Rivalta, migrante iscritto all’anagrafe. Ma i “Fratelli”…
Non si sa se sia il nome difficile da pronunciare (Ousseynou Fall), il fatto che sia un migrante senelagalese, il rischio (…sai che roba per l’incolumità dei cittadini e l’ordine pubblico…) che i suoi quattro figli rimasti a Dakkar possano presto riabbracciare il padre nei nostri sacri confini nazionali; oppure che un rifugiato, contravvenendo agli stereotipi, agli slogan e alle parole d’ordine della destra italica, si permetta di non delinquere e di guadagnarsi onestamente la pagnotta.
Sarà tutto questo e altro ancora (razzismo? Non sia mai, mica è colpa nostra se è scuro di pelle), fatto sta ed è che la decisione del sindaco di Rivalta Nicola De Ruggiero di iscrivere all’anagrafe comunale Ousseynou Fall , i nostri fratelloni d’Italia proprio non la digeriscono.
Ed ecco l’anatema: “Il Viminale deve impugnare il provvedimento con il quale il sindaco di Rivalta ha iscritto un rifugiato all’anagrafe nonostante il divieto del DL sicurezza”, dichiara la parlamentare piemontese “doc” Augusta Montaruli. “Il DL sicurezza – aggiunge – continua a essere legge dello Stato e pertanto il ministro dell’interno ha il dovere di far rispettare quella legge. Ci aspettiamo che non vi siano indugi e tentennamenti che rischierebbero di portare l’anarchia negli uffici demografici di tutta Italia. Non vogliamo che si crei un pericoloso precedente. Prefetto e Ministro si attivino perché nessuna iscrizione avvenga“.
Insomma, la solfa è sempre quella: l’emergenza nazionale non sono i tentacoli della mafia variamente intesa ma i poveri diavoli che raggiungono le coste italiane dopo aver rischiato la vita e superato varie prove di sopravvivenza, tra cui fame, sete e torture varie.
La realtà qual è? Per conoscerla basta leggere il comunicato uscito dal Palazzo Municipale di Rivalta da cui si evince che Ousseynou Fall, come attestato dalla Questura di Torino, ha formalizzato l’istanza di riconoscimento della protezione internazionale ed è in possesso del permesso di soggiorno provvisorio nel nostro Paese.
L’iscrizione all’anagrafe, a cui seguirà il rilascio della carta d’identità, è stata chiesta per motivi lavorativi dalla Cooperativa Le Soleil di Verrès, che ha in gestione la struttura del Dojrone ed è stata registrata personalmente dal Sindaco. Grazie al rilascio della carta d’identità Ousseynou Fall potrà lavorare regolarmente come magazziniere in una ditta di Torino.
“Ben conoscendo le disposizioni contenute nel Decreto Sicurezza – spiega il sindaco De Ruggiero – ho deciso di procedere personalmente alla registrazione di Ousseynou Fall per tutelare gli uffici e i dipendenti comunali e garantire al cittadino un diritto. Consapevole di non rispettare le disposizioni dettate dal Decreto Sicurezza, il Sindaco ha inviato l’atto di iscrizione all’attenzione del Prefetto di Torino perché possa assumere i provvedimenti opportuni.
La registrazione – aggiunge De Ruggiero – permetterà ora a Ousseynou Fall di non perdere diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione come il diritto alla salute, al lavoro e alla casa”.
Il gesto del Sindaco Nicola de Ruggiero fa seguito alla decisione delle amministrazioni di Piossasco e Rivalta di accogliere l’appello lanciato un mese fa dal Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, che ha fortemente criticato il Decreto Salvini invitando i Comuni a un atto di disobbedienza civile.
“Mi auguro che questo mio gesto non sia isolato e che anche altri primi cittadini in Italia accolgano le istanze di iscrizione all’anagrafe di migranti e richiedenti asilo – ha aggiunto ancora de Ruggiero – in modo che si possa portare il problema all’attenzione del nuovo governo, perché l’esecutivo ponga presto rimedio a una situazione potenzialmente lesiva e discriminatoria”.
Nella struttura del CAS del Dojrone risultano domiciliate una quarantina di persone, alcune da ormai tre anni. Pur trattandosi di una sistemazione non definitiva e transitoria, il Centro di Accoglienza, con le sue attività lavorative e sociali, rappresenta una valida alternativa alla vita di strada. Troppo spesso, infatti, sono proprio i soggetti deboli e emarginati a essere reclutati in attività illecite e criminose.