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Dopo l’attentato a Charlie Hebdo: “Noi, i francesi e la libertà”

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Ci siamo visti un sacco di volte in questi anni, con Fabrice Liegard, François Forray e François Pellettier. Con i primi due è capitato di seguire insieme le manifestazioni  “no” e “pro tav”, al di qua e al di là della frontiera. Il terzo, poi, nella questione Tav è direttamente coinvolto in quanto responsabile della comunicazione di Ltf.
Tre “vecchi” amici, particolarmente scossi dagli avvenimenti francesi della scorsa settimana e parzialmente rinfrancati dal successo della manifestazione di domenica a Parigi e nelle altre città francesi.

Fabrice Liegard

Fabrice Liegard, volto televisivo di France 3, racconta di aver appreso la notizia dell’attentato contro  Charlie Ebdo nel pomeriggio di mercoledì: “Ero a Milano, per un servizio sui cantieri dell’Expo. Stavo intervistando il vice sindaco e a un certo punto lui mi ha fatto le condoglianze. 
Non capito il perché. Poi, salito in auto, ho acceso il computer e ho saputo quel che era successo. Con me c’era l’operatore. Non siamo riusciti a dire una sola parola per tutte e tre le ore del viaggio verso Grenoble. Eravamo ammutoliti”. Anche perché “conoscevo alcuni dei disegnatori di Charlie, molto popolari in Francia”. Poi la manifestazione di domenica a Parigi. E non solo. “La risposta della gente è stata grande, come non ci si poteva aspettare. A Chambery sono scese in strada più di 15 mila persone (su 100 mila abitanti, se consideriamo anche la periferia), a Lione i manifestanti erano 300 mila su 1 milione e 200 mia abitanti.  E così in tutta la Francia. C’era tutta la società civile, con i sindaci in testa”.
E adesso? “Bisogna che la politica dia delle risposte. La gente chiede che si faccia qualcosa, che si migliori la convivenza tra le persone, che i processi di integrazione, soprattutto nelle periferie e nelle balie, siano favoriti”.

François Pelletier

François Pelletier cita Voltaire, per dire che la risposta a questi giorni angoscianti sta nella tolleranza e nel confronto: “Je ne suis pas forcément d’accord avec ce que vous dites mais je me battrai pour que vous puissiez le dire“. Poi commenta il senso delle manifestazioni di domenica: “Di fronte ai rischi, in Francia ed in Europa, di ripiego individualista, di fronte alle tentazioni populiste, l’opinione pubblica riscopre l’importanza del dialogo e del “vivre ensemble”, del vivere insieme”.E una risposta efficace c’è: “La sfida, per noi e per i nostri figli, si raccoglie e si vince se sapremo costruire gli Stati Uniti d’Europa”.

François Forray

Il terzo intervistato è François Forray, intellettuale e giornalista protagonista  di un progetto di comunicazione transfrontaliera capace di mettere insieme periodici italiani e transalpini (La Valsusa, La Vie Nouvelle di Chambery e Il Corriere della Valle d’Aosta): “La risposta dei francesi agli attentati è stata stupefacente. Tanta gente comune, a Chambery come a Parigi, nelle strade, in un’atmosfera di emozione e di dignità. E tra le bandiere francesi ne ho visto anche una italiana”.
E adesso? “Occorre dare una risposta internazionale e una…locale. Quella internazionale è che bisogna capire che non è con la guerra in Siria, in Iraq, in Libia e con le bombe che si risolvono i problemi. Semmai questi si aggravano. Servono quindi risposte politiche. E poi bisogna dare risposte concrete ai giovani che vivono nelle periferie, quelli della seconda generazione di immigrati che vivono qui. La disperazione, l’emarginazione, la non integrazione li spinge tra le braccia del fondamentalismo. Servono risposte, servono politiche per la scuola, misure sociali che restituiscano loro la speranza in un futuro migliore”.
B.A.

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