Politica

Ore contate per la sindaca Appendino?

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“Oggi, verso le 14.30, in Consiglio Comunale, darò alcune comunicazioni importanti”. L’annuncio della sindaca di Torino Chiara Appendino all’alba di oggi, lunedì 15 luglio, era perfettamente in linea con la giornata nera, carica di nuvole e pioggia.

Maltempo annunciato, temporale arrivato ma (per adesso) nessun scossone capace di far cadere il monocolore pentastellato che guida (si fa per dire) il capoluogo subalpino.

Mentre a Torino diluviava Appendino sollevava Guido Montanari dal suo ruolo di vicesindaco, revocandogli le deleghe – tra cui quella all’Urbanistica – che aveva in capo.

La decisione, come spiegato dalla stessa prima cittadina, segue le frasi pronunciate da Montanari sul Salone dell’Auto, che nei giorni scorsi ha ufficializzato l’addio a Torino e il trasloco a Milano.

Fosse stato per me, il Salone dell’auto al parco Valentino non ci sarebbe mai stato. Anzi, nell’ultima edizione ho sperato che arrivasse la grandine e se lo portasse via. Sono stato io a mandare i vigili per multare gli organizzatori”. Queste le affermazioni di Montanari che hanno reso Appendino “furiosa”.


Parole travisate, secondo il vicesindaco: “Ho sempre ritenuto che il Salone dell’auto sia una ricchezza della città e che si possa fare al Parco del Valentino con una mediazione tra esigenze degli organizzatori e fruizione del parco . Questa mia posizione è stata travisata per giustificare evidentemente scelte già assunte”.

Durante la seduta Chiara Appendino conferma la scelta e dichiara che “non si può andare avanti con il freno a mano tirato della maggioranza, Torino viene prima. Non intendo accettare compromessi al ribasso. Se  l’amministrazione  sarà nelle condizioni di continuare a fare il bene   della città, sarò felice di portare avanti il mio mandato e continuare  a dare ai cittadini le risposte che meritano”.

“Una perdurante  situazione di stallo, che verificheremo già dai voti sui primi  provvedimenti, procurerebbe, invece, danni che la Città non può e non  deve permettersi. E se il male minore fosse il termine anticipato di  questa consiliatura, così sarà”. 

Nel dibattito domina il Salone dell’Auto che alza i tacchi e se ne va a Milano mentre sullo sfondo si agitano la questione della Tav e il rimpianto per l’occasione persa delle Olimpiadi Invernali 2026.

I consiglieri pentastellati che da tempo fanno la fronda contro la sindaca hanno dovuto trangugiare il rospo e qualcuno ha fatto che prendere e andarsene lasciando a presidiare la sala rossa una sparuta pattuglia di consiglieri. Così è la capogruppo del movimento 5 Stelle Valentina Sganga a dire che “non c’era la nostra volontà  di mandare via il Salone dell’auto”. E su Montanari: “La scelta è della sindaca e non è stata condivisa con noi.  A Montanari va tutta la nostra stima”. “Siamo a un punto di stallo e di evoluzione per il M5s – ha aggiunto Sganga – e pensiamo sarebbe opportuno un confronto interno, che risparmi a
Torino una sovrapposizione tra il piano politico e quello  istituzionale. Serve rispetto dei ruoli, ma serve anche ascoltare le  posizioni non condivise”
.

La parola passa alle opposizioni che non le mandano certo a dire. Intervengono Roberto Rosso (Fratelli d’Italia) e Osvaldo Napoli (Forza Italia) che ha invita la prima cittadina, “se davvero ha a cuore gli interessi di Torino”, a mostrare “il coraggio che finora le è mancato” e a “sbaraccare l’attuale giunta per metterne in piedi una nuova”. Anzi, rincara, “se Appendino è  davvero in buona fede, ha una sola strada da imboccare per contrastare lo spostamento a Milano del Salone dell’auto: dimettersi”.

Per Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega al Comune di Torino e neo assessore regionale alla Sicurezza, “dopo il sì alla Tav del suo leader Luigi Di Maio, il sindaco di Torino sembra ora voler dire un netto sì  anche ai grandi eventi e prende finalmente le distanze dalle frange del suo consiglio Comunale più radicali e vicine alle occupazioni della sinistra radicale”.  Licenziando Montanari, aggiunge Ricca, “Appendino compie un gesto che avrebbe dovuto fare da anni e che, probabilmente, non avrebbe fatto perdere le Olimpiadi alla città”.

Il resto del tempo dell’opposizione se lo prendono quasi interamente i consiglieri del Partito Democratico

Stefano Lo Russo (PD): “La sindaca, che ha lanciato un ultimatum alla sua stessa maggioranza, ma non può pensare di farci credere che il Salone dell’Auto sia stato perso per le dichiarazioni del vicesindaco Montanari, ennesimo capro espiatorio di chi non ha mai ammesso di avere sbagliato”.  E poi: “Dovremmo parlare di infrastrutture e grandi eventi ma non avverrà perché questa oggi la città è senza guida. La sindaca, invece di scaricare gli assessori, si dimetta torniamo alle urne”.

Mimmo Carretta: “La sindaca non ha parlato alla città ma solo alla sua maggioranza. Torino sta andando a fondo e lei pensa a salvare la poltrona”.

Chiara Foglietta: Con uno slalom pazzesco Appendino ha tenuto tutti sulla corda per un fine settimana: si dimette, non si dimette? In aula ha letto un copione scritto dagli uffici, con tono strappa lacrime o strappalike. Ha usato l’intervento per una resa dei conti con i suoi fidati consiglieri rimasti in aula (una decina). Non si capisce quale sia la sua visione politico-amministrativa, quindi lasci le chiavi della città sul tavolo ed esca con i fedelissimi della sua Giunta”.

Enzo Lavolta (PD): “Appendino ha parlato di freno a mano tirato ma il vero problema è la retromarcia inserita. Stiamo tornando indietro, una decrescita infelice che si sta praticando da tre anni e vede lei da una parte, i consiglieri dall’altra, e la macchina ferma. Ci saremmo aspettati, più che lamentele verso la sua maggioranza, un rilancio nei confronti delle forze politiche, economiche e sociali della città in discontinuità con il recente passato. La sindaca ci avrebbe dovuto proporre una visione programmatica favorevole alle infrastrutture e al TAV, allo scambio sinergico con gli altri territori (competizione e cooperazione con Milano, Genova), a rendere attrattivo il territorio per investitori locali e stranieri. Perché la città ha bisogno di ripartire”.

E adesso cosa capiterà? I consiglieri pentastellati “dissidenti” alzeranno il prezzo? Appendino non mollerà la presa? Si tirerà a campare come nella migliore tradizione di stampo andreottiano? Oppure per Appendino (che sarebbe già stata cooptata da Di Maio per sostituire il re delle gaffe Toninelli al vertice del Ministero delle Infrastrutture) i giorni da sindaca sono contati?

Torino, in fondo, val bene un Governo.

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