Un nuovo Polivalente per la parrocchia
Gli scout del S.Antonino 1° che dopo quasi vent’anni ritornano nella loro sede naturale e originaria : la parrocchia. L’oratorio dedicato a San Filippo Neri che trova nuovi, adeguati spazi vitali.E poi una cucina nuova fiammante, dedicata manco a dirlo alla memoria di Ines Blandino, la cuoca che preparò il pranzo a Papa Wojtyla in visita a Susa nel 1991. E e poi altre tre sale per incontri.
E’ il nuovo centro polivalente della parrocchia di S.Antonino, ricavato in una struttura vecchia di 400 anni che un tempo era il fienile di una cascina. Qui l’architetto Francesco Novelli è riuscito a immaginare e a realizzare un’ardita fusione di antico e moderno per quella che è la nuova casa della Comunità Parrocchiale (e non solo) di S.Antonino.
Uno spazio che don Sergio Blandino, il dinamico parroco cinquantaduenne del paese, prefigura come spazio di dialogo, incontro e amicizia tra persone che non sono obbligate a pensarla allo stesso modo e che possono trovare qui un luogo di confronto.
Ed è stata festa grande domenica 1° settembre. «Grazie don Sergio», era lo striscione firmato Oratorio, Scout e Circolo Rege Moretto, che i giovani hanno srolotolato durante la benedizione e l’inaugurazione ufficiale della struttura di fronte a un parroco commosso come non mai e al compiaciuto mons. Badini Confalonieri, vescovo di Susa, che poco prima aveva celebrato la messa con don Sergio e con don Fortunato Pent, sacerdote santantoninese che, nell’occasione festeggiava il 65° anniversario di ordinazione sacerdotale
Ma don Sergio Blandino non è «solo» (ed è già tanto) il parroco di S.Antonino amato dalla sua gente. E’ diventato anche, ha sottolineato il sindaco Antonio Ferrentino, «uno dei più importanti imprenditori del settore edile del paese».
Lo dimostrano le cifre che lo stesso sacerdote ha snocciolato durante l’inaugurazione: «Per arrivare a questo risultato ci son voluti più di due anni. E poi 10 mila ore ore di lavoro, 260 mila kg di calcestruzzo, 20 mila kg di ferro. Senza contare che gran parte del lavoro non si vede perchè sta… sotto terra visto che ci sono 76 micropali che poggiano a sei metri di profondità sul terreno solido e che sotto il pavimento c’è una piattaforma in ferro di 100 kg. Tutto nel nome della sicurezza e dell’antisismica».E i conti? Nessun problema: «330 mila euro sono già pagati (anche grazie ai 150 mila euro arrivati dai vescovi italiani attraverso l’8 per mille, a un consistente contributo del vescovo di Susa, a tante iniziative e a tante donazioni), ne mancano 80 mila per arrivare a saldo».
Insomma, per usare ancora le parole di don Sergio Blandino, «siamo di fronte a un’opera che va a beneficio della comunità parrocchiale e di tutto il paese, la cui costruzione ha dato lavoro a diverse persone. E scusate se è poco in tempi di crisi come questi»
“Finalmente a casa, dopo anni di lontananza! Grazie a don Sergio per averci permesso di tornare in parrocchia e grazie alle diverse amministrazioni comunali che, in questi anni, ci hanno messo a disposizione una sede”
Anna Nemo e Alessandro Gini, capi scout
“Abbiamo dedicato l’Oratorio a San Filippo Neri, una guida per chi vuole educare e far crescere spiritualmente i ragazzi all’interno della famiglia e della comunità cristiana”.
Mattia Davriù, animatore Oratorio
Ogni stanza della struttura è stata dedicata ad una personalità di rilievo per la storia di Sant’Antonino. Eccole.
Parroco a Sant’Antonino dal 1969 al 1975 è sicuramente stata una figura importante per i giovani dell’Oratorio durante il suo ministero in Paese ma non solo; basti ricordare che è stato rettore del Seminario Vescovile di Susa, direttore della Caritas diocesana, fondatore della Corale Rocciamelone nel 1963 e, forse l’episodio più conosciuto della sua vita, ostaggio volontario dei nazisti nel 1944 dopo l’uccisione di un soldato tedesco da parte di due partigiani.
Donatore di sangue, professore, capo scout, fotografo, infermiere, giornalista, elettricista … è impossibile descrivere in poche righe don Piardi, sempre disponibile, intraprendente e laborioso è stato il fondatore del gruppo scout di Sant’Antonino rappresentando per i più grandi una guida, un maestro da seguire e imitare.
Maurizio è stato tra i primi nel 1977 ad entrare nel gruppo scout di Sant’Antonino. Ragazzo aperto e disponibile verso tutti, sempre pronto nell’aiutare il prossimo, amava trascorrere il tempo in compagnia alla ricerca del confronto con gli altri ma anche per divertirsi e per esprimere al massimo quella gioia di vivere che aveva dentro.
Anche Roberta e Claudia sono state scout fin dalla nascita del gruppo nel 1977 a partire da quella che allora era la branca lupetti e coccinelle: la loro determinatezza, la gioia di vivere, la voglia di mettersi alla prova e l’impegno nell’affrontare ogni situazione sono state caratteristiche pregnanti del loro stile di vita.
L’aver smesso troppo presto di camminare su questa terra unito alla profonda amicizia che li accomunava al primo nucleo del gruppo scout ha portato a scegliere Maurizio, Roberta e Claudio come esempio di giovani cristiani .
Il suo curriculum vitae dice tutto di lui. Per trent’anni a capo dell’Azione Cattolica come Presidente diocesano dei Giovani, Presidente diocesano degli Adulti e Presidente diocesano di Giunta; apprezzatissimo capo reparto nelle Officine Moncenisio di Condove e per sei anni Sindaco di Sant’Antonino. Parlava diverse lingue, profondo conoscitore di astronomia, musica, matematica, fisica e molto altro tutto appreso da autodidatta; nel 1944 si offrì anch’egli ostaggio volontario per salvare il paese dalla rappresaglia nazista
Per 13 anni al timone della Parrocchia di Sant’Antonino ha indubbiamente lasciato un segno profondo nei giovani che con lui hanno ridato vita all’Oratorio nel 1991 come nei bambini che nel 2000 si stavano preparando con lui a riceve la Prima Comunione e che lo hanno visto andar via troppo in fretta per poterlo conoscere a fondo. Don Carlo era un instancabile lavoratore, sempre in prima linea per qualunque tipo di iniziativa, deciso e severo quando serviva, ma anche uomo di compagnia che amava stare insieme, magari a tavola con un bicchiere di vino, e fare davvero comunità.
Per dirla con le parole di don Sergio Blandino «è stato lui a chiedere implicitamente di dedicargli una stanza con il fortuito ritrovamento di una sua statua lignea durante i lavori di ristrutturazione». Figlio primogenito ed erede del marchese di Castiglione Ferrante Gonzaga a 17 anni abbandonò tutto e divenne gesuita. Durante le epidemie del 1590 si prodigò intensamente ad assistere i più bisognosi ma, malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi non contagiosi: un giorno trovò per strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò in ospedale morendo pochi giorni a soli 23 anni. E’ protettore degli studenti e patrono dei giovani e dei ministranti.
Classe 1916, conosciuta e amata da tutta la popolazione di Sant’Antonino ha gestito per anni il bar-ristorante dell’Angelo in centro al Paese ma l’avvenimento più importante è certamente avvenuto il 14 luglio 1991 quando ha preparato il pranzo per Papa Giovanni Paolo II in visita pastorale a Susa per la beatificazione di mons. Rosaz. La sua vita è stata dedicata alla comunità con un impegno attivo e costante fino alla sua scomparsa nel febbraio 2007.