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TAV, VINO DEL GHIACCIO e BULLISMO STRAPAESANO

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Renzo Pinard, sindaco di Chiomonte

ll fatto è accaduto. Ma tutti, o quasi tutti – politici, opinion leader e cronisti più o meno coraggiosi – hanno preferito far finta di nulla e voltare la testa dall’altra parte. Eppure qualche giorno fa ignoti vandali se la sono presa con la vigna del sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, distruggendo il 40% del raccolto delle viti. Il danno, circa 16 mila euro.

“Non ho parole – ha detto il sindaco Pinard ai pochi taccuini che hanno preso nota della sua reazione – perché un conto è avercela con me, ma qui significa fare la guerra al territorio e alla vita”. I vandali hanno tagliato le reti e i grappoli d’uva e poi li hanno calpestati.
Dal vigneto distrutto sarebbe dovuto sgorgare il ‘Vino di ghiaccio’. E tra poco più di un mese, a dicembre, era previsto l’inizio della raccolta dei grappoli.
Repiloghiamo. Il fatto. La reazione. L’indifferenza. Può bastare? No di certo.
Perchè, secondo qualcuno, Pinard doveva rimanere muto e rassegnato. Secondo i milgliori canoni di un insopportabile bullismo strapaesano.
Questo, almeno, sostiene la “lettera al sindaco Pinard” divulgata sabato, “pregando chi può farlo di pubblicarla sui siti NO TAV e sui giornali local”.
Ora, questo non è un sito No Tav ma un libero blog in un libero Stato (che pur non essendo la Repubblica della Maddalena tutela comunque la libera espresssione del pensiero) ; di qui la scelta di pubblicare lo scritto. La lettura delle righe che seguono, infatti, dà la cifra del clima di tolleranza, di rispetto, di apertura al confronto che si vive in valle di Susa da qualche tempo a questa parte.

Spettabile sig Sindaco Pinard.
Siamo dispiaciuti per il disagio da lei subito , per la parziale distruzione della sua uva del ghiaccio, è stato un gesto inutile e dannoso anche nei confronti della terra e dei suoi frutti. Mi stupisce anche molto che il fatto sia successo in una zona controllata dalle forze dell’ordine, con telecamere e uomini che presidiano il territorio e impediscono anche a noi paesani di transitare in via Avanà .
Per quanto riguarda il danno economico così elevato crediamo non sia neanche paragonabile a quello che lei ha fatto con il signor Prefetto e la lobbies del cemento alla nostra comunità, consentendo il prelievo forzato del sito ed il museo archeologico, la cantina sociale della Comunità Montana, la zona della Clarea con i suoi castagni secolari, dove nonostante l’autostrada, era meta delle passeggiate dei turisti e degli abitanti.
Per questo riteniamo che dovrebbe avere il buon gusto e la dignità di tacere e smetterla di lamentarsi, perché il vero attentato in questo caso lo abbiamo subito noi cittadini e la Costituzione Italiana.
La sua vigna riprodurrà l’uva l’anno prossimo, ma la Clarea non tornerà più come prima.
Con la sua collaborazione lei ha contribuito al debito e noi lo dovremo pagare per tutta la vita, per un’opera dannosa e inutile.
Si fermi a riflettere e si assuma le sue responsabilità!
Distinti saluti

Marisa e Gildo Meyer

Ha capito “spettabile sindaco”? Zitto e mosca. In piemontese si direbbe “ciapa e porta a cà”. Ci dispiace per l’uva, ma per te nemmeno un po’. Una lettera interessante più per il non scritto che per lo scritto- Per il retropensiero che sottintende e che circola come un virus: “Non è stato nessuno a danneggiare la vigna e se è stato qualcuno non ha poi fatto così male. Anzi non è che il sindaco la vigna se l’è danneggiata lui, scortato dalle truppe d’occupazione e sotto le telecamere stranamente spente per l’occasione?”.
Un retropensiero sgradevole. Che produce un effetto simile a quello di un ripetuto reflusso causato da un piatto pesante mangiato da qualche ora e che proprio non vuol saperne di dissolversi.
Sensazioni che, se si tornasse a ragionare con la testa e non più con la pancia, sparirebbero magicamente. Ma forse in valle serviranno ancora dosi massicce di Citrosodina granulare….

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