Prima la marcia No Tav a Giaglione e dopo lo sgombero del campeggio
L’assalto alle reti del cantiere |
Cresce in valle di Susa (e non solo) la preoccupazione in vista della marcia sul sentiero tra Giaglione e il cantiere di Chiomonte, organizzata per sabato pomeriggio dal movimento No Tav.
Le rassicurazioni di Alberto Perino & C. (“Sarà tranquilla e senza slogan né attacchi contro le forze dell’ordine”) non bastano a tranquillizzare. Tanto più che dai leader del movimento arriva la promessa che, nei giorni successivi, le azioni di lotta contro il cantiere “aumenteranno e saranno più dure”. Insomma, l’idea di tagliare le reti e di riprendersi La Maddalena è tutt’altro che tramontata.
Così è Agostino Montaruli, vice Capogruppo PdL in Regione ad annunciare: “Scriveremo al Ministro dell’Interno Cancellieri chiedendo che venga vietata ed impedita la manifestazione di sabato dato che i componenti hanno più volte dimostrato di esser solamente provocatori, estremisti e violenti”. E il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, aggiunge: “Chiedo che gli episodi di violenza cessino”.
Il materiale sequestrato dopo gli scontri |
Nel mirino c’è il campeggio organizzato dai No Tav a Chiomonte che, nei giorni scorsi, è stata la base logistica delle spedizioni contro il cantiere. Negli occhi di tutti ci sono ancora le immagini della brutta cartolina spedita dalla Valle di Susa nella notte tra sabato e domenica, con gli 11 poliziotti feriti, tra cui il dirigente della Digos Giuseppe Petronzi. E del materiale sequestrato nei giorni successivi: caschi, maschere antigas, bulloni,catene, cesoie, bottiglie con liquido infiammabile, chiodi a tre punte, catene, corde e cubetti di porfido. Così ieri, mercoledì 25 luglio, si è riunito il comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, che si è riunito in prefettura a Torino per decidere se sgomberare il campeggio “no Tav” di Chiomonte. Lo sgombero e la chiusura sono chiesti da esponenti piemontesi del centrodestra e del centrosinistea. Stando alle voci, l’operazione potrebbe avvenire nei primi giorni della settimana entrante.
Roberto Cota e Antonio Saitta |
“Il campeggio No-Tav di Chiomonte – per il presidente della Provincia Antonio Saitta – è un campo militare e in quanto tale va sgomberato. E’ il campo dell’eversione, la sede della violenza. Ed è diventato un punto di raccolta per attaccare le forze dell’ordine, cioè lo Stato. La decisione comunque spetta al questore e al prefetto ma io ho espresso la mia preoccupazione e la necessità che venga dato un segnale forte da parte dello Stato nel segno della legalità”.
Sul piano locale è il sindaco di S.Antonino e consigliere provinciale Antonio Ferrentino a dire senza mezzi termini che “le condanne non bastano più. Bisogna staccarsi da chi sta facendo della valle di Susa una palestra di guerriglia”. Inutile quindi tentare di dire che la manifestazione di sabato non sarà violenta e “affidarsi ai burattinai, ai quali le situazioni sfuggono ogni volta di mano. Sabato scorso abbiamo visto com’è andata la passeggiata: è stata una vera e propria operazione militare. Il movimento No Tav fino a qualche tempo fa era sinonimo di non violenza. Adesso invece bisogna evitare che si ripetano guerriglie continue. Esprimo piena solidarietà ai lavoratori e alle forze dell’ordine vittime della contestazione. Il dissenso è legittimo ma la violenza gratuita è un reato da perseguire proprio nell’interesse di chi dissente pacificamente. Le istituzioni e le forze politiche devono reagire con veemenza contro questi professionisti dell’antagonismo. I valsusini tutti, istituzioni in testa devono isolare questi violenti”.
Parole destinate a rimanere lettera morta se è vero che il presidente della Comunità Montana Sandro Plano in un’intervista al Manifesto ha detto: “Prendo le distanze dagli atti di violenza. Non sono d’accordo con azioni come quelle dell’altra sera ma non sono in grado di impedirle”. E se è vero che proprio la conferenza stampa di presentazione della manifestazione di sabato è stata ospitata nella Sala Comunale di Bussoleno. Insomma, per la valle di Susa si annunciano altri giorni difficili. E l’estate 2012 sembra del tutto simile alla precedente. Sabato la manifestazione e, forse, nei primi giorni della settimana entrante, lo sgombero del campeggio di Chiomonte, con le prevedibili conseguenze. E’ Giulio Vasaturo, criminologo dell’Università “La Sapienza” di Roma, da anni impegnato nello studio dei fenomeni di violenza politica, a lanciare l’allarme. “Temo -afferma – che i militanti anarcoinsurrezionalisti, che sono e rimangono ovviamente una pericolosa minoranza nella gran massa di manifestanti pacifici e democratici del movimento No Tav stiano cercando di far degenerare il conflitto con le forze dell’ordine. L’ipotesi dello smantellamento del campo di Chiomonte potrebbe non essere una soluzione indolore”. E “l’atteggiamento dei leader del movimento pacifico No Tav dovrebbe essere estremamente rigoroso e responsabile. I violenti non vanno isolati solo a parole. Occorre segnalare alle forze dell’ordine ogni gruppo di infiltrati violenti e si deve consentire l’identificazione dei facinorosi. Su questo non è più tollerabile alcuna ambiguità”.
Intanto dall’Alta Valle di Susa viene lanciato un grido di dolore per i danni subiti dall’economia turistica. Per Alessandro Perron Cabus, operatore turistico di Sauze d’Oulx, “i No Tav stanno perdendo credibilità perché stanno mettendo in ginocchio la nostra economia. Questa ormai è una storia infinita e sarebbe ora di dire basta e trovare una soluzione”.
Mentre Luigi Chiabrera, presidente della Turin Marathon (la Maratona di Torino), per anni presidente dell’Azienda Turistica delle Montagne Olimpiche:“C’è il rischio che la valle di Susa si trasformi in un campo di battaglia perenne. E che qualcuno, da una parte o dall’altra, perda la testa. Insomma, che ci scappi il morto. Sono preoccupato. Se la tensione sale oltre i livello di guardia c’è il rischio che la valle venga messa a ferro e fuoco”.