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Sindaci della Bassa Valle tra dialogo e intransigenza. Parlano Emanuela Sarti e Danilo Bar

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Ma cos’è questo tavolo con il ministro Delrio aperto la scorsa settimana dopo l’incontro del Lingotto tra i sindaci della bassa valle e il capo del Dicastero delle Infrastrutture?

Si parlerà delle impronunciabili “compensazioni” o riprenderà tutto da capo l’enigma “sì tav o no tav?”.

Abbiamo sentito l’opinione di due sindaci. Emanuela Sarti, di Condove e Danilo Bar, di San Giorio.

“Discorso difficile – ammette Sarti dal suo ufficio di primo cittadino – perché non sarà facile aprire un varco per cercare di mettere in discussione l’opera. Tra noi sindaci siamo ancora in tanti a ritenere che non si debba in alcun modo parlare di compensazioni e che sul tavolo del confronto col ministro possa e debba ancora essere considerata l’opzione zero”. Che, tradotta, significa interrompere tutto, non procedere con alcuna nuova infrastruttura e utilizzare i binari della linea attuale. “Il punto è che, in tutti questi anni – dice Sarti – le nostre tesi non sono mani state prese in considerazione. E anche la recente sentenza, per quanto simbolica, del Tribunale Permanente dei Popoli, al primo punto dice che nel caso di costruzione di grandi opere le popolazioni vanno consultate”. E allora, prosegue il sindaco di Condove, “facciamola questa consultazione tra i valsusini, una volta per tutte!”

Che cos’è, la vecchia idea del referendum? “Non proprio, l’idea è già saltata fuori negli anni scorsi per poi essere subito messa nel cassetto. Una qualche forma di consultazione però bisognerebbe farla”. Perché ho seguito la questione Tav fin da quanto è venuta fuori: prima come giornalista, poi come amministratore, poi come semplice cittadino e poi, di nuovo come sindaco. E la solfa è sempre quella: di quel che pensano i valsusini ai promotori dell’opera interessa poco o nulla. Così come non hanno mai considerato gli studi, i dati, le analisi dei nostri tecnici di fiducia”. Messa così, però, margini per trattare ce ne sono pochi. “In effetti sono rimasta colpita dalla frase di Delrio all’inizio della discussione: magari avete pure ragione – ci ha detto – ma ormai l’opera è partita, i finanziamenti ci sono, l’Europa la considera strategica e io non posso farci niente. Una considerazione disarmante, direi”. In più “ci sono i nostri interlocutori, Mario Virano (direttore di Telt) e Paolo Foietta (Presidente dell’Osservatorio) che vanno avanti come caterpillar. Nonostante tutto, però, noi non demordiamo”.

Più “articolata” la posizione di quello che è uno dei leader della “zona rossa” della valle di Susa, il sindaco di San Giorio Danilo Bar. “Chi tra i sindaci è intransigente ed è ancora convinto che l’opera si possa bloccare, in fondo dà ragione alla tesi dei 5Stelle. E sarebbe meglio si togliesse la fascia tricolore dando le dimissioni”. L’orologio della storia è andato avanti. Le barricate e i toni ultimativi ormai non hanno più senso. E allora? “Dobbiamo giocare fino in fondo il nostro ruolo di sindaci, di amministratori del territorio, anche sapendo che qualche “soldino” per la valle da quest’opera arriverà e che bisognerà evitare il ripetersi del “mercato” che si è visto a suo tempo con la realizzazione dell’autostrada”.

Insomma, per Danilo Bar i sindaci farebbero bene a prendere atto che l’opera c’è e che è assai improbabile riuscire a fermarla. “Questo non significa rinunciare a far valere le nostre opinioni, i nostri studi, le nostre analisi. Ma dobbiamo essere realisti e Delrio ce l’ha detto all’inizio dell’incontro: l’Europa e i Governi considerano strategica quest’opera, hanno stanziato i finanziamenti, i lavori sono avviati”. Così la discussione in corso da anni sul ruolo dei sindaci di fronte alla Torino-Lione è arrivata al punto di snodo. Bar però ha le idee chiare: “Dobbiamo avere in chiaro cosa può e deve essere la valle di Susa prima, durante e dopo la realizzazione della Torino-Lione. Il nostro ruolo di amministratore ci impone di stare al tavolo, di trattare, di fare in modo che il nostro territorio non ne esca con le ossa rotte”. E che, magari (Bar questo non lo dice esplicitamente) ne tragga pure qualche beneficio. “Perché è chiaro che il tunnel di base si farà, che potrebbe aprirsi una discussione sulla localizzazione della stazione internazionale (Susa o Bussoleno?) e poi che bisogna fare di tutto perché vengano fatte le opere di mitigazione del rumore sulla linea “storica” su cui viaggeranno i treni da Bussoleno in giù. E poi c’è tutta la partita della tratta nazionale”. Insomma, il materiale di discussione non manca. “Bisogna affrontare questo tavolo col massimo di onestà intellettuale lasciando da parte le posizioni oltranziste. Altrimenti molto meglio lasciar perdere la fascia tricolore, dimettersi da sindaci e fare altro…” . Magari andando a protestare….

Bruno Andolfatto

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