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Sindaci e No Tav: “Il Governo fermi la Torino-Lione”. Foietta: “Le proteste? Ultimi bagliori prima del crepuscolo”. Virano: “A fine febbraio l’ok definitivo”

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Un documento di otto pagine più un allegato di altre 30 inviato a Matteo Renzi per dire che “la Torino-Lione è un delirio progettuale e che il Governo deve fare come per il ponte di Messina: fermare l’opera”. 
A inviarlo sono i sindaci valsusini e il movimento No Tav. Incombe la scadenza del 26 febbraio, quando i Governi di Italia e Francia presenteranno il progetto in sede europea per ottenere i finanziamenti Ue destinati a coprire il 40% dell’opera. Il fronte che si oppone all’opera alza il tiro e annuncia per sabato 21 febbraio una manifestazione Torino.
“Sono gli ultimi bagliori prima del crepuscolo”, commenta il  vice presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione Paolo Foietta che, nei prossimi giorni, potrebbe salire al vertice dell’organismo presieduto da Mario Virano che, a sua volta, è in pole position per assumere l’incarico di direttore generale del soggetto promotore della tratta internazionale (da Bussoleno a St. Jean de Maurienne) della nuova linea ferroviaria. 
Per i Governi di Italia e Francia, i giochi sono ormai fatti. A dirlo sono gli appuntamenti politico-istituzionali in agenda dal 23 al 28 febbraio. “Lunedì 23 a Parigi – spiega Virano – è convocata l’assemblea costitutiva del soggetto promotore che realizzerà l’opera e darà il via agli appalti. Il giorno dopo, il 24, sempre a Parigi, ci sarà il summit con il presidente con Renzi, Hollande e i due governi per il via libera alla Torino-Lione. Il 26 ci sarà la consegna formale congiunta (Italia e Francia) nei Palazzi Europei di Bruxelles del dossier per ottenere i finanziamenti europei”.  E qualche giorno prima di queste scadenze, annuncia Virano, “il Cipe darà l’ok al progetto definitivo della parte italiana della tratta internazionale della Torino-Lione”.
Sindaci valsusini e No Tav provano a mettersi di traverso: “Le procedure – dice Sandro Plano, sindaco di Susa – non sono regolari. Il progetto che il Cipe intende approvare non è accompagnato dal cronoprogramma e dalla stima certificata dei costi dell’opera, incluso il tratto francese. E poi la Francia è in ritardo con la progettazione. Invieremo i documenti anche alla Corte dei Conti”.
Virano ribatte: “Il Cipe deve esprimersi solo sulla parte italiana e non su quella internazionale. E la Francia il suo progetto l’ha approvato ormai da sette anni con annessa dichiarazione di pubblica utilità. I due progetti (quello italiano e quello francese) messi insieme costituiscono un unico progetto di riferimento unitario”.
Con una novità, che potrebbe arrivare dal Cipe, sulle modalità di scavo che, sulla parte italiana, potrebbero iniziare non da Susa ma dal cantiere di Chiomonte. Motivo: la necessità di prendere tempo (circa 5 anni) e di non creare, nel cuore della valle, un ulteriore elemento di tensione in un momento delicato.

  

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