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Fuori dal tunnel, fuori dall’Expo

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“Torino e Piemonte, insieme per Expo con un piano di comunicazione integrato”. Un piano, un insieme di strategie presentato martedì 10 in una conferenza stampa al Teatro Regio di Torino in vista del grande evento mondiale che si terrà a Milano a partire dal 1° maggio.

Torino e il Piemonte quindi ci sono, anche perché – è stato ricordato il capoluogo subalpino dista circa 30 minuti (di supertreno) dalla sede dell’Esposizione Universale. Torino e il Piemonte, appunto. E la Valle di Susa? Assente. Per carità, la valle non può certo aspirare a diventare… l’ombelico del mondo. Tuttavia, scorrendo l’elenco degli avvenimenti in programma, c’è davvero di tutto e di più; da Torino “capitale dello sport”, all’inaugurazione del nuovo Museo Egizio, e sono elencati appuntamenti prevalentemente in città ma anche alla splendida Reggia di Venaria. Di Valle di Susa, di quelle che (un tempo) furono le “montagne olimpiche” nemmeno una traccia. Ci sarà, è vero, il tappone del Giro d’Italia a Sestriere, ma questa è un’altra storia.

E’ il sindaco di San Giorio, Danilo Bar, uno che di solito si tiene lontano dai riflettori, a segnalarlo in un’intervista pubblicata da La Valsusa: “A Milano – dice Bar – il 1° maggio inizia l’Expo, un evento mondiale, sull’alimentazione. In valle passeranno centinaia di migliaia di persone, qualcuno dice addirittura qualche milione. Perché nessuno si è posto il problema di fare qualcosa per intercettare visitatori, per farli fermare in valle di Susa? Bisognava farlo almeno un anno fa. Ma nessuno ci ha pensato. Un’occasione persa”.

Viene da pensare che, almeno questa volta, la colpa non sia proprio tutta dei soliti “poteri forti”, della Città che si mangia la montagna e che la interpreta al massimo come parco per i suoi divertimenti. 
Viene da pensare che un po’ di colpa stavolta, abiti anche nei Palazzi Comunali valsusini che non ci hanno pensato per tempo, che non hanno elaborato una strategia ad hoc. Che non hanno fatto, loro e la società valsusina, quello che viene chiamato “marketing territoriale”, promozione del territorio. 

In fondo in Valle di Susa c’è pur sempre la Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte. E qui c’è la Novalesa, su cui la Provincia nel 1975 ha creduto e investito. E poi ci sono i prodotti tipici. Possibile che nessuno si sia chiesto quanto poteva costare, alla (ex) Provincia comprare un metro quadrato (anche meno, bastava un tavolino) all’Expo per promuovere il paniere dei prodotti tipici a suo tempo tanto decantato. 

Chissà se l’occasione è persa del tutto o se si può ancora recuperare qualcosa. 

La sensazione è che il treno (un altro…) stia passando davanti ai nostri occhi e che sia troppo tardi per arrivare in tempo alla stazione

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