Migranti

Valsusa, accoglienza profughi: cosa succede nel 2020

0 0
Read Time:3 Minute, 56 Second

RIFUGIATI IN VALLE DI SUSA: 31 dicembre 2019. E’ la data destinata a segnare la fine del progetto di microaccoglienza dei richiedenti asilo, provenienti in massima parte dall’Africa, ospitati in 35 comuni della Valle di Susa. In tutto sono circa 150 persone: 96 in bassa valle (capofila del progetto il Comune di Avigliana) e 55 in alta valle (capofila il Consorzio socio assistenziale Conisa). “ Ben prima della pausa estiva – spiega Enrico Tavan, assessore aviglianese – abbiamo avviato un confronto con il Prefetto di Torino che, verbalmente, ha espresso il suo consenso a prorogare ancora per qualche mese il progetto”. Anche se, visti i chiari di luna governativi, non è detto che un incontro sia convocato a breve termine. E’ presumibile che, prima, il Prefetto attenda di capire quali saranno gli orientamenti del nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Improbabile che, nei contenuti e nello stile, la nuova titolare del Dicastero segua l’esempio (?) del predecessore. Possibile, anzi, che segua linee comportamentali improntate sulla discrezione, la sobrietà e la prudenza e che non disdegni di avviare un’interlocuzione diretta con il Quirinale. In ogni caso è probabile che sia necessario attendere qualche settimana prima di conoscere quale sarà la linea che il Prefetto torinese seguirà sul progetto valsusino e su quelli del torinese.

Gennaio 2019, manifestazione ad Avigliana contro il Decreto “Sicurezza”

Rimangono tuttavia, come dati di realtà, le difficoltà del progetto valsusino a rimanere in piedi. I motivi? Il primo è la sostenibilità economica. Le disposizioni contenute nel cosiddetto decreto sicurezza, spiega Tavan, “favoriscono i centri che ospitano più di 50 persone ai quali vengono riconosciuti 26 euro per rifugiato mentre per i progetti, come il nostro, che puntano sulla distribuzione delle persone in piccoli gruppi sul territorio, la cifra è di 21,35 euro”. Scelte che ribaltano la logica (con i piccoli numeri l’integrazione è favorita mentre i grandi numeri suscitano timori e resistenze) e che comunque abbassano in maniera considerevole la cifra per l’accoglienza di ogni richiedente asilo che le normative precedenti all’avvento di Salvini fissavano il 35 euro al giorno per persona.

“Visto che le cooperative impegnate nel progetto, con queste cifre, devono sostenere costi fissi, utenze domestiche, costo degli affitti e le spese per il personale – spiega Tavan – sarebbe già molto se la trattativa avviata con il Prefetto si avvicinasse ai 26 euro stabiliti per i grandi centri. In ogni caso, quando arriverà la convocazione prefettizia, faremo un nuovo incontro con tutti i sindaci e con le cooperative per vedere come far proseguire il progetto”.

Il resto, com’è ovvio, è legato alle politiche che perseguirà il nuovo governo “demostellato” e la prassi che seguirà il nuovo ministro oltre alle eventuali iniziative legislative che verranno prese per attenuare gli effetti negativi dei due decreti sicurezza sul sistema di accoglienza dei rifugiati.

Di certo c’è che, oltre alle ragioni dell’umanità e della solidarietà, il progetto di microaccoglienza, in questi anni, ha mosso intorno a sé un interessante ciclo virtuoso economico e sociale: una cinquantina gli alloggi che i proprietari hanno messo a disposizione dei richiedenti asilo e per i quali ricevono regolarmente il pagamento dell’affitto e 35 posti di lavoro generati nel sistema delle cooperative dell’accoglienza.

Ma l’aspetto più preoccupante riguarda il destino dei rifugiati, molti dei quali rientrano ancora nei requisiti esistenti prima dell’approvazione della nuova legge. Per tutti gli altri, invece, vale la scomparsa del cosiddetto “permesso umanitario”, per cui le condizioni per poter essere accolti in Italia e avviati nel sistema dell’accoglienza è la presenza, nel paese di provenienza, di condizioni di guerra oppure di persecuzione politica o religiosa. E questo spiega l’ansia con cui parecchi migranti ospitati in valle (soprattutto nei paesi alto valsusini, giunti solo di recente) vivono questo periodo. Non solo. Le nuove norme in vigore cancellano, di fatto, quei progetti di integrazione che erano il fiore all’occhiello del sistema valsusino: tirocini nelle aziende, corsi di italiano, assistenza psicologica, progetti individuali di autonomia. E, salvo modifiche legislative, l’accoglienza si ridurrà per forza di cosa all’essenziale: vitto e alloggio. L’alternativa potrà essere quella di ricorrere sempre più alla risorsa strategica a cui il belpaese è solito far ricorso nelle difficoltà piccole e grandi: il volontariato.

Con una certezza. “Se le cose non cambieranno – conclude Tavan – chi già prima faceva “business” sul dramma dell’immigrazione (e questo purtroppo è successo in molte realtà) continuerà a farlo indisturbato, come prima e più di prima. Chi, invece, in questi anni (come i nostri Comuni e le Cooperative coinvolte) hanno fatto della serietà e della buona accoglienza la loro stella polare, al contrario, risulteranno penalizzate. E con loro i migranti”.

Triste ma vero. Sempre che….

BRUNO ANDOLFATTO

About Post Author

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %