Chiomonte: Garbati e Bono, duello a due passi dal cantiere Tav
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Per anni quasi dimenticato dalle carte della “geopolitica” valsusina, Chiomonte torna ad essere una sorta di “ombelico del mondo”. Si è quasi perso il conto dei ministri e dei politici di rilievo nazionale e regionale che, in questi anni, si sono fatti fotografare davanti all’imbocco del tunnel geognostico. Ultimo, in ordine di tempo, il buon (?) Matteo Salvini, venuto a proclamare che “la Tav si fa” salvo essere smentito dal suo stesso partito che, due settimane dopo, ha votato un ordine del giorno in Parlamento per congelare l’opera sine die. Ma tant’è, la partita sulla Tav si gioca anche sul piano locale. In vista delle elezioni comunali, a Chiomonte, al momento attuale gli sfidanti sembrano essere due: Lucrezia Bono e Roberto Garbati.
Lucrezia Bono, qualche settimana fa, a Torino ha ricevuto una standing ovation dai supporter del presidente della Regione Sergio Chiamparino dopo aver raccontato il clima pesante vissuto a Chiomonte in questi anni di pesanti contrapposizioni tra No Tav e Sì Tav.
Proprio il locale allora gestito da Lucrezia Bono, in una notte del 2015, subì un raid vandalico con vetri danneggiati e scritte minacciose che l’accusavano di “aver venduto la valle per qualche caffè”. L’unica colpa? Aver servito le colazioni ai dipendenti impegnati nella realizzazione del tunnel geognostico della Tav.
Proprio in questi giorni Lucrezia Bono ha ricevuto l’endorsement di Renzo Pinard, ex sindaco chiomontino, che ha annunciato la candidatura di suo figlio Lodovico cucendo già sui suoi panni, in caso di vittoria, i gradi di vicesindaco. Se così fosse, si prefigurerebbe un’alleanza anomala tra una candidata vicina al Pd (e quindi al centro sinistra) e un vecchio leone della destra valsusina. Staremo a vedere. La novità degli ultimi giorni, però, è la candidatura di Roberto Garbati, già amministratore delegato Iren (la “vecchia Aem” che dai monti e dal fiume della Valle di Susa porta la corrente elettrica nella metropoli torinese). In questi anni, con discrezione e determinazione, Garbati si è dato molto da fare per mettere insieme gli imprenditori locali attorno a un progetto di rilancio del paese capace di andare oltre le contrapposizioni minimizzando i disagi del cantiere della Torino-Lione e incassandone vantaggi e opportunità. ImprenD’oc è il nome dell’associazione e Chiomonte 2025 quello del progetto che, nel febbraio del 2017, è stato presentato all’Osservatorio Tecnico presieduto (fino a qualche giorno fa) da Paolo Foietta.
Ed è proprio “ da chiomontino coinvolto nelle vicende Tav” che Garbati ricorda che “Chiomonte “ospita” da 8 anni l’unico cantiere italiano della nuova linea ferroviaria e che anche per questo il paese sta morendo: forte calo della popolazione, crollo del valore degli immobili (spesso obsoleti), alta disoccupazione, indice di anzianità crescente, negozi in via di estinzione”.
Una situazione paradossale, dove quello che potrebbe essere uno stimolo alla crescita e allo sviluppo rischia invece di trasformarsi in una penalizzazione, addirittura peggiorata da una certa tendenza, purtroppo presente, a comportarsi come “i capponi di Renzo invece di dialogare e collaborare”.
Resta il fatto che, “ nonostante molti studi e progetti richiesti per finanziamenti alle opere di accompagnamento, decise nel 2013, oggi poco o nulla si muove”. Anzi, denuncia Garbati, “con l’attuale Governo si è passati dai tempi lunghi alla sospensione dei lavori e oggi il cantiere è controllato dall’esercito; una vasta area di rispetto, preziosa e simbolica, è presidiata dalle forze dell’Ordine e preclusa al libero passaggio. “Controlli” e “presidi” sono già costati decine di milioni di euro: si rimandano le scelte, ma il “contatore” delle spese gira”.
Proprio Garbati non dimentica quanto accadde con la realizzazione della centrale di Pont Ventoux, il grande impianto idroelettrico, “quando nella stessa val di Susa si scavarono ben 28 km di “gallerie”. E poi ancor prima, quando si realizzò l’autostrada Torino-Bardonecchia . In tutti questi casi si paventava la presenza di uranio e amianto e di “laghi racchiusi nella montagna”, prefigurando decessi e catastrofi ambientali che non si verificarono. In quegli anni, ai disagi si rispose con il dialogo tra vertici aziendali e autorità locali.”
E allora che fare oggi, in un clima in cui aleggia ancora la “guerra santa” tra “Sì Tav” e “No Tav? Non è forse giunto il momento di tentare una sorta di riconciliazione basata sul vecchio, realistico e funzionale concetto del “primum vivere”?
Per Garbati è così al punto che, stando alle indiscrezioni, la sua lista potrebbe inglobare anche qualche esponente chiomontino moderatamente “No Tav”. Per l’ex a.d. Iren, “Chiomonte non può sacrificarsi né per lo “sviluppo globale”, né per la “decrescita felice”. E poi le grandi opere, quando vengono decise, devono sempre rispettare i territori e le opere di accompagnamento partire senza anni di ritardo. Quindi i i comuni devono esercitare civilmente il loro ruolo per ottenere il rispetto dalle Istituzioni”.
Conseguenza logica: “Devono partire comunque le opere a Chiomonte. E questo sia in caso di sì alla Tav (e allora devono davvero essere opere di accompagnamento) sia in caso di no alla Tav, e in quel caso dovranno essere opere di risarcimento (però chissà come e quando) dei danni subiti in questi anni e di quelli che si stanno ancora subendo”.
La cosa certa, secondo Garbati, è che “servono certezze: basta quindi con gli annunci e i rinvii”.