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29 aprile 1945: I tedeschi vanno via da S.Antonino

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S.Antonino, 29 aprile ’45

S.Antonino è libera: i partigiani con Ilse Shoelzel e Mario Garnero

Accadeva esattamente 70 anni fa, in queste ore. Torniamo indietro con la memoria
Sono le cinque del pomeriggio del 29 aprile del 1945. La guerra sta per finire. I tedeschi se ne sono andati da Susa 24 ore fa.  Bisogna agire. 
Ilse Shoelzel Manfrino, il vice parroco don Oreste Cantore e il direttore della Magnadyne, prendono coraggio e vanno al Comando tedesco. Bussano alla porta  In mano hanno una lettera che consegnano al comandante. Sul foglio c’è una richiesta perentoria firmata dal Comitato di Liberazione con cui si intima ai soldati tedeschi di “ritirarsi verso Torino”. 
Il racconto di quelle ore è stato riproposto giovedì 23 aprile ai ragazzi delle terze medie. E nel salone dell’Istituto non si sentiva una mosca volare. Anche la memoria può far trattenere il fiato. 
Ma torniamo a settant’anni fa. Dopo, che cosa è successo? 
Del Vecchio riprende la testimonianza di Giovanna Manfrino (presente in sala), la figlia di Ilse Schoelzel. Il comandante tedesco dice ‘va bene, ce ne andiamo ma voi tre adesso vi mettete in mezzo alla strada’. Don Cantore, Ilse Schoelzel e il direttore della Magnadyne accettano. E si mettono lì, in mezzo al paese, tenuti costantemente sotto tiro dai tedeschi che, intanto, predispongono la ritirata. 
La tensione si taglia col coltello. Le manovre durano circa due ore; basta che dalla montagna parta un un solo colpo verso i soldati tedeschi, e i tre avrebbero ne pagato le conseguenze. 
Ore drammatiche che giungono alla fine di anni tragici. 

Piero Del Vecchio, giovedì, ha  ricordato com’era S.Antonino in quel periodo. Ha rievocato le figure di Ilse Schoelzel, di Mario Garnero (il “Perlasca santantoninese”, podestà e fascista convinto, che conosceva tutti i partigiani ma che non si sognò neppure una volta di denunciarli), di  Ettore Rege Moretto, cattolico fino al midollo (uno dei dieci ostaggi che si offrirono volontari ai tedeschi per evitare che, nell’autunno del ’44, il paese venisse messo a ferro e fuoco dopo l’uccisione di un soldato portalettere tedesco). 
Poi è toccato a quattro ragazze delle superiori che hanno partecipato al viaggio del treno della memoria, raccontare la loro esperienza a contatto col “male assoluto” che prese forma, in quegli anni, nei campi di sterminio.  Erika Messinese, Cristiana Guzzon, Martina Rosa Rosso, Chiara  Bianco, ripercorrono, con la voce rotta dalla commozione,  il viaggio compiuto sui luoghi della Shoa.. E per finire, la festa. 
Alla fine lo scoprimento del pannello storico curato dall’Unitre, all’ingresso dell’edificio, che tratteggia la figura di Rege Moretto.
 E poi musica, canti, e danze nel cortile delle scuole medie per festeggiare la fine della guerra e dell’incubo nazifascista. Per dire che quel passato non va cancellato dalla memoria  e che non deve in alcun modo ritornare.

Bruno Andolfatto 


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