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Tav, la valle chiama Roma

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Forse mai come nell’ultimo anno la questione Torino-Lione è “uscita” dalla Valle di Susa ed è diventata preda, soprattutto nel periodo del Governo gialloverde, di un confronto “rinchiuso” nelle stanze del potere romano. Giubilato l’Osservatorio Tecnico e il suo Presidente, spariti i tavoli tra Regione e Comune, di fatto non esiste, allo stato attuale, un luogo di confronto con gli enti valsusini. A uscire dall’impasse ci prova la nuova giunta dell’Unione Montana dei Comuni presieduta dal sindaco di Caselette Pacifico Banchieri. E’ di venerdì 11 novembre la lettera firmata da Banchieri, inviata ai ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture per riaprire i confronto sulla Torino-Lione.

Una lettera dai toni più “concilianti” rispetto al passato ma che non nasconde le “criticità” della realizzazione dell’opera “sulla vita e l’economia delle comunità locali nonché sugli ecosistemi naturali”.

Di qui la necessità di riavviare un confronto “per verificare, in termini concreti, quale sia lo stato effettivo dell’opera e quali siano le sue reali prospettive e ricadute future”.

La lettera non manca di evidenziare “le criticità progettuali” riguardanti “i siti di Salbertrand, Caprie e Torrazza per il deposito definitivo dei materiali di scavo e i rilevanti impatti determinati dal trasporto stradale di tali materiali.

Di qui la richiesta di riavviare un confronto tra governo e amministrazioni locali: “ Un’esigenza – scrive Banchieri – che riteniamo imprescindibile e urgente”. Per questo, conclude, “ chiediamo un incontro formale con una nostra delegazione, accompagnata dagli esperti che supportano, sul piano tecnico, le nostre valutazioni”.

Intanto, proprio nei giorni scorsi, è scoppiata la “grana Salbertrand”; sul cui territorio dovrebbe sorgere l’impianto per assemblare gli “spicchi” di cemento per foderare il tunnel ferroviario tra Susa e St. Jean de Maurienne. Il problema? Che una parte importante della superficie è occupata da due aree adibite a deposito: una di 16mila metri quadrati, affittata dalla società Itinera Spa, contenente terre di scavo contaminate da amianto, e l’altra di 22.444 metri quadrati,

affittata da una piccola società edile non più attiva, occupata da rifiuti di cantiere e vecchie traversine ferroviarie. Per essere utilizzate le due aree vanno prima bonificate tanto che quella contenente amianto è stata posta sotto sequestro dalla Guardia Finanza a settembre 2019 a seguito di un esposto.

Un fatto destinare a pesare sui tempi di realizzazione della tratta trasfrontaliera dell’alta velocità anche perché, secondo i progetti, non esistono localizzazioni alternative per insediare l’impianto attualmente previsto a Salbertrand. Una bella grana da risolvere.

BRUNO ANDOLFATTO

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