SELMAT-FIAT, la lite continua e approda in Parlamento
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Il caso della Selmat di S.Antoninoapproda in Parlamento. Nei prossimi giorni verrà presentata un’interrogazione sul contenzioso tra il gruppo, che ha sede in valle di Susa, e la Fiat. E’ quanto ha promesso il Pd, in un incontro che si è svolto venerdì 7 giugno a Torino a cui ha partecipato il presidente della Commissione lavoro di Montecitorio Cesare Damiano.
La lite tra Selmat e Fiat è in corso da alcune settimane ed ha avuto uno sbocco giudiziario con la presentazione incrociata di due esposti. La Fiat ha addebitato lo stop di alcuni suoi stabilimenti , avvenuto alcune settimane fa, alla mancata fornitura di componenti plastici da parte del gruppo piemontese che impiega circa mille lavoratori nei cinque stabilimenti piemontesi di Sant’Antonino di Susa, Airasca, Dronero, San Martino Alfieri e Beinasco. Una contestazione respinta al mittente dall’amministratore delegato Selmat Enzo Maccherrone: “Noi – sostiene – non abbiamo mai bloccato la Fiat, né la Maserati, non abbiamo problemi di qualità e di servizio, vogliamo continuare a lavorare con il gruppo Fiat”. Per la Selmat lo stop agli stabilimenti Fiat ha avuto altre cause, indipendenti dalle forniture.
Selmat è fornitore unico per la Fiat di alcuni componenti (gli interni in plastica); una condizione ormai rara per il Lingotto, “aggravata” dalla richiesta dell’azienda di aggiornare i listini. A fine aprile il contrasto è esploso: la Selmat ha comunicato ai sindacati la messa in Cassa integrazione per una settimana di un’ottantina di dipendenti della fabbrica di Airasca, giustificandola con la mancanza di commesse da parte Fiat, mentre diversi stabilimenti del gruppo automobilistico, anche oltre confine, sono stati fermati.
“Chiediamo alle istituzioni la convocazione di un tavolo con Fiat, per trovare una soluzione a una vicenda che potrebbe compromettere mille posti di lavoro”, dice Maccherrone. Con l’ad Selmat si schierano i lavoratori e le rappresentanze sindacali unitarie che hanno partecipato all’incontro con i rappresentanti del Pd.”’Non capiamo perché dobbiamo sottostare al gioco di Fiat che comunque non ha un piano industriale chiaro – dice Davide Cecconato Rsu Uilm dello stabilimento di Sant’Antonino”.”L’azienda – prosegue – ha investito anche in anni difficili e paga regolarmente gli stipendi da quando é stata fondata nel 1957. Noi fino ad oggi lavoriamo ma se la Fiat toglie le commesse siamo in pericolo”.
Circa tre quarti del fatturato Selmat deriva dalle forniture alla Fiat e senza garanzie sulla prosecuzione del rapporto, una riorganizzazione appare inevitabile. Cauto il commento di Damiano che sottolinea la necessità per i fornitori di avere piu’ committenti: “E’ una situazione complicata, siamo preoccupati per il futuro di questa azienda in un settore segnato da crisi profonda”, ha detto il parlamentare Pd -. “Torino può comunque diventare un distretto di qualità e buona parte dell’indotto si è ormai emancipato, non é semplicemente legato a Fiat. Le aziende devono essere nelle condizioni di poter diversificare produzioni e … clienti perché il mercato è internazionale. Bisogna sostenere questi processi”.
Nel merito del contenzioso tra Selmat e Fiat, Damiano ha auspicato “che si possa giungere a un confronto con la casa automobilistica torinese per ripristinare un normale rapporto industriale tra un fornitore e un suo cliente”. In campo è scesa anche la Fiom di Torino e Asti e i chimici Filctem-Cgil che hanno chiesto un incontro all’assessore al Lavoro, Claudia Porchietto. “ Vogliamo sensibilizzare e impegnare le istituzioni regionali affinché sia fatta chiarezza sulla vicenda ed eventualmente aprire un tavolo istituzionale”.