Sant’Antonino, supermarket della droga?
La notizia è scarna, ed è uscita giovedì 5 febbraio. I carabinieri di Borgone, a seguito di una perquisizione domiciliare, condotta con l’ausilio del cane antidroga del nucleo cinofili di Volpiano, hanno arrestato per detenzione ai fini di spaccio M. N., 35 anni, di Sant’Antonino. I militari hanno sequestrato 136 grammi di marijuana, confezionati in 49 bustine, 216 grammi di hashish, suddivisi in 2 panetti e in 28 dosi confezionate in bustine. La casa dell’uomo era diventato il punto di riferimento per decine di clienti della zona.
Il fatto (di per sé neanche troppo sorprendente) che S.Antonino sia da tempo uno dei “centri commerciali” valsusini della droga ha suscitato sconcerto e preoccupazione tra i cittadini. La notizia è la spia di un fenomeno, in questo caso il disagio che colpisce, in particolare, il mondo giovanile.
Per il parroco, don Sergio Blandino, “non dobbiamo far finta di niente! La disgraziata droga, nelle sue varie forme non è presente solo nelle città ma anche nei nostri paesi, tra i nostri ragazzi e anche tra gli adulti. È un tremendo inganno che non ho problemi a definire satanico, in quanto ti illude di farti star bene ma in realtà ti succhia la vita un po’ per volta. Purtroppo ci sono tanti cattivi maestri molto ascoltati che dicono “che male c’è a fumare uno spinello?”, e intanto tu sei entrato attraverso una porta pericolosa da cui non sei sicuro se e come ne uscirai. Ci sono tanti seminatori di morte (spacciatori e non solo) che si arricchiscono sfruttando l’ignoranza e la debolezza di tanti!”. E la parrocchia cosa può fare? “Credo che il rimedio migliore sia ancora una volta il metodo preventivo ideato da San Giovanni Bosco: dunque aumentare l’impegno (già per altro grande) nell’offrire ai bambini e ai ragazzi luoghi sani di gioco, ritrovo e crescita, nel dare loro uno scopo nella vita, un traguardo bello da raggiungere. Tutto questo si realizza molto più facilmente quando la famiglia collabora, è presente e partecipa”.
Per il sindaco Susanna Preacco, “viviamo in una società in cui man mano si stanno perdendo i valori della condivisione, della solidarietà, dell’attenzione agli altri. Paradossalmente, nonostante l’imperversare dei social network, siamo tutti un po’ più soli. L’aumento della piccola criminalità, gli stili di vita sempre più aggressivi, legati al denaro, alle facili conquiste, all’emulazione di trasgressioni che fanno sentire “più furbi”, è indice di un mondo che si è ammalato.
Sant’Antonino è ancora poco toccato, anche se ci sono segnali preoccupanti come gli episodi di vandalismo che il nostro Comune subisce abitualmente: la sala d’attesa della stazione imbrattata, i cassonetti bruciati, scritte diffuse sul territorio, segnali stradali divelti. Episodi che sono indice di un diffuso malessere e di una potestà genitoriale che sta venendo a mancare. I genitori devono farsi carico e assumersi totalmente la responsabilità di essere tali: l’attenzione, l’autorevolezza, le regole, devono essere il faro che guida i propri figli.
Sicuramente la situazione socio-economica non aiuta; quando non c’è il benessere (non parlo di ricchezza, ma di avere un lavoro e una casa) la disperazione si fa più palpabile. Solo con un lavoro sinergico si può affrontare il fenomeno: genitori, scuola, parrocchia, agenzie educative devono cercare di avere un obiettivo comune, che è un modo di affrontare il mondo con gli occhi della realtà e non di quella dell’illusione. Con gli Ipad, gli Smartphone ecc. i giovani si illudono di dominare il mondo, e non si accorgono invece che quel mondo rischia di dominare loro”.