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12 gennaio, le Madamine vincono un’altra scommessa

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TORINO – Qualcuno le aveva sconsigliate, a partire da qualche vecchio marpione della politica torinese. “Fate attenzione, che se fate un flop vi prendono in giro fino a quando campate”. 
Ma loro niente, le “ madamine”, già promotrici della manifestazione di novembre persone, hanno tirato dritto, imperterrite. “Il 12 gennaio si torna in piazza per dire Sì alla Tav (e non solo). Non torniamo indietro. Dobbiamo stanare il Governo, fare in modo che interrompa questa melina”. 
La scommessa era di quelle da far tremare. Bissare i 40 mila del 10 novembre non era facile. Mancava il traino del sentimento ostile alla Giunta pentastellata torinese che si era diffuso in città dopo la bocciatura olimpica di Torino e il “no alla tav” votato dal consiglio comunale subalpino con la sindaca Appendino in trasferta a Dubai. 
Così la manifestazione è stata prudentemente derubricata da organizzatori e organizzatrici in “flash mob” e ha tentato di oltrepassare i confini metropolitani per coinvolgere amministratori, politici, forze economiche e sociali di tutto il nord Italia, da Torino a Venezia passando per Milano e la pianura padana. 
Con un pizzico di Valle di Susa, presente in modo (quasi) ufficiale con uno striscione, un manipolo di manifestanti e sindaci, in prevalenza dell’alta valle a parte Alfredo Cimarella primo cittadino di Buttigliera Alta. La Valsusa che dice sì” era lo striscione portato con orgoglio da Antonio Ferrentino, incurante dei frizzi e lazzi rivoltigli ripetutamente dai duri e puri, propugnatori del “no tav” a tutti i costi. 
Le troupe televisive si accalcano intorno a lui e la domanda è inevitabile: “L’abbiamo incontrata nel 2005 sulle barricate contro la Torino-Lione, oggi è favorevole. Come mai?”. 
Risposta: “Il progetto che era stato predisposto allora era devastante per la valle di Susa e di fatto bypassava e isolava Torino. Quindi è stato giusto contestare duramente quel progetto. L’attuale progetto, maturato dopo anni di discussione con il territorio nell’Osservatorio, è radicalmente cambiato. Procede per fasi, come avevamo chiesto; prevede il tunnel di base e, per il resto, percorre la valle utilizzando la linea attuale. Il vero movimento No Tav dovrebbe essere qui a manifestare, perché le richieste della valle sono state accolte”.
Una piccola locomotiva a far da traino, in realtà, la manifestazione del 12 l’ha avuta. Ed è la notizia che l’analisi costi- benefici, da mesi “promessa dal Ministro Danilo Toninelli, è stata finalmente depositata. La richiesta della piazza è che sia tirata fuori dai cassetti (cosa che non è ancora avvenuta) anche se la sensazione è che il parere non sia certo favorevole alla Torino-Lione. 
Così è Ferrentino a dire senza mezzi termini che “l’analisi, fatta da una commissione in forte prevalenza orientata sul no, è una farsa. E lo stesso presidente Marco Ponti non è credibile. Volevamo nominarlo nel 2002 come consulente tecnico quando ero presidente della Comunità Montana Bassa Valle – rivela Ferrentino – poi ci orientammo diversamente perché ci accorgemmo che Ponti è un tifoso delle autostrade. Non è un caso che, nell’analisi fatta sul terzo valico ferroviario, inserisca l’eventuale diminuzione degli introiti per le concessionarie autostradali come un costo per la collettività. Incredibile ma vero”.
Intanto però, mentre il Governo fa “melina” l’opera va avanti: dentro la montagna, in territorio francese, vengono scavati 16 metri di tunnel al giorno da 450 persone impegnate su tre turni lavorativi: 6 km e 100 metri sono già stati scavati. 
Ogni mese in cui Toninelli perde tempo – commenta Ferrentino – viene scavato mezzo km di galleria di
base”.
Tra la gente sfila anche una vecchia conoscenza: Luigi Massa, a suo tempo (20062001) deputato di quello che era l’Ulivo. Altri tempi ma oggi in piazza c’e lui. Poi ci sono i leghisti (guidati in piazza dal capogruppo della Camera Riccardo Molinari) che si sono dissociati apertamente dai no pentastellati. 
In piazza arriva anche Sergio Chiamparino che proprio dalla Valle di Susa, il 29 gennaio ad Avigliana, inizierà la corsa per riconquistare Palazzo Lascaris. Ma non è il caso di fare campagna elettorale, nessun comizio, nessun palco, nessun intervento. Davanti ai taccuini dei giornalisti, alle telecamere e ai microfoni però si può parlare, eccome. 
Così il Chiampa invita “il Governo a decidere e a decidere in fretta. Se sarà una decisione positiva sarà un successo non mio ma di tutta la comunità, se sarà negativa faremo il referendum. La consultazione si può già fare domani mattina perché l’articolo 86 della Regione Piemonte ne consente l’attivazione”.
Ma anche Salvini parla di referendum sulla Tav: “Sì, però – rivendica Chiamparino – il primo a lanciare l’idea sono stato io”.
C’è il candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico Maurizio Martina, c’è l’immancabile Mino Giachino e poi il presidente della Liguria Giovanni Toti, la capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini.
Praticamente tutti, mancano solo i 5 Stelle che sulla Torino-Lione sono splendidamente isolati. E ancora: i rappresentanti di 35 sigle tra organizzazioni sindacali e categorie produttive. Ancora: 94 Comuni del Nord Italia, di questi 79 sono piemontesi tra cui Biella, Cuneo, Verbania, Moncalieri, Orbassano e, per la Valle di Susa, Sant’Antonino, Chiomonte, Giaglione, Sestriere, Sauze di Cesana. Ovviamente manca il “grosso” della bassa valle, schierata massicciamente contro l’opera.
 Sulla linea di confine tra bassa valle e cintura torinese, però, c’è Buttigliera Alta, rappresentata dal sindaco Alfredo Cimarella. La Torino-Lione? E’solo un piccolo tassello di un sistema di trasporto ecologico che interessa l’Europa e l’Italia. Rinunciare ci costerebbe molto. Si tratta di un’opera vitale per il Paese e per il Piemonte”.
Buttigliera è nella tratta nazionale, il secondo tempo della partita Tav (ammesso che il primo tempo non venga interrotto), ma come passerà qui il treno veloce? Sotto la collina morenica o quadruplicando la linea storica? 
“Il progetto prevede un tunnel sotto la collina. Poi c’è uno studio alternativo che immagina il quadruplicamento della linea attuale ma significherebbe abbattere centinaia di case. L’unica opzione è il tunnel”.
In piazza incrociamo Maurizio Beria d’Argentina, sindaco di Sauze di Cesana: “Se la linea attuale venisse liberata dal traffico merci potrebbe diventare una metropolitana tra la valle di Susa e Torino. Mentre la linea ad alta velocità-capacità sarebbe capace di attrarre sui luoghi del turismo invernale dell’alta valle (attraverso Torino e la Stazione internazionale di Susa) e della vicina Francia migliaia di persone. Un’occasione da non perdere”.
La piazza intanto si è riempita, l’impatto visivo dai balconi del palazzo della Regione è impressionante. Ci sono bandiere italiane, dell’Europa, delle Olimpiadi. Nessuna di partito. Partono gli slogan: “più lavoro”, Sì tav subito”. E si chiude con l’inno nazionale. 
Un’ora e mezza di permanenza in piazza per migliaia di persone che se non sono le 40 mila del 10 novembre poco ci manca. Le “madamine” ancora una volta l’hanno azzeccata. Che cosa si inventeranno adesso?
BRUNO ANDOLFATTO

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