Traoré, volontario Cri e professore all’Unitre
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Traoré Lanceri, richiedente asilo |
Ma guarda chi c’è oggi sul giornale, Traoré! In paese lo conoscono tutti perchè è stato tra i primi richiedenti asilo ad arrivare in paese. ‘Una data – dice – che non mi dimenticherò mai: il 26 ottobre del 2016′.
La storia di Traoré Lanceri 27 anni, fuggito dalla Guinea, è finita lunedì 29 sull’edizione torinese del Corriere della Sera perchè il quotidiano si è accorto che il giovane fa volontariato nella Croce Rossa. Con un ‘piccolo’ errore: il quotidiano scrive che Traoré vive a San Benigno. ‘E dove sarebbe questo paese?‘, chiede stupito. Quando gli spieghiamo che dista poco più di 40 km da quella che oggi è casa sua, sorride: ‘E cosa saranno una quarantina di chilometri rispetto a quelli che ho percorso per terra e per mare dopo essere fuggito dalla Guinea?‘
La vicenda di Traoré comincia nella sua terra, infestata dall’Ebola, un virus che ha ucciso 11.315 persone, e contagiate 28.637 (di cui 4.767 bambini), ‘Avevo da poco preso la laurea in letteratura africana e francese; insegnavo francese e filosofia in un liceo e facevo volontariato nella Croce Rossa a Kouroussa, la città dove sono nato e cresciuto’. Fare i conti con quel virus micidiale è difficile; serve coraggio perchè i rischi di essere contagiato sono reali. Traoré però non si spaventa e aiuta la sua gente. A un certo punto il Governo del suo Paese, nel 2014, utilizza la malattia per bloccare il processo democratico e le elezioni. Per il resto è una battaglia quotidiana: ‘Cerchiamo di curare i malati, siamo a stretto contatto con loro e con molte persone che muoiono a causa della malattia’.
A un certo punto, racconta, si fa strada il sospetto concreto ‘che il virus abbia colpito una donna di una famiglia che abitava vicino a casa mia. Conoscevo la gravità della malattia e le conseguenze devastanti che avrebbe potuto avere per la famiglia stessa e anche per chi, come noi, abitava vicino’. E allora? ‘Sono andato a controllare ma la famiglia negava, non voleva ammettere. La sensazione che il male fosse proprio quello era netta. Ma niente da fare: la famiglia, il marito, i figli negavano. A quel punto ho avvisato il presidente della Croce Rossa e siamo andati a prenderla. Ma la sfortuna vuole che la donna muoia proprio durante il trasporto’.
La famiglia della donna la prende male, molto male. E accusa Traorè: ‘Se nostra madre è morta è colpa tua. La devi pagare’. E tu? ‘Ho avuto paura. Per un po’ di tempo me ne sono andato in un’altra città. Poi quando pareva che le acque si fossero calmate sono tornato nella mia città per partecipare a un concorso‘.
Ma le cose non cambiano. Traoré continua ad essere preso di mira e decide di lasciare moglie e tre figli piccoli. ‘Non volevo andare in Italia e neppure in Francia. Il mio obiettivo era l’Algeria. Arrivo in Mali ma scopro che la strada era chiusa a causa della guerra. Allora provo a fare un’ altra strada, a puntare sull’Algeria attraverso il Niger. Arrivo in Libia, dove c’è un gran caos’.
Traorè e quelli come lui vengono usati come forza lavoro in uno stato che si avvicina parecchio alla schiavitù con il ricatto di essere denunciati e di finire nelle carceri dove succedono cose tremende. Affrancato dal lavoro forzato Traorè da Tripoli arriva a Zaharatha, città sul mare da dove partono i barconi.
A quel punto la destinazione cambia: non più l’Algeria ma l’Italia. Per arrivarci bisogna ‘pagare’ gli scafisti. Vogliono 500 euro ‘ma io in tasca ho solo 300 dinar. Alla fine grazie a un amico riesco comunque a partire, di notte, a bordo di un barcone. Eravamo 160‘.
A tirarli su dalle acque è una nave belga che porta i profughi a Palermo. ‘Lo stesso giorno ci fanno salire in pullman, attraversiamo l’Italia e arriviamo a Settimo. Ci sono tantissimi profughi. Temo che muoversi da lì sarà complicato. Ma riesco ad avvicinare una ragazza della Croce Rossa, le dico che anch’io ho lavorato nella stessa organizzazione. Lei sente che parlo benissimo francese, che mi so esprimere bene. Fortuna vuole che la Cooperativa Frassati, proprio in quel momento, cercasse cinque profughi francofoni. Vengo accettato con due amici senegalesi, un ivoriano e uno della Guinea. Mi portano subito qui, in Valle di Susa, a Sant’Antonino. Quel giorno non me lo scorderò mai: 26 ottobre 2016’.
In valle di Susa inizia la nuova vita di Traorè. ‘Nel giro di poco tempo io e l’amico ivoriano diamo l’esame di terza media e lo passiamo senza problema: io addirittura con la media del 9‘. Non basta. ‘Adesso sto facendo il corso per fare l’operatore socio sanitario e proprio in questi giorni ho cominciato lo stage nella Casa di Riposo di Condove’. Intanto fa volontariato nella Croce Rossa di Susa: ‘Ho il patentino per usare il defrillatore e faccio il trasporto malati e dei disabili a bordo dell’ambulanza”.
Di più: ‘La mia amica Giulia Salani (consigliere comunale a Sant’Antonino) e il responsabile della Croce Rossa Michele Belmondo mi hanno chiesto di andare a Bardonecchia, per parlare con i profughi che tentano di arrivare in Francia attraverso le montagne. Loro pensano che di là sia tutto più facile perchè parlano la stessa lingua ma non è così. Qui in Italia siamo aiutati, abbiamo più opportunità. E poi con questo clima, questo freddo e tutta questa neve rischiano davvero la vita. Andrò e speriamo che mi ascoltino’.
Traoré sorseggia il suo caffè e parla di S.Antonino: ‘Qui sto bene, con gli altri richiedenti asilo partecipiamo a tante attività del paese, siamo coinvolti nelle iniziative con i giovani del paese. Non è stato difficile integrarsi e devo dire che aver studiato mi ha aiutato parecchio’.
Poi l’ultima chicca. Traorè presto insegnerà anche qui, in Italia, a Sant’Antonino. Dove? All’Unitre del paese: a inizio di marzo, terrà un corso di letteratura africana.
Bello no? Ma fila tutto liscio? Battute razziste non ne senti mai? Traorè risponde con un sorriso: ‘Il razzismo è una cosa stupida. Come si possono discriminare o insultare le persone solo per il colore della pelle?‘. E con la religione come la mettiamo? ‘Sono islamico e la mia religione dice che la cosa più importante è aiutare gli altri. Io cerco di farlo anche con quello che spero diventi il mio lavoro, l’operatore socio sanitario, e poi con il volontariato nella Croce Rossa’.
Che dire? Traorè è davvero un ottimo professore. Di vita.