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C’era una volta la Comunità Montana ovvero: cronaca di una morte annunciata

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Villa Ferro a Bussoleno, sede della Comunità Montana
Poche idee ma ben confuse. Viene da dirlo se guardiamo alle politiche sulla montagna praticate dalla Regione Piemonte, con la Giunta Bresso prima e con la Giunta Cota poi. Il caso eclatante? La vicenda delle Comunità Montane. E’ noto che, prima del 2009 nelle valli di Susa e Sangone, di Comunità Montane ce n’erano tre: bassa valle di Susa, alta valle e Val Sangone. Poi la decisione storica: accorpiare i tre enti in uno solo, con sede a Bussoleno, Villa Ferro.
Passano tre anni e la Regione che fa? Approva una nuova legge con cui, di fatto, scrive l’epitaffio sulla Comunità Montana Val Susa e Val Sangone
A meno che non accada un miracolo. E cioè che i 43 sindaci valsusini e valsangonesi, come per incanto, mettano da parte le divisioni di questi ultimi anni e decidano di rianimare l’ente ormai moribondo dando vita, come un cuor solo e un’anima sola, all’Unione dei Comuni Montani della Valle di Susa e della Val Sangone. Sarebbe un miracolo, appunto, visto quanto è accaduto dal 2009 ad oggi. Con la spaccatura tra la Giunta “anomala” Pd-No Tav creata intorno a Sandro Plano, invisa a quasi la metà degli “azionisti” di riferimento, e cioè le amministrazioni comunali governate da maggioranze vicine al centro destra: quasi tutta l’Alta Valle, tutta la Val Sangone più, in bassa, Condove, Susa, Borgone… e scusate se è poco.
Appare quindi probabile, se non certo, che la legge approvata due settimane fa dal consiglio regionale ponga fine a una vicenda a tratti epica.
Come quando – presidenti il democristiano e successivamente Popolare Luciano Frigieri prima e il post comunista Antonio Ferrentino poi – il popolo della valle (e non solo) venne a più riprese chiamato a raccolta per dire No a un progetto sull’alta velocità che per molti avrebbe compromesso la valle di Susa. Battaglia vinta, checché se ne dica, tanto che quel progetto é stato definitivamente seppellito nel 2006 con l’apertura di un nuovo, controverso capitolo: quello dell’Osservatorio sulla Torino-Lione e del nuovo progetto. Ma questa, per dirla con Lucarelli, “è un’altra storia”.
Sugli scranni più alti dell’ente si sono seduti personalità della levatura di un certo Tullio Benedetti, comunista doc ma capace di dialogare e di convergere con chi, per storia e formazione, era “altro” da lui. In alta valle, invece, vengono ricordati i tempi del liberale Alessandro Gibello (al centro negli anni successivi di una sfortunata vicenda giudiziaria), capace di visioni e aperture che superavano gli steccati delle appartenenze partitiche.
Chiusa questa storia rimane da capire che cosa capiterà adesso.
Il giudizio di Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, già democristiano e oggi democratico in odore di eresia per le sue posizioni No Tav, è duro: 
“La legge 192 è un pasticcio istituzionale che cancella le comunità montane in un’ottica di risparmio generale dei costi di gestione della politica a tutti i livelli. Ad appena tre anni dal taglio radicale e dagli accorpamenti che hanno visto le comunità montane piemontesi passare da 48 a 22, ora si crea una legge che non dà alcun risparmio ma che costringe a cercare una sistemazione al personale. I costi si trasferiranno ai Comuni. E poi sono molto preoccupato per tutti quei servizi associati che attualmente gestiamo tra cui l’asilo nido, lo sportello unico per le imprese. Nessun Comune potrà farsi carico completamente di questi servizi per cui dovremo cercare la forma per continuare a lavorare come un’unione di enti locali”.
Sul fronte del centro destra Paolo Alpe, sindaco di Borgone, invita a “valutare bene la situazione. Intanto – spiega – l’obbligo di creare Unioni di Comuni o Convenzioni sui servizi riguarda solo i Comuni con popolazione inferiore ai 3 mila abitanti. E tra le due ipotesi, Unione o Convenzione, credo che la più praticabile sia la convenzione, meno rigida e vincolante oltre che limitata ad alcuni servizi. Certo i sindaci saranno chiamati ad accantonare le divisioni politiche e a ragionare in modo molto concreto con i Comuni vicini”. E proprio i Comuni, secondo Alpe, stanno pagando il prezzo più alto: “Basti pensare alle nuove normative che dimezzano i consiglieri comunali. Tanto per fare un esempio, a Borgone ci saranno sei consiglieri più il sindaco. Come se tutti gli sprechi dell’Italia fossero da attribuire ai piccoli comuni”
Sul fronte del centro sinistra, Antonio Ferrentino, sindaco di S.Antonino e consigliere provinciale, non esita a utilizzare lo stesso aggettivo che un certo Calderoli ha espresso sulla legge elettorale da lui stesso scritta: “Una porcata”. “Non mi viene un altro termine per definirla. Chi l’ha scritta non ha tenuto in minima considerazione la specificità delle aree montane, cancellando con un colpo di spugna gli ultimi dieci anni quando, in Valle di Susa, si sono praticate politiche di area vasta come i patti territoriali, i finanziamenti europei, gli asili nido. Risultato: si va verso la polverizzazione delle rappresentante istituzionali nelle aree montane. E non si risolvono importanti questioni, come il personale di questi enti che presto si sommerànell’esubero a quello delle Provincie accorpate”.
E non è nemmeno chiaro “chi pagherà e con quali soldi il funzionamento delle unioni dei comuni e delle convenzioni. Insomma, la Regione ha pensato a smantellare quello che c’era senza pensare a come far funzionare i nuovi accorpamenti”.
La domanda, quindi, è d’obbligo. Come si procederà nel 2013, quando le Comunità Montane saranno definitivamente seppellite?
Vedremo.
Bruno Andolfatto

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