S.Ambrogio, la cartolina della sindaca Antonella
S.AMBROGIO – Ridimensionati i parcheggi, rifatta la pavimentazione, installate le fontane davanti alla facciata del Palazzo Municipale. Niente da dire: adesso piazza XXV aprile sembra una piccola … piazza Castello. Mentre aspettiamo la prima cittadina, Antonella Falchero, rimaniamo un po’ a guardare i giochi d’acqua che rendono ancor più vivace la palazzina liberty che ospita gli uffici comunali del paese alle pendici del monte su cui svetta la Sacra di San Michele. La neo sindaca arriva e commenta: “ Bell’effetto vero? E bisognerebbe vederlo di sera, quando i giochi d’acqua sono arricchiti dalle luci”. E’ una delle ultime realizzazioni che Dario Fracchia, sindaco per 10 anni insieme ai suoi “Cittadini in Movimento” ha lasciato al paese e a Antonella Falchero che gli è succeduta dopo le elezioni comunali al timone del Municipio.
Non possiamo quindi non partire dalla “cartolina” di Sant’Ambrogio: “E’ cambiata parecchio in questi anni e la piazza rimessa a nuovo è solo l’ultimo atto in ordine di tempo. Ce ne sono stati altri prima, ce ne saranno altri dopo. Pensiamo alle piccole cose, come un paese più pulito. Che è compito non solo di chi deve pulirlo ma anche di deve evitare di sporcarlo, e quindi di tutti visto che questo è un patrimonio civico di ogni cittadino”. Poi ci sono le grandi scelte, come la candidatura Unesco della Sacra di San Michele insieme ad altri monasteri benedettini –”Oggi la Sacra è un polo d’attrazione importante: pellegrini e turisti aumentano, scelgono spesso le vie alternative e arrivano in treno, salgono lungo la mulattiera oppure, quelli più coraggiosi, intraprendono la salita sulla ferrata”orniamo alla sua amministrazione. Parlare di continuità con Fracchia è d’obbligo: “Sì, sono stata in Giunta negli scorsi dieci anni come assessore alla cultura e all’istruzione. Un’esperienza molto formativa, arrivata dopo che in questo paese sono nata (correva l’anno 1966) e cresciuta. Qui ho trascorso la fanciullezza, sono andata in giro in bici lungo le vie, ho cantato nella cantoria parrocchiale, sono stata negli scout, nel volontariato”. E poi? “ Mi sono avvicinata alla cosa pubblica dieci anni fa. Volevo solo dare una mano, non avevo certo mire di… potere. Poi Dario e il suo gruppo mi hanno convinta a entrare in lista. Ho fatto l’assessore e oggi eccomi qua”.
Un bel percorso “ vissuto dentro una lista civica, dove non ci sono iscritti ai partiti e dove ognuno ragiona con la sua testa”.
Resta il fatto che qui come in altri Comuni, alle ultime consultazioni, c’è stata una certa difficoltà a mettere in piedi la competizione politica e il rischio paradossale, fino all’ultimo, per Falchero, è stato quello di “vincere” facile, senza una lista avversaria. Come mai?
“Forse – risponde – perché c’è una certa difficoltà, oggi, a mettersi in gioco. E poi perché c’è la consapevolezza che il ruolo del sindaco e dell’amministratore, nei nostri comuni. non è solo quello di dare indicazioni o di prendere decisioni ma è quello di affrontare veri e propri lavori fisici. L’ultima prova? Il Meliga Day dove eravamo tutti in campo a dare una mano, a spostare transenne, sedie, tavoli a preoccuparci di qualsiasi cosa”.
Lavoro improbo e, verrebbe da dire, poco “retribuito” visto che c’è una strana gara nei Comuni, dopo anni di “antipolitica”, a chi ha le indennità di carica più basse. Non vede in tutto questo un po’ di ipocrisia?
“Intanto devo dire che le nostre indennità non sono certo cifre che ci possono far diventare ricchi. E comunque, visto che continuo a fare l’insegnante, la mia indennità di carica è dimezzata. In più non sono abituata a spostarmi usando i mezzi del Comune né a chiedere rimborsi spese, quindi l’indennità mi aiuta a sostenere la mia azione amministrativa, il tempo e le risorse che dedico a questo impegno”.
Ma guardiamo un po’ questo paese che ricorda, per molti aspetti, i centri della prima cintura torinese, segnati dal disagio giovanile. Che cosa state facendo?
“ Le persone in stato di necessità non mancano, soprattutto dopo gli anni segnati dalla crisi economica. La nostra attenzione è rivolta soprattutto ai giovani, per prevenire il disagio. Ecco quindi l’aula per lo studio ed ecco la “stazione dei giovani”, il centro di aggregazione allestito proprio nei locali lasciati dalle Ferrovie. A sovrintendere ci siamo noi, ci sono gli educatori ma i veri protagonisti sono loro: i giovani. Le proposte partono da loro e loro le attuano”.
La prossima iniziativa?
“E’ un gioco di parole e si chiama “Sala T’Aspetto” che, visto l’ambiente in cui si svolge, calza a pennello. I giovani, dalle 6.30 alle 8 del mattino offriranno il caffè ai pendolari, tra cui ci sono molti ragazzi coetanei diretti alle scuole e sarà il modo per … agganciarli. ” Ma non basta ancora. “Per noi i giovani del paese sono i … nostri figli. Ed è nostro compito prendercene cura. Per questo aderiamo a tanti progetti, dal “Masnà” ai vari tavoli con Conisa, Asl, scuola, forze dell’ordine, parrocchia. Per sostenere i nostri giovani serve un lavoro di rete, dove ognuno faccia la sua parte”.
E le famiglie disagiate?
“Collaboriamo con la Caritas molto attiva a S.Ambrogio e con il Conisa. Spesso, insieme al sostegno materiale, però, le persone messe in ginocchio dalla crisi di questi anni, chiedono ascolto. E noi, almeno questo, proviamo a darglielo”.
Ultima battuta sulla madre di tutte le battaglie, l’alta velocità. Siete sempre No Tav? “ Certo – risponde Falchero – questa continua ad essere la nostra posizione, ancor di più in tempi in cui si parla di cambiamenti climatici. Quest’opera non ha senso, non è prioritaria, non è necessaria, non serve ad ammodernare il paese. Prima c’è altro: l’istruzione, la salute, il welfare. Forse non avremo la forza per contrastare quest’opera ma la nostra idea non cambia”.