Susanna Preacco, la sindaca gentile ma “tosta”
Chi se l’aspettava docile e remissiva, pronta a cedere il timone della nave dopo cinque anni ad un altro capitano, ha fatto male i suoi conti. Susanna Preacco ha portato a termine il primo mandato e si è ripresentata al giudizio degli elettori che l’hanno riconfermata sindaca.
Nulla ha potuto, contro questa donna mai stata comunista in vita sua ma autenticamente di sinistra, l’impetuoso soffio da destra del vento elettorale.
Così oggi Preacco è ancora al suo posto, nel suo ufficio di prima cittadina, sorriso accogliente, pronta ad ascoltare tutti e tuttavia salda nelle sue convinzioni, determinata, in una parola: tosta.
Alzi la mano chi, tra noi maschietti, in questo terzo millennio, di donne così non ne ha incontrate almeno un paio, sul lavoro per esempio. Ammettiamolo: sono un valore aggiunto, capaci come sono di guardare almeno qualche metro più avanti e di bagnarci il naso a ogni occasione.
Ma, tant’è, non divaghiamo. Con Preacco proviamo a fare due conti sulle sindache (o donne sindaco che dir si voglia) in valle di Susa. Scopriamo che, più o meno, dopo il voto, i numeri sono rimasti quelli di cinque anni fa: circa il venti per cento. Tante o poche? “Poche – dice Preacco – se pensiamo che le norme elettorali che tutelano la presenza ‘dell’altro genere’ nelle liste fissa la percentuale al 40%”.
Insomma, ancora non ci siamo. Soprattutto se guardiamo ai Paesi del nord Europa come la Norvegia, dove il rapporto è ribaltato. Ma si sa noi siamo in un altro pianeta, dove è ancora diffusa, sotto traccia, l’esortazione rivolta alla donna: “Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa”.
Già, perché per l’altra metà del cielo che voglia buttarsi in politica c’è ancora da risolvere qualche complicato rebus che ingarbuglia questioni logistiche e organizzative con problemi culturali. “A quante di noi, nel bel mezzo di una Giunta o di un Consiglio, non è mai balenato il pensiero improvviso di essersi dimenticate di comprare il latte per il giorno dopo o qualche altro impegno da mamma-moglie? Credo a tutte”, si domanda e si risponde Preacco.
Ma il maschietto di casa non è che può pensarci lui? Il cronista-uomo lascia sospese domanda e risposta, un po’ imbarazzato.
E allora proseguiamo. Che cosa può portare di specifico un sindaco-donna in un palazzo comunale e in un paese?
“Per fare un confronto uomo-donna, bisogna che entrambi siano… in gamba, ben attrezzati per la fascia tricolore. Insomma partire alla pari. Di solito la donna è più attenta alle piccole cose, che possono essere il palo storto, la buca nella strada, la lampadina bruciata”.
Per saperne di più, chiedere referenze al povero Max Butta’, responsabile dell’ufficio tecnico, “vittimizzato” ogni giorno dalle pressanti segnalazioni della sindaca.
Poi, aggiunge, “di solito abbiamo più capacità di ascolto”, che poi vuol dire maggiore empatia e capacità di immedesimazione dei bisogni dei cittadini. E, last but not least, “noi donne sappiamo pensare e fare più cose contemporaneamente….”
E qui il cronista uomo si arrende ed esclama: anche noi maschietti ne sappiamo fare due insieme e una delle due è… respirare.
Non ci resta che ridere.
Bruno Andolfatto