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S.Antonino, la lavagna scippata

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Nonostante oltre 13 mila voti della giuria del web la Lim non approda a S.Antonino. Susanna Tittonel: “Hanno cambiato le regole durante il gioco”. Rabbia e delusione tra studenti e insegnanti 

Docenti e preside con le studentesse Beatrice e Matilde a Roma

 “La delusione ci può stare e l’avremmo tutti metabolizzata senza problemi se  le regole del gioco fossero state chiare fin dall’inizio e non ci fossero state gravi e palesi scorrettezze”. Susanna Tittonel, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di S.Antonino non le manda certo a dire. Venerdì scorso è scesa a Roma con due insegnanti, Elena Gadoni e Paola Rocci, e due studentesse di seconda media, Beatrice e Matilde. Rappresentavano tutto l’Istituto, ma soprattutto le scuole medie che hanno partecipato al concorso “Noi ci stiamo”, organizzato dall’Istituto Italiano per la crescita della persona, sovvenzionato (per una cifra il cui importo non è stato possibile sapere) dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In palio una lavagna interattiva multimediale. Si concorreva presentando elaborati realizzati dai ragazzi sulla tutela del bene comune e per il consumo responsabile. Gli studenti e gli insegnanti di S.Antonino portavano il materiale realizzato lo scorso anno scolastico nel programma Centoscuole per la cittadinanza attiva; una mole cospicua di documenti di indiscutibile valore didattico.
Secondo il regolamento del concorso, i vincitori dovevano  essere stabiliti “secondo il giudizio di una giuria tecnica e di un voto popolare su web”. 
Bene, pur essendo la scuola più votata d’Italia con 13.822 voti ottenuti su internet, la  media di S.Antonino non ce l’ha fatta a portare a casa, o meglio in classe, la Lim. Di più: il “giudizio insindacabile della giuria”, come riferisce Fabrizio Pangrazi, uno dei genitori più attivi nel sostenere gli studenti santantoninesi “ha escluso anche altre scuole che, su internet, avevano consensi  ben oltre i 9 mila voti. Tanto per esemplificare: la scuola di S.Antonino, nel giudizio finale, si è misurata con scuole che avevano 317 e 324 voti, mentre nelle altre categorie hanno avuto accesso alla fase finale istituti con 14 e 20 voti”.
Come si difendono gli organizzatori del concorso? Semplice: attaccando. Christian Zauli, presidente dell’Istituto per la Crescita della Persona, nella pagina Facebook segnala  di “aver ricevuto telefonate, email e messaggi da parte di alcune scuole che denunciavano di aver ricevuto offerte per acquistare un sistema di violazione per implementare irregolarmente i voti del proprio elaborato su internet. Il nostro webmaster ha poi verificato nella fascia notturna (orario anomalo soprattutto per scuole e famiglie) picchi di centinaia di voti per alcuni elaborati tra i primi in graduatoria”.
In pratica, dice Zauli, non si è tenuto conto del voto popolare perché qualcuno avrebbe truffato. A chi si riferisce? Forse ai santantoninesi e ai valsusini? Raggiunto al telefono, Christian Zauli nega: “Non mi riferivo certo a loro”. E allora a chi? “Non lo voglio dire, tanto questo non ha influenzato l’esito del concorso”. Ma perché di fronte a un comportamento illegale non ha fatto regolare denuncia? Zauli glissa: “Non avremmo dato un segnale positivo ai ragazzi”.
Ma qual è stata l’entità del finanziamento ricevuto dal Governo per questo concorso? “C’è su internet. E’ tutto scritto”. Invece no, su internet la cifra ricevuta dal Dipartimento della Gioventù proprio non c’è. E nemmeno lo stesso Dipartimento la riferisce:  “Per saperlo dovete fare richiesta scritta”. Quando si dice trasparenza…
Intanto la preside Susanna Tittonel è a dir poco furibonda. “Ho preso carta e penna e ho scritto una vibrata lettera di protesta. Non finisce qui. Tra l’altro se ci avessero detto per tempo che non avevamo vinto ci saremmo risparmiati la spesa per il viaggio. Non possiamo dirlo, ci avevano riferito nei giorni precedenti. Peccato che quando siamo arrivati in sala abbiamo visto le classi vincitrici già pronte per ricevere il premio. Si vede che gli organizzatori volevano la sala piena per le fotografie. Tra l’altro non si sono degnati di dare neanche un piccolo omaggio ai partecipanti”. Ma anche su questo Christian Zauli nega: “Nessuno sapeva i nomi dei vincitori prima delle premiazioni”. Ribatte Tittonel: “Ma a chi la vogliono raccontare? Non siamo stupidi, eravamo lì e abbiamo visto tutto”.
Così Susanna Tittonel la mette proprio sul piano etico ed educativo: “Hanno cambiato le regole durante il gioco e questo non si fa, è scorretto. Ai miei ragazzi insegno ad accettare le sconfitte ma anche a reagire quando i propri diritti vengono violati e a denunciare le ingiustizie subite. Anche questo è cittadinanza attiva. E qui l’ingiustizia è palese”.
Bruno Andolfatto

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