Tante sardine valsusine in piazza Castello a Torino
Una piazza Castello in versione natalizia, suggestiva e più bella che mai quella che lunedì 10 dicembre ha accolto il popolo delle Sardine. Gli organizzatori si attendevano 20-25 mila persone che poi son diventate 30 mila per salire a 35 mila, forse 40 mila. Un bel mare di democrazia, protagonisti tantissimi giovani (alcuni di loro hanno preso la parola per raccontare le loro motivazioni) e tanta gente comune. Non mancavano politici (soprattutto di centrosinistra) ma in posizione parecchio defilata Nel gigantesco “banco” di sardine anche molti valsusini. Lo si notava sul treno partito da Porta Nuova in direzione Susa alle 21.45, affollato come di solito a quell’ora non succede, con ragazzi e ragazze che scorrevano le foto scattate durante il flash mob e commentavano la serata. Un appuntamento, quello torinese, che ha seguito il copione collaudato in tante piazze “ desalvinizzate” e “defascistizzate”; nessuna bandiera di partito, qualche vessillo dell’Europa e uno della pace, tanti pesciolini disegnati, colorati, ritagliati ed esibiti. E poi lo slogan; “Torino si sLega e Torino non si Lega”. Protagonisti: giovani che non si rassegnano alla politica dell’odio, delle urla, delle parole d’odio e che vogliono vivere in un Paese che non neghi la diversità delle opinioni politiche ma le valorizzi; giovani che dicono basta alle campagne d’odio sfruttate per un pugno di voti; che non ne possono più del clima di paura instaurato da politici irresponsabili. Una piazza capace di dire No. No ai rigurgiti fascisti e no al razzismo, alla xenofobia, all’intolleranza. Ma che dice tanti sì: alla cultura (ogni manifestante aveva con sè un libro), alla politica sana che costruisce e non pensa solo al consenso.
Forse una piazza con qualche ingenuità, ma proprio per questo fresca, giovane e promettente.
Ecco come la raccontano i valsusini presenti. Partiamo da
Alice, veterinaria di Sant’Antonino: “ Parlano di 40.000 Sardine in piazza… non so, non sono pratica di numeri, ma è stato bellissimo ed emozionante immergersi tra la gente. Mi ha colpito l’educazione, la gentilezza, i sorrisi, la pacatezza e la fermezza di chi è sceso in piazza. Felice di esserci stata, felice di sapere che, anche se la violenza fa la voce grossa, c’è ancora un mare di persone che abbraccia i giusti valori dai quali una società civile non può prescindere. Sicuramente era una manifestazione contro la violenza, contro l’intolleranza, contro la xenofobia e la paura del “diverso”, ma in realtà tutto questo mi sembra a favore dell’istituzione di una comunità sana e pacifica”
Davide, di Susa: “ In piazza ho vissuto un bel momento di partecipazione comune di valori. La piazza di ieri non era ‘opposizione all’opposizione’ come qualcuno insinua. C’erano uomini e donne, bambini, giovani, adulti e anziani. Ho incontrato diversi amici di ambienti diversi, scout, vicini di casa, conoscenti, colleghi. Ho capito si possono avere idee diverse, votare partiti diversi, sostenere politiche differenti ma i valori fondanti della nostra Nazione devono essere condivisi. Ieri in piazza c’era questo: un mare di sardine differenti per estrazione sociale, sesso, razza, religione, gusti musicali e altro ancora, ma tutti accomunati dalla grande certezza che la libertà conquistata dai nostri predecessori è preziosa e inviolabile e faremo tutto ciò che è possibile per difenderla da chi invece vorrebbe ‘pieni poteri’ e un clima di terrore e paura verso tutto ciò che è diverso”.
In piazza c’era anche El Mehdi Zakariya, di Giaveno, italiano di origine marocchina: “C’ero anche io. Una bellissima piazza contro l’odio alimentato da una certa politica, una marea di persone a difesa dei valori della Costituzione”.
Salvatore Vitale, di Vaie: “Piazza Castello era colma; c’eravamo tutti. Moltissimi giovani, intellettuali, artisti, lavoratori e gente comune. Un clima sereno ma è stata una serata rivoluzionaria. Spero che questi incontri cancellino l’odio seminato”.
Sul palco il partigiano Vittorio “La Torino antifascista vi benedice’ seguito da suor Giuliana, del Cottolengo: “ Sono qui perché sono cittadina italiana e suora e i valori che qui vengono espressi vanno molto più in là di un rosario detto in piazza per una manciata di voti’.
Don Fredo Olivero, uno dei fondatori della pastorale dei migranti a Torino: “ La Chiesa di fronte alla disumanità deve metterci la faccia, lasciate da parte i rosari e cominciare a guadare in faccia le persone’.
Gran finale con le note dell dell’inno d’Italia cantato da tutta la piazza affollata. Per stasera basta così.
BRUNO ANDOLFATTO