Un progetto per salvare il Tritone dei Mareschi
Il problema venne sollevato la prima volta negli anni ’90 quando lungo la strada Antica di Francia, tra S.Antonino e Villar Focchiardo, i potenti mezzi dell’allora Provincia salirono da Torino per la solita pulizia dei fossi ai lati della strada.
“Questa cosa non s’ha da fare, almeno non in questo modo”, protestarono alcuni cittadini particolarmente sensibili ai temi ambientali. E le draghe si fermarono.
Motivo? Nelle paludi dei Mareschi, borgata ad ovest di S.Antonino, vivono e prolificano alcune specie rare di anfibi, come la “rana temporaria” (un tempo molto diffusa ma quasi scomparsa) e il “tritone crestato”.
Una cosa seria che spinse il Comune di Sant’Antonino ad avviare un progetto di recupero e salvaguardia dell’area.
Passati gli anni, cambiati sindaci e amministratori alla guida del Comune, la questione della tutela e della valorizzazione dell’area umida dei Mareschi è sempre all’ordine del giorno.
Tanto che da alcune settimane, l’assessorato all’ambiente – in collaborazione con Mario Actis di Legambiente, con l’ex guardiaparco Elio Giuliano (da pochi giorni in pensione) e con i ragazzi del servizio civile – sta lavorando sul “Progetto di salvaguardia dei Mareschi”.
Il progetto riguarda, in particolare, la tutela “Tritone Crestato”, specie presente solo a Sant’Antonino e a San Giorio .
Il progetto, articolato in tre fasi, spiega il sindaco Susanna Preacco “ha ricevuto un primo finanziamento da un ente privato, e sono stati avviati i lavori per la cosa più urgente: salvare la vita al Tritone Crestato che si trova sempre più in difficoltà perché la zona in cui vive ha bisogno di acqua”.
Nei giorni scorsi è quindi stato realizzato lo scavo per la posa di una tubazione che permetterà l’approvvigionamento dell’acqua nello stagno, zona di vita dell’anfibio. Questo perché è necessario agire in fretta, entro pochi giorni, per assicurare la sopravvivenza al “Tritone crestato”
Nell’area infatti, negli ultimi anni, si è verificato un progressivo prosciugamento di fossi e stagni che mette a rischio le popolazioni di anfibi presenti in zona. Le cause dell’impoverimento della falda freatica possono essere molteplici e non determinabili con certezza: prelievo del pozzo dell’acqua potabile, lavori per la messa in sicurezza dei torrenti, diminuzione delle precipitazioni.
Il risultato è che la permanenza dell’acqua in fossi e stagni si riduce a poche settimane in primavera (se non in caso di piogge intense e prolungate) e il periodo risulta insufficiente per i girini che muoiono prima di avere completato la metamorfosi.
In queste condizioni i nuovi nati non vanno a compensare le perdite degli adulti, portando la popolazione anfibia al collasso in pochi anni.
Una volta arrivata l’acqua, il progetto prevede la realizzazione di uno stagno didattico riqualificando un canale di cemento in disuso. Lo stagno didattico sarà a disposizione per fotografi naturalisti, curiosi di natura ma soprattutto per le scolaresche.
Le altre due fasi, per le quali è in corso la ricerca di finanziamenti, prevedono la riqualificazione dei fossi e dello stagno artificiale asportando alberi caduti e vegetazione in eccesso, la posa della manutenzione straordinaria per i percorsi di visita, il ripristino e il completamento della segnaletica di direzione, la realizzazione dei pannelli didattici da posizionare agli accessi dell’area e lungo i percorsi.
Bisognerà terminare il “restauro ambientale” con la reintroduzione di ovature delle specie di anfibi scomparse o in forte diminuzione e un attento monitoraggio dei risultati.
Infine, il progetto prevede la riqualificazione della zona boscata privilegiando le specie arboree locali sopratutto l’ontano nero (albero caratteristico dei Mareschi) e il recupero, dal punto di vista paesaggistico, delle le zone marginali limitrofe agli impianti sportivi, al pozzo dell’acquedotto e alla viabilità.