La cappella di S. Brigida al Cresto compie trecento anni
Read Time:2 Minute, 17 Second
La cappella del Cresto |
La cappella di S. Brigida in frazione Cresto conta 300 anni di vita. Fatta costruire nel 1713 – e consacrata quattro anni dopo – per esplicito desiderio dei maggiorenti e della popolazione residente nella frazione, testimonia una fase nuova nei rapporti tra i diversi componenti la comunità cristiana.
La chiesa parrocchiale era stata da poco riparata, dopo molte insistenze dell’abate della Sacra di S. Michele, Ignazio Carroccio, cui la parrocchia è sottoposta a giurisdizione pastorale; la chiesa di S. Desiderio (ora S. Antonio) era diroccata, benché esercitasse ancora un controllo fiscale e pastorale su una piccola porzione del paese; la cappella di S. Rocco, la meglio sistemata da questo punto di vista, era della Comunità ovvero dell’amministrazione civile. Con questa edificazione si voleva affermare un ruolo laicale non certo autonomo dalla comunità parrocchiale ma fieramente devoto al logo e che non farà mai mancare il suo sostegno economico alle necessità dell’edifico, anzi.
La Compagnia che ne segue le sorti, tra il 1744 e il 1781 fa costruire la sacrestia e un bel armadio in legno, nel 1807 fa costruire un altare in struttura muraria ricoperto da malta composta da calce e sabbia con finitura realizzata con scagliola lisciata e poi decorata con colori a tempera, incerata e tirata a lucido con decorazioni a finto marmo che lo rendono del tutto simile a quello in marmo della chiesa parrocchiale realizzato pochi decenni prima.
Nello stesso periodo e comunque prima del 1810 fu costruito il campanile.
La cappella del Cresto rappresenta, dunque, un vanto per la popolazione della borgata, tanto che ottengono dal Vescovo della diocesi, mons. Francesco Vincenzo Lombard, il 30 gennaio 1827, che la frequenza alla messa nel giorno della festa – il 1° febbraio dedicata a santa Brigida d’Irlanda – ottenga 40 giorni di indulgenza. Era messa cantata, preceduta da una novena, e con benedizione con il SS. Sacramento nella chiesa parrocchiale.
A questa festa se ne aggiungerà una seconda, nel 1897, in occasione di S. Maria delle Grazie facendola diventare “la festa principale della cappella stessa” venendo così incontro alle mutate condizioni sociali ed economiche favorendo la partecipazione popolare in un giorno non infrasettimanale. I lavori di restauro (2005-2011) completati da poco grazie a una bella sinergia tra L’Università della Terza Età, parrocchia, Regione Piemonte, Fondazione CRT e Magnetto e le associazioni Ana, Aido e Lions Club Susa – Rocciamelone, costati poco più di 108mila euro, hanno restituito alla collettività un piccolo gioiello dell’arte settecentesca valsusina, ma anche uno spazio pienamente accogliente e funzionale sia alla valorizzazione artistica e storica della borgata, sia alla devozione religiosa e, perché no, alla rivalutazione dell’impegno laicale volto alla conservazione del bene.
Piero Del Vecchio