Rosta, va in diretta tv il dramma dei licenziati con whatsapp
Il caso FRC di Rosta viene alla luce giovedì 11 marzo attraverso la prima pagina de La Valsusa. Gli ingredienti per la notizia ci sono tutti: 30 licenziamenti con l’irrituale metodo del messaggio whatsapp e poi un imprenditore che, da un giorno all’altro, sparisce nel nulla. A saperlo, prima di tutti, è il nostro giornale. E non è stato facile, per noi, trasformare in una notizia un fatto che, fino ad allora, dal 20 marzo, scorreva come un fiume carsico nel sottosuolo valsusino.
E’ l’inizio della settimana scorsa quando alla redazione del settimanale La Valsusa arriva la segnalazione.
A farla, una dipendente che (com’è normale che sia in quel frangente) desidera rimanere anonima. “ Sa – spiega – non tutti i dipendenti sono d’accordo a “creare il caso”, c’è il timore di perdere anche quei pochi diritti che ci rimangono”. Insomma, bocche cucite. Tutto tace. Martedì 9 e mercoledì 10 è un susseguirsi di messaggi whatsapp, telefonate, sollecitazioni. La dipendente ci ha spiegato tutti i dettagli del caso: dai ritardi, ripetuti, nel pagare gli stipendi (“avevamo parecchie commesse dell’Azimut e il titolare della FRC Marco Broletto continuava a dirci che l’azienda aviglianese non pagava, cosa che non si è rivelata vera”, diceva la lavoratrice).
Tutto nell’anonimato, ovviamente. Di certo c’era solo il nome dell’azienda e quello dell’imprenditore. E poi quel telefono della FRC che suonava invano alle nostre ripetute chiamate.
Ma era ancora poco per rendere tutto pubblico.
Intanto le ore passavano. E anche sul fronte sindacale non emergeva molto. Anche perché la dipendente in questione non aveva chiaro neppure a quale delle tre sigle sindacali si fossero rivolti i lavoratori per ottenere le loro spettanze: stipendi arretrati e trattamento di fine rapporto. E poi lo stesso fallimento che non risultava (né risulta ancora) avviato.