Fico sulla Tav: “Non voglio il referendum ma se ci fosse voterei NO”
Roberto Fico |
Succede che i 5Stelle, da sempre sponsor della democrazia diretta, dicano no a un possibile referendum ma, dice il pentastellato presidente della Camera Roberto Fico, “Se ci fosse un referendum, voterei no”. E comunque, aggiunge, “una forza politica, in questo caso il Movimento 5 Stelle, che ha costruito anche sul no alla Tav il proprio programma, non può volere un referendum”.
“Bisogna comprendere lo sviluppo che vuole il Paese e domandarsi: dove vuole andare? Verso le energie rinnovabili, verso l’abbandono del carbone e del gas, quindi delle fonti fossili? Che tipo di trasporto vuole fare? Che tipo di società vuole essere? Sono questi i grandi temi su cui costruire. La Tav è riduttiva, la Tav secondo me non va in questo senso”.
Concetti che lo stesso Fico ha ribadito in una lettera pubblicata giovedì 12 da La Stampa.
“Nella discussione intorno a ogni grande opera pubblica – scrive Fico – chiediamoci, di volta in volta, a quale visione di lungo periodo una certa opera risponde. E quindi se si adegua a quelle esigenze di sostenibilità, ambientali,economiche, sociali, irrinunciabili nel contesto mondiale attuale. Quell’opera ci proietta in un futuro migliore e sostenibile oppure, attraverso di essa, stiamo inseguendo un modello di sviluppo che è ¨ già superato? Questa è la domanda che noi tutti, laicamente, dobbiamo porci”.
“Chi ritiene che una certa opera non debba, per quelle ragioni, essere intrapresa – spiega Fico -, non può essere etichettato come un barbaro autarchico o come un luddista. Non possiamo accettare questo e non possiamo accettare che le opere pubbliche diventino terreno di scontro al punto da innalzare muri, recinti, fili spinati, zone rosse”.
“La battaglia No Tav -sottolinea quindi – non è stata, e non è tuttora, una battaglia orientata a distruggere tutto ciò che è nuovo, ma una battaglia ambientale, sociale e di visione del mondo differente. Una battaglia non del Movimento 5 Stelle ma di un’intera comunità profondamente radicata sul proprio territorio, al cui interno esistono diverse sensibilità”.
“Non significa affatto pensare a una dimensione domestica o localistica – aggiunge -, di sviluppo e di progresso. É il contrario. Significa pensare a partire dal locale a un modello di sviluppo globale”.
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