTI a Chiomonte

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Questa volta le reti prese d’assalto non sono quelle della Maddalena, a Chiomonte in Val di Susa, luogo simbolo della protesta No Tav. A essere “battute”  con pietre, chiavi e altri oggetti sono le recinzioni del Tribunale di Torino. E’ la scena vista ieri mattina nel cuore di Torino, in Corso Vittorio Emanuele, in occasione dell’udienza preliminare a carico di 46 attivisti No Tav, sotto accusa per gli scontri avvenuti in Valle di Susa nell’estate del 2011. Mentre nella maxiaula del Tribunale era in corso l’udienza, all’esterno qualche centinaio di contestatori (pochi i valsusini, molti di più gli attivisti dei centri sociali) tenuti d’occhio dagli agenti in tenuta antisommossa dava vita, sotto il sole cocente, a un presidio di protesta. Risultato: traffico bloccato, dalle 9 alle 13.30, su alcune vie del centro cittadino per quattro ore.”Questo è un processo politico – ha tuonato dal microfono Lele Rizzo, leader del centro sociale Askatasuna – basato su un teorema orchestrato dal signor Giancarlo Caselli e dai suoi accoliti. Ma i nostri avvocati lo stanno smontando”.
Intanto, dentro l’aula giudiziaria, sessantuno, fra poliziotti e finanzieri, chiedevano di costituirsi parte civile. E la stessa cosa facevano  i sindacati di categoria delle forze dell’ordine Sap, Ugl polizia, Sialp, Siulp e, per quel che riguarda la Guardia di finanza, il Cobar.  Analoga richiesta veniva stata avanzata da Ltf, la Società italo-francese che cura la progettazione e le fasi propedeutiche della realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione oltre che  dai curatori fallimentari di Italcoge, impresa edile che ha svolto alcuni lavori di recinzione all’interno del cantiere di Chiomonte e che lamenta di aver subito danni alle attrezzature.
I 46 accusati hanno scelto di farsi giudicare con il rito ordinario: “Abbiamo importanti cose da dire e abbiamo da riempire di contenuti il processo col nostro punto di vista”, ha detto all’uscita dal Tribunale di Torino, Claudio Novaro, legale di 14 degli imputat. “’Il nostro interlocutore istituzionale vero – ha aggiunto Novaro – non è  il giudice per le indagini preliminari ma il Tribunale. Il processo pubblico è una scelta degli imputati, che hanno scelto questa strada perché  si presta di più al contraddittorio e all’acquisizione di nuove prove, consentendoci di smontare alcuni passaggi di ricostruzione storica che la Procura ha veicolato negli.  A me  – ha aggiunto non piace parlare di processo politico: i processi si fanno in contraddittorio con le altre parti”.
Verso le 13.30 la conclusione della prima puntata dell’udienza preliminare (che proseguirà fino alla fine del mese) con i manifestanti che , dopo quattro ore di presidio e di blocco del traffico, hanno smontato i banchetti, raccolto striscioni e bandiere per allontanarsi, alcuni a piedi, altri con i bus che li avevano  portati questa mattina dalla Valle, dove è in corso il campeggio No Tav. Mentre i tre imputati ancora in carcere venivano portati via dal retro del Tribunale  e-  come riferisce la  Questura – un piccolo gruppo di militanti tentava di avvicinarsi  alle camionette tenuti lontani dagli agenti. Proprio durante questo “confronto” un poliziotto si è contuso leggermente a un polso. Al termine del  presidio la Polizia ha identificato e notificato un foglio di via a  una ragazza appartenente all’area anarchica per vecchi episodi legati all’attività del centro sociale che frequenta.

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