Buone notizie per l’occupazione in Valle: i contratti a tempo indeterminatoi aumentano del 90 per cento
Sei il buongiorno si vede dal mattino, il 2015 in valle di Susa è iniziato nel migliore dei modi per l’occupazione.
I contratti di lavoro a tempo indeterminato stipulati nei primi tre mesi dell’anno sono stati 409, con un aumento del 90 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (215), mentre nel 2013 erano stati 239 e 257 nel 2013. I dati arrivano dalla Città Metropolitana che , sul numero di luglio di “Cronache dai Centri per l’Impiego” pubblica un servizio sui “primi dati del 2015” relativi all’andamento del mercato del lavoro a livello provinciale.
Mettendo in relazione i dati, si scopre così che il “trend” della Valle di Susa è addirittura migliore di quello del resto della Provincia di Torino. Su scala provinciale, infatti, le assunzioni a tempo indeterminato, nei primi tre mesi del 2015, sono state 16.675 contro le 11.035 dello stesso periodo del 2014, con un incremento del 51%.
Come leggere questi dati? La pubblicazione della Città Metropolitana sostiene che “le novità in materia di lavoro approvate alla fine del 2014 hanno suscitato un notevole interesse”. E le novità sono due: le agevolazioni previste dalla Legge di Stabilità per le assunzioni a tempo indeterminato entrate in vigore il 1° gennaio del 2015 e il cosiddetto Job Act, cioè il Decreto legislativo n° 23 che contiene le tanto dibattute disposizioni relative al contratto di lavoro a tempo indeterminato “a tutele crescenti”, entrato in vigore il 7 marzo.
L’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato in Valle di Susa è notevole e la stessa cosa, sia pure in termini più contenuti, si può affermare per il territorio provinciale.
La rivista della Città Metropolitana però invita alla prudenza. “In nessuna maniera – si legge – è possibile in questa fase stabilire un nesso di causa tra le dinamiche della domanda rilevate nella prima parte del 2015 e i già citati provvedimenti non foss’altro perché il secondo (il Job Act) è entrato in vigore il 7 di marzo”. E sarebbe azzardato attribuire alle nuove norme sui contratti a tutele crescenti un impatto così forte in così poco tempo.
Tuttavia i segnali ci sono. E sarà il medio-lungo periodo a stabilire gli effetti delle nuove norme sul mercato del lavoro. In particolare, afferma la rivista della Città Metropolitana, “un primo bilancio sarà possibile solo a partire dalla metà dell’anno, tenendo conto non solo della dinamica delle assunzioni ma anche delle cessazioni” dei rapporti di lavoro.
Sulla base dei dati, la rivista prova a trarre alcune “provvisorie conclusioni”. “Ci sono segnali evidenti di inversione del ciclo economico e di ripresa della domanda di lavoro, di cui resta però da saggiare la qualità complessiva”.
Ed è “chiara la maggior propensione dei datori di lavoro verso il contratto standard a tempo indeterminato in questa fase, soprattutto in ragione degli sgravi contributivi”.
In ogni caso, precisa la rivista della Città Metropolitana, “per verificare gli effetti del combinato tra tutele crescenti e sgravi, i mesi determinanti saranno i prossimi, quando l’effetto “attesa” si sarà esaurito.