cronaca

Avigliana. Don Ciotti, il Papa e la terra da salvare

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C’è un’antica Certosa alla Mortera, lungo la strada che sale alla Sacra di San Michele. Qui, per tre giorni, da venerdì 4 a domenica 6, si è parlato, studiato, ascoltato, discusso. Argomento: la cura della casa comune, la terra che chiede di essere salvata dai rischi del riscaldamento globale e dai disastri ambientali. A chiudere la tre giorni, questa mattina, domenica 6, il fondatore del Gruppo Abele don Luigi Ciotti che, prima di attualizzare i contenuti dell’enciclica Laudato sì, ha raccontato alcuni particolari del suo rapporto con Papa Francesco:

“Mi telefonò che era stato appena eletto Papa. Mi disse che voleva incontrarmi: ‘So che la tua agenda è molto piena, ma appena puoi…’ Gli risposi: ‘Probabilmente è piena anche la sua’. Poi andai da lui e gli portai alcune confezioni di buon caffè tostato a Torino. Qualche giorno dopo, il titolare del locale in cui acquistai quel caffè mi disse: ‘Ma lo sai che il Papa mi ha scritto di suo pugno per ringraziarmi e farmi sapere che il caffè era molto buono’. Ecco, questo è Papa Francesco. Così la volta dopo gliene ho portato altri due pacchi e adesso sono diventato il suo fornitore ufficiale di caffè”. Un po’ di leggerezza non guasta, anche se si affrontano i guai che rischiano di mettere a rischio la sopravvivenza di sorella madre terra e del genere umano. Don Ciotti lo sa bene e, in un intervento di ampio respiro, parla dell’enciclica di Papa Francesco e di tante questioni: dai rifiuti (che soffocano la terra ma giacciono in fondo al mare e lo trasformano in una pattumiera), all’innalzamento delle temperature che rischia di provocare il collasso

dell’ecosistema, al sud del mondo depredato dai paesi ricchi, al commercio delle armi (che vede l’Italia all’11°posto), alle connessioni tra guerre, ingiustizie, squilibri sociali, migrazioni.

Non mancano elementi di speranza, come il movimento creato da Greta e “da questi ragazzi meravigliosi che devono trovare in noi adulti riferimenti credibili”. Papa Francesco e questi giovani ci dicono che “agire è urgente”. E che bisogna “coltivare la conoscenza di questi problemi complessi e, allo stesso tempo, curare le relazioni tra le persone”. Oggi più che mai, aggiunge don Ciotti, dobbiamo coltivare “la spiritualità della sobrietà, dei piccoli gesti e, insieme, il ministero della gentilezza”.

Un po’ come fa Papa Francesco che studia, analizza, si fa aiutare a decifrare e a capire le questioni del nostro tempo, si confronta con gli esperti, striglia i potenti della terra per combattere le ingiustizie e le violenze e, nello stesso tempo, scrive e ringrazia chi gli ha fornito un buon caffè proveniente dalla Torino in cui vissero suoi nonni …

BRUNO ANDOLFATTO

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