S.Antonino, teatro a scuola. Un laboratorio per educare
Una lezione originale quella di venerdì 31 maggio per la IV A della primaria di S.Antonino. Le maestre Elena e Roberta hanno lasciato spazio a due insegnanti un po’… particolari: Claudio Zanotto e la sua asinella, Geraldina. Così i bambini della scuola e i ragazzi “diversamente abili” del Cst di S.Antonino, hanno ascoltato alcune storie e leggende delle valli alpine. E poi hanno fatto merenda insieme. Davvero un bel pomeriggio! Uno dei tanti vissuti dai ragazzi della scuola primaria. Con tante attività formative.
Ma si può “educare” anche attraverso il teatro? Certo. E succede proprio alla primaria di S.Antonino dove, tanto per fare un altro esempio, Davide Palermiti, 33 anni, di Trana conduce un laboratorio di educazione che utilizza proprio quest’arte espressiva. Lo scopo? Non certo quello di “fare spettacolo” ma, spiega Palermiti, “di utilizzare il gioco, il corpo, la narrazione per aiutare i bambini a sviluppare la consapevolezza di sé stessi e le relazioni con gli altri”. Un vero e proprio cammino di ricerca che quest’anno, nell’Istituto Comprensivo di S.Antonino, ha coinvolto 7 classi a S.Antonino (due quinte, due quarte, due terze e una seconda) e 2 a Villar Focchiardo (una quarta e una quinta). Ma come funziona il laboratorio? “Si comincia mettendosi tutti in cerchio in una sorta di rito iniziale fatto di saluti, giochi di contatto, sguardo, strette di mano, abbracci. E’ la fase del linguaggio non verbale, quella che in gergo verbale viene chiamata presenza scenica”.
Poi c’è la costruzione di una storia o la rielaborazione di una storia conosciuta: “La cosa che conta – spiega Palermiti- è che i ragazzi siano parte attiva, ci mettano “del loro” in quello che si realizza”. Così il teatro diventa la metafora della vita: “In fondo nel corso della vita, ciascuno di noi interpreta almeno quattro o cinque ruoli: figlio,genitore, alunno, insegnante… “. Un laboratorio, quindi, che vuole aiutare i ragazzi a crescere, “lavorando sull’intelligenza emotiva, sulla consapevolezza di cioè che si è, sulle relazioni interpersonali”. Insomma molto più della preparazione di uno spettacolo. “Che si può anche fare ma che deve arrivare dopo un percorso”.