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Diego nella vigna devastata dai vandali |
<!– @page { margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm; direction: ltr; color: #000000; line-height: 115%; widows: 2; orphans: 2 } P.western { font-family: "Calibri", sans-serif; font-size: 11pt; so-language: it-IT } P.cjk { font-family: "Calibri", sans-serif; font-size: 11pt } P.ctl { font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 11pt; so-language: ar-SA } E’ accaduto la settimana scorsa. Ma tutti, o quasi, hanno preferito far finta di nulla e voltare la testa dall’altra parte. Eppure all’inizio della settimana scorsa ignoti vandali se la sono presa con la vigna del sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, distruggendo il 40% del raccolto delle viti e pregiudicando un progetto, quello del vino del ghiaccio, che vale circa 16 mila euro.
“Non ho parole- ha detto il sindaco Pinard ai pochi taccuini che hanno preso nota della sua reazione – perché un conto è avercela con me, ma qui significa fare la guerra al territorio e alla vita”. I vandali hanno tagliato le reti e i grappoli d’uva e poi li hanno calpestati.
Dal vigneto distrutto sarebbe dovuto sgorgare il “Vino di ghiaccio”. E tra poco, non appena la temperatura fosse scesa sotto lo zero per rimanerci per parecchi giorni, sarebbe iniziata la raccolta dei grappoli.
Una settimana dopo ci siamo arrampicati con Diego, uno dei ragazzi che lavora per Renzo Pinard fino alla vigna danneggiata. “E’ la prima volta che entro dopo quello che è successo, probabilmente nella notte tra lunedì e martedì della settimana scorsa. Fino ad oggi non ne ho avuto il coraggio”. In effetti c’è da credergli. Basta vedere le reti danneggiate, l’uva gettata a terra e calpestata per capire il gesto dei vandali nel suo perverso valore simbolico. Un oltraggio: alla terra e a chi la lavora. Un intimidazione, paradossale per chi dichiara, a parole di difendere l’ambiente.
Diego racconta la fatica di tutti i giorni. “Facciamo i salti mortali per fare arrivare i grappoli d’uva al giorno della raccolta e per impedire che vengano mangiati dagli uccellini, dai tassi, dalle vespe. Per questo proteggiamo le viti con le reti. E difendiamo la vigna dai tassi con un filo di corrente simile a quello che si mette nei prati per impedire alle mucche di uscire”. Ma un conto è difendersi dalla.. natura, un altro dalla cattiveria e dalla stupidità umana. “Qui non possiamo certo usare trattori né mezzi automatizzati – fa notare Diego – basta guardare la vigna per accorgersene. Questa non è neppure la più scomoda. Nelle altre, per lavorare, dobbiamo letteralmente arrampicarci”.
Diego spiega come potrebbero essere andate le cose: “Probabilmente sono entrati di notte, favoriti dalla luna piena. E con un coltello hanno tagliato le reti. Poi hanno afferrato i grappoli e li hanno gettati per terra. Capirei li avessero rubati, gettandoli a terra e calpestandoli invece hanno voluto sputarci addosso e offendere la terra. Un gesto odioso”. La vigna, occhio e croce, è grande 300 metri quadrati. I vandali ne hanno danneggiato più o meno la metà, quindici filari in tutto.
Diego continua a guardare le viti. Ancora non riesce a crederci. “Non so chi sia stato. Non so se l’abbia fatto per farla pagare a Pinard e alle sue posizioni sul Tav. La cosa quasi non mi interessa. Il fatto è che se la son presa con la terra e con chi la lavora. Paradossale per chi dice di voler difendere l’ambiente”.
E a far male, da queste parti, oltre al fatto e all’indifferenza che lo ha accompagnato, è la sensazione della beffa. Per alcuni, infatti, secondo i migliori canoni di un insopportabile bullismo strapaesano Pinard se ne sarebbe dovuto rimanere muto e rassegnato. E’ quanto si evince dalla “lettera al sindaco Pinard” divulgata sabato sera con tanto di preghiera “a chi può farlo di pubblicarla sui siti No Tav e sui giornali locali”.
Lettera che dà la cifra del clima che si vive in valle di Susa da qualche tempo a questa parte. Ecco il testo: “Spettabile sig Sindaco Pinard. Siamo dispiaciuti per il disagio da lei subito, per la parziale distruzione della sua uva del ghiaccio, è stato un gesto inutile e dannoso anche nei confronti della terra e dei suoi frutti. Mi stupisce anche molto che il fatto sia successo in una zona controllata dalle forze dell’ordine, con telecamere e uomini che presidiano il territorio e impediscono anche a noi paesani di transitare in via Avanà .Per quanto riguarda il danno economico così elevato crediamo non sia neanche paragonabile a quello che lei ha fatto con il signor Prefetto e la lobbies del cemento alla nostra comunità, consentendo il prelievo forzato del sito ed il museo archeologico, la cantina sociale della Comunità Montana, la zona della Clarea con i suoi castagni secolari, dove nonostante l’autostrada, era meta delle passeggiate dei turisti e degli abitanti.
Per questo riteniamo che dovrebbe avere il buon gusto e la dignità di tacere e smetterla di lamentarsi, perché il vero attentato in questo caso lo abbiamo subito noi cittadini e la Costituzione Italiana. La sua vigna riprodurrà l’uva l’anno prossimo, ma la Clarea non tornerà più come prima. Con la sua collaborazione lei ha contribuito al debito e noi lo dovremo pagare per tutta la vita, per un’opera dannosa e inutile. Si fermi a riflettere e si assuma le sue responsabilità! Distinti saluti, Marisa e Gildo Meyer”
Una lettera interessante più per ciò che “non sta scritto” che per quanto esplicitato. Per il retropensiero che sottintende e che sta circolando come un virus: “Non è stato nessuno a danneggiare la vigna e se è stato qualcuno non ha poi fatto così male. Anzi forse il sindaco la vigna se l’è danneggiata lui, scortato dalle truppe d’occupazione e sotto le telecamere stranamente spente per l’occasione. Anzi, il sindaco chieda scusa, perchè i danni all’ambiente li ha fatti lui”. Succede nel novembre 2012 in valle di Susa. Incredibile ma vero.
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