Se il tribunale diventa uno stadio. Una bolgia la prima udienza del processo ai 45 No Tav protagonisti degli incidenti dell’estate 2011
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Tribunale trasformato in uno stadio, con tanto di eroiche gesta degli hooligans all’interno e all’esterno dell’edificio e con un ferito, sia pure non grave (per fortuna) tra gli operatori dell’informazione che sembrano i nuovi nemici dei No Tav duri (parecchio) e puri (mica tanto).
Eccolo, il clima vissuto mercoledì nel Palazzo di Giustizia, dove è andata in scena l’apertura del processo a carico di 45 attivisti per gli scontri con le forze dell’ordine dell’estate 2011. Il rinvio era nell’aria ma questo non ha fermato la protesta del movimento No Tav davanti e all’interno del tribunale. E rinvio, come previsto, è stato, a causa della mancata notifica della convocazione nei termini di legge a una dozzina di imputati. Se ne riparlerà dal prossimo 21 gennaio, ammesso che stavolta la burocrazia giudiziaria faccia il suo corso.
Nonostante questo, meno di 200 militanti dell’ala irriducibile del movimento (pochi – e diremmo “i soliti” – i valsusini; molti, viceversa, i giovani dei centro sociali, da Askatasuna e oltre…) si sono trovati fin dal primo mattino davanti al palazzo di giustizia. Alcuni sono entrati in aula, mentre altri hanno bloccato il traffico in via Falcone, la strada antistante l’edificio. La situazione di maggiore tensione, però, si è vissuta all’interno dell’aula 46, dove era stata convocata l’udienza. Troppo piccola per ospitare gli imputati, i loro avvocati, il pubblico e i cronisti, tant’e’ che il presidente del collegio giudicante, Quinto Bosio, si e’ visto costretto a chiedere lo spostamento nella piu’ capiente aula 3.
I manifestanti, però, non hanno voluto sentire ragioni. Hanno scandito slogan contro i magistrati e per la liberazione dei due attivisti Maurizio Ferrari e Alessio Del Sordo, ancora in carcere presenti nella cella dell’aula. Poi hanno preso di mira Roberto Osti, cameraman della Rai, a cui hanno intimato di non riprendere la protesta. Al suo rifiuto, è nato un breve parapiglia durante il quale l’operatore è stato raggiunto da un pugno ai testicoli e da uno sputo sul petto. E’ dovuto correre all’ospedale per il dolore e la rete lo ha sostituito.
Cambiata l’aula, ancora troppo piccola per contenere tutti, i No Tav sono esplosi in applausi, cori e fischi quando sono entrati i due detenuti. Il giudice Bosio ha poi letto il calendario delle udienze – dopo la prima saranno 21 fino a luglio – e, come da programma, ha rinviato l’apertura del processo.
Al termine dell’udienza alcuni avvocati difensori hanno avvicinato alcuni reporter intimando loro di non pubblicare le foto e le immagini di quanto avvenuto nell’aula e, soprattutto, di evitare la pubblicazione dei volti dei manifestanti: “Altrimenti vi quereliamo, visto che non c’è stata alcuna autorizzazione”. Così va il mondo, così va l’Italia….
Penso anche io che la protesta violenta sia al 99% in mano ai ragazzi dei centri sociali.Ma i Valsusini, intendo quelli che si trincerano dietro la qualifica di "semplici cittadini" (che vorrà mai dire, non si sa…) prima di tirarseli dietro nelle loro marcie No TAV non potevano pensarci? Perchè non ho mai sentito una presa di distanze pubblica da parte della popolazione della Val Susa? Forse mi sono perso qualcoa?