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Quegli attentati e quei 130 morti, a 722 km da Susa. Il racconto dei giovani valsusini “parigini”

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E’ domenica 22 novembre, sono le 6 del mattino.

Da un paio d’ore mi giro e rigiro senza più riuscire a prendere sonno. Capita sempre più spesso in un periodo segnato dalle incertezze sul futuro.

Mi viene in mente che succedeva anche una settimana fa, sempre di domenica. 
Quella mattina però i  pensieri, erano appesantiti da quanto accaduto la notte prima a Parigi. 
Mi chiedevo come un giornale locale come quello al quale il mio destino lavorativo è “appeso” potesse raccontare quei fatti senza cadere nel retorico, nel banale, nel patetico.

E poi, mi chiedevo, come potesse un giornale locale raccontare un evento globale che, però, ha una ricaduta pesante su ciascuno di noi, sulla sua vita quotidiana, sui suoi pensieri, sulle sue emozioni.

L’unica via, mi dicevo, è farsi raccontare i fatti da qualcuno che li ha vissuti, li ha visti o, quanto meno, li ha “sentiti” a una distanza fisica ed emotiva di pochi… metri.

E poi mi viene in mente che, in fondo, il X arrondissement di Parigi dista solo 722 km dalla redazione de La Valsusa, in piazza San Giusto a Susa. 

Ma come fare?

Semplice. Un giornalista “locale” ha (come tutti) la sua “arma comunicativa” globale, che giace nel computer in attesa di essere utilizzata.

Provo quindi a lanciare il più classico messaggio nella bottiglia nel mare del web, indirizzandolo ai miei contatti Facebook, ovviamente a quelli fidati.

Il messaggio è questo.

In queste ore mi sto chiedendo come un giornale locale come il nostro possa parlare di quanto è accaduto a Parigi senza scrivere cose patetiche o scontate. Una strada potrebbe essere quella di sentire chi nella capitale francese ci vive per lavoro o per studio. Sarebbe interessante sapere come hanno vissuto quelle ore e questi giorni, come la loro vita “normale” in una città meravigliosa come Parigi sia stata sconvolta Mi interessa aiutare la gente a capire e a riflettere. Questo può avvenire anche attraverso il loro racconto. Mi dai una mano? Conosci qualcuno da segnalarmi? Ciao. Bruno

Le risposte non tardano ad arrivare. E dopo le segnalazioni ecco le testimonianze. Quasi tutte di ragazzi valsusini – o comunque delle zone vicine – che vivono a Parigi.

Giulia Zucca
La più immediata, coinvolgente e sconvolgente è quella di Giulia Zucca, di Piossasco, che fa defluire la sua testimonianza in un fiume di parole. “Ciao Bruno, ti racconto tutto…”, scrive nella sua mail inviata la sera di lunedì 16 novembre

Nascosta nella cucina del ristorante, con i terroristi che sparavano



Passa pochissimo dalla pubblicazione sul web, ed ecco. Le parole di Giulia fanno effetto, colpiscono. In giorni di bombardamento mediatico, di parole più o meno sensate dette in tv e scritte sui internet e sui giornali, l’immediatezza, la verità, vorrei dire il ritmo della sua testimonianza colpiscono tante persone che leggono e condividono il suo racconto. 


Quando le restituisco l’impressione e l’emozione che è stata capace di suscitare, Giulia mi risponde con queste parole: 

Grazie Bruno, é stato davvero un buon esercizio. Mi scuso per qualche errore di sintassi, scrivevo di fretta guidata dai pensieri. Non sono abituata a scrivere, con i miei studi non é una cosa che facciamo spesso. Usiamo la matita per disegnare. In ogni caso grazie. Ho accettato di scrivere per te perché sei stato sensibile e gentile nel chiedermelo, sappi che ho detto no ad altri tuoi colleghi…”



Ma la prima testimonianza ad essermi giunta, in ordine di tempo, è quella di Roberta Morra Cialini, 22 anni di Avigliana. Anche lei, come Giulia e gli altri giovani, vive a Parigi per lo stesso motivo di Valeria Solesin, la giovane di Venezia, uccisa in uno degli attentati: studiare, prepararsi ad affrontare la vita con uno sguardo aperto. Proprio quello sguardo – presente negli occhi di tanti ragazzi che oltrepassano i vecchi confini nazionali – che i terroristi vogliono spegnere.

Roberta a Parigi studia lingue ed economia. Ecco la sua testimonianza sulla terribile notte parigina.

Roberta Morra Cialini





Passano le ore. Pensavo di raccogliere qualche frase, qualche ricostruzione e poi impressioni, emozioni, pareri. 
Il solito lavoro giornalistico, insomma.
Invece la cosa “cresce”.  Questi giovani vogliono raccontare e forse non è solo per “scaricare” la tensione di quelle ore ma anche il desiderio di capire insieme a noi che cosa sta succedendo nel nostro mondo e nella nostra vita. 
Le testimonianze aumentano di numero. Lo spazio sul giornale, però, è quello che è. Bisogna tagliare, rendere l’idea di un vissuto in poche righe. Per forza.
Mercoledì, quando compongo la pagina, un po’ in fretta e furia come al solito, mi viene l’idea di proseguire la pubblicazione dei racconti di questi ragazzi (peraltro già iniziata domenica scorsa) sullo spazio web de La Valsusa.

Così diamo spazio a Cristina Perotto, 21, anni di Susa.

Poi c’è chi, dalla Valle di Susa, è salito a Parigi. E’ qui che ha trovato il lavoro, l’amore, ha consolidato affetti e vita Edoardo Fracchia, trent’anni che, tra l’altro è figlio di Dario Fracchia, sindaco di Sant’Ambrogio.

Edoardo Fracchia

Ecco la sua testimonianza

“Il giorno dopo Parigi sembra una città spettrale, surreale. Dobbiamo difendere i valori di questo grande Paese: Libertè, Egalité, Fraternité”

C’è chi il lavoro l’ha trovato oltralpe e chi, invece, è andato a cercarselo proprio a Parigi. E proprio qualche giorno prima degli attentati. E’ successo a due giovani di 21 anni: Riccardo Fedele di Borgone, per gli amici Ricco, e Cesare Curtabbi di Almese, partiti il 31 ottobre per conquistare la capitale francese.

Riccardo e Cesare

Riccardo racconta così la notte di venerdì 13

“Sono appena arrivato a Parigi e intendo rimanerci”









Ma i giovani valsusini non sono solo a Parigi. Lione è a 260 km da Susa. Ecco come hanno vissuto la notte del 13 e i giorni successivi, due studenti valsusini che vivono in quella città

Ecco le parole di Fabio Cevrero, 23 anni, di Chianocco….

Fabio Cevrero




“Sapere che intorno a noi potrebbero esserci potenziali assassini fa paura. Ma non dobbiamo cedere”











… e quelle di Carlo Avanzi, 20 anni, di S.Ambrogio

Carlo Avanzi





“Vive la France, ma France, mon deuxième pays”

Dagli stretti confini valsusini le testimonianze dei valsusini a Parigi e in Francia si allargano e navigano nel mare del web.

Il messaggio nella bottiglia viene raccolto da Valentino Armando Casalicchio, 26 anni, di Bussoleno. uno studente che si trova a Beirut, in Libano per motivi di studio. “

Ho letto le vostre testimonianze da Parigi – ci dice – e allora ho pensato di mandarvi la mia da Beirut”.




“Vi racconto Beirut, sprofondata di nuovo nel terrore 24 ore prima di Parigi”








Grazie a….
Nell’era del “copiaeincolla” tanto diffuso anche nella nostra amata valle da improvvisati blogger, devo dire un grazie sincero a quanti mi hanno aiutato a raccogliere queste preziose testimonianze.
 Intanto ai giovani che hanno scritto e raccontato le ore e i giorni di Parigi. 
E poi a chi mi ha “creato” i… contatti: Anna Olivero, Maura Bruno, Claudio Ferrentino, Luciana Borello, Chiara Bonavero, Jacopo Suppo, Antonello Taccori, Carlotta Longo, Marika Del Boccio, Matilde Adamo, Jacinthe Cataldi, Eleonora Calabrese, Sara Ghiotto, 


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