380 in Cassa Integrazione Speciale alla Tekfor di Avigliana. Inizia l’autunno nero del lavoro
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Per il lavoro rischia di essere un autunno non caldo ma nero. La crisi non accenna a “mollare” e l’uscita dal tunnel ancora non si vede. Il grido d’allarme arriva dalla Tekfor di Avigliana. Nell’incontro di oggi, presso l’Unione Industriale di Torino, l’azienda ha dipinto un quadro a tinte fosche: “Abbiamo soldi per pagare salari e stipendi solo a fine anno”. E il deficit dei due stabilimenti, quello aviglianese (380 addetti) e di Villar Perosa (550), arriverebbe a toccare – secondo indiscrezioni – qualcosa come 16 milioni di euro. E dai prossimi giorni per gli operai di Avigliana, potrebbe scattare la Cassa Integrazione Straordinaria per un anno. Mentre, tra gli impiegati, si conterebbero 50 esuberi.
Il confronto tra le parti prosegue. Sindacato e Rsu hanno chiesto di sottoscrivere un “patto di solidarietà”. Mentre giovedì 19 settembre scatta la mobilitazione con assemblee davanti ai cancelli della fabbrica.
Lavoratori Tekfor davanti ai cancelli della fabbrica di Avigliana |
Il lavoro c’è, i volumi produttivi pure. Ma la Tekfor (già Teksid) di Avigliana è in crisi. Crisi di soldi, di liquidità, di bilancio. Che ha spinto la proprietà, la tedesca Neumayer, ad avviare una sorta di commissariamento dello stabilimento aviglianese che, di fatto, corrisponde con l’amministrazione controllata. E per farlo la holding tedesca ha trovato 16 milioni di motivi, pari agli euro di disavanzo che lo stabilimento aviglianese accumula col bilancio dell’anno in corso. Così le nubi sono tornate ad addensarsi sul futuro dei 380 lavoratori della Tekfor di Avigliana. Intanto, per l’immediato l’azienda ha già presentato la richiesta di Cassa Integrazione Straordinaria. “La cassa ordinaria è terminata – spiega il direttore del personale Fabrizio Zanobini – e siamo costretti a ricorrere allo strumento straordinario per affrontare questo difficile momento”. Tra i dipendenti di Avigliana però circola il malcontento. Perché, si chiedono, “la cassa straordinaria è stata chiesta solo per noi e non per i 550 colleghi dello stabilimento gemello della ex Ompv di Villar Perosa, entrata a far parte alcuni anni fa della Tekfor?”
La risposta arriva da Bruno Allegro, delegato sindacale: “A Villar Perosa hanno ancora a disposizione la cassa ordinaria. Ma il punto non è questo, perché siamo tutti nella stessa barca”. Di certo c’è che, alcune operazioni del passato (come la vendita di macchinari allo stabilimento della Val Chisone, poi acquisito) non hanno certo brillato per acume. “E comunque – prosegue Allegro – chi ha commesso quegli errori non fa più parte della Tekfor e non può creare altri guai”. E il nuovo managment? Un segnale l’ha dato ieri mattina, mercoledì, partecipando (cosa non certo consueta da queste parti) nientemeno che all’assemblea sindacale dei lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento. “Ma cosa vuol dire essere in amministrazione controllata?”, ha chiesto un operaio. “Che siamo in vendita? Che cerchiamo nuovi soci e nuovi investitori? E se, in questi tempi di crisi, nessuno ci… prende, che fine faremo?”
Domande a cui il nuovo amministratore delegato Roberto Peiretti non si è sottratto. “Ci facciamo carico di cercare le soluzioni per uscire da questa situazione difficile che coinvolge me insieme a tutti voi. Non mi tiro indietro. Capisco le rimostranze dei lavoratori. Il mio obiettivo è quello di salvare l’azienda e più posti di lavoro possibili. Spero di incontrare al più presto i vertici della holding”. Che, va detto, in tutto questo tempo non è certo stata a guardare. E’ ancora il direttore del personale Fabrizio Zanobini a spiegare che “la casa madre ci ha già finanziati con 2.500 euro ad agosto mentre ha cancellato il debito pregresso di 8 milioni di euro. Adesso però anche Neumayer è in sofferenza e ha individuato lo strumento dell’amministrazione controllata per trovare nuovi investitori che risollevino le sorti degli stabilimenti di Avigliana e Villar Perosa”. Di qui gli appelli alla responsabilità e alla vigilanza di Bruno Allegro: “Concediamo fiducia ai nuovi vertici. Diamo loro credito. Ma vigiliamo sulle loro scelte e rivendichiamo il diritto di dire la nostra, visto che dalla terapia che sceglieranno questi nuovi medici dipenderà la salute della Tekfor e il futuro di chi ci lavora”.