ScassaPaese/2. Condannati a governare
Alla fine la puntata della telenovela “ScassaPaese” è andata così. Conte ha lanciato un penultimatum in perfetto stile prima repubblica. Con una differenza: a quel tempo, dopo qualche vertice inconcludente dei segretari di partito (che almeno si parlavano) il premier dava le dimissioni, si presentava in Parlamento (ah già! Esiste ancora…) e si apriva ufficialmente la crisi.
Oggi i campioni della trasparenza e del cambiamento (gattopardiani doc: cambiare tutto per lasciare tutto come prima e forse un po’ peggio) convocano i giornalisti, lanciano gli appelli alla coesione e minacciano: se non mi dite cosa volete fare da grandi, rubo il pallone e me ne vado.
Siamo alle comiche. Peccato che, sullo sfondo, ci sia uno strano Paese. L’economia potrebbe anche girare bene con qualche spintarella (se ci fosse un governo degno di questo nome), i conti pubblici (dopo anni di faticoso risanamento) sono stati messi in forte difficoltà dai questi strani populsovranisti e rischiamo un giusto commissariamento europeo.
All’orizzonte pare non ci sia alcun governo tecnico. Troppo comodo mandare tutto all’aria per far fare il lavoro sporco dal Monti di turno da mettere successivamente sulla graticola per riprendersi i voti e tornare a fare bisboccia sulla pelle della gente. E agli eroi che oggi si ricordano a giorni alterni di andare a lavorare nei loro Ministeri non resterà altro da fare che fare la classica manovra lacrime e sangue. Però mettendoci la faccia e forse non solo quella…