Coronavirus, la via Crucis di imprese e lavoratori
Ferme quasi tutte le attività produttive. Per molti operai si annuncia un lungo periodo di cassa integrazione
L’ultima notizia, preoccupante, arriva dalla Savio di Chiusa San Michele, l’azienda valsusina che produce serramenti già al centro, in questi anni di dolorosi processi di ristrutturazione che hanno falcidiato la manodopera. Il Coronavirus è arrivato anche qui. Un lavoratore, nella giornata di martedì 17, è stato trovato positivo. Lo stabilimento è stato chiuso per sicurezza e sono in corso le verifiche sui contatti avuti dal lavoratore con colleghi e dirigenti. Alcune persone sono state cautelativamente messe in quarantena. E’ solo l’ultimo capitolo di una Via Crucis che, oltre a mietere vittime nelle città e nei paesi della nostra Italia, mette a dura prova la tenuta del sistema produttivo che, anzi, si è praticamente fermato soprattutto dopo il via libera agli ammortizzatori sociali (cassa in deroga) approvati dal Governo.
Sono stati giorni difficili, per non dire tremendi, sui luoghi di lavoro con decine di aziende metalmeccaniche che, alla fine della scorsa settimana, sospendevano l’attività per adeguare gli uffici e le officine alle misure di prevenzione. In alcuni casi sono stati gli stessi lavoratori e le lavoratrici, annotano le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, a scendere in sciopero e ad abbandonare i i luoghi di lavoro perché nessuna misura era stata assunta dall’impresa.
Ma erano anche molte le realtà nelle quali, nelle stesse ore, venivano raggiunti e firmati accordi sindacali per estendere lo smart working con la chiusura di attività non essenziali, l’istituzione di turni per ridurre le presenze, la sospensione della produzione per provvedere a sanificazioni e misure di prevenzione utilizzando permessi, congedi e ammortizzatori sociali.
Una prima stima, effettuata tra sabato e domenica, parlava di circa 10.000 metalmeccanici della provincia torinese di fatto già a casa o comunque destinati ad esserlo nei primi giorni della settimana, con fermate di interi stabilimenti che hanno registrato casi accertati di positività al COVID-19 che hanno riguardato dipendenti o addetti entrati in contatto, al di fuori degli stabilimenti, con persone positive al tampone.
In altri casi le fermate sono state programmate per riorganizzare la produzione nel rispetto delle direttive governative e per operazioni straordinarie di sanificazione.
Edi Lazzi, Fiom
Lunedì toccava a Edi Lazzi, segretario generale Fiom Cgil dire che “ la situazione non è certo delle migliori, i casi di positività o di esposizione al contatto con soggetti positivi da parte dei dipendenti delle aziende metalmeccaniche si moltiplicano di ora in ora. Chiediamo senso di responsabilità alle imprese nell’assumere tutte le misure precauzionali per la salvaguardia della salute delle lavoratrici e dei lavoratori. È necessario monitorare la situazione evitando sottovalutazioni. Se l’andamento dei contagi, o dei casi di lavoratori in contatto con persone contagiate dovessero aumentare, bisognerà non indugiare e prevedere la riduzione delle produzioni e delle presenze e la sanificazione totale di tutti i luoghi di lavoro a prescindere dal fatto che si siano registrati o meno casi conclamati.La salute viene prima di tutto. Se si vuole preservare il funzionamento delle fabbriche bisogna innanzi tutto preservare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori”.
L’Azimut di Avigliana
Intanto ad Avigliana, l’Azimut, la fabbrica aviglianese che costruisce yacht di lusso ai fermava solo in parte la produzione.
“ Non è prevista alcuna ‘serrata totale’ – facevano sapere lunedì fonti interne all’azienda – quanto piuttosto un programma che consente il proseguimento delle sole attività che si possono portare avanti in sicurezza”.
I provvedimenti adottati stati definiti per modulare il flusso delle presenze all’interno del cantiere, nel pieno rispetto delle indicazioni governative. L’attività quindi prosegue a … scacchiera con presenza di personale a rotazione. “ La produzione della vetroresina – comunica l’azienda – proseguirà senza interruzione fino alla prossima settimana e i dipendenti coinvolti in tale attività potrebbero successivamente lasciare il posto a colleghi attivi in altre aree, sempre che sussistano le condizioni per procedere in tal senso, anche relativamente allo stato degli approvvigionamenti di materie prime”.
Le misure riguardano tutti i dipendenti della sede di Avigliana (inclusi gli impiegati). “ Alcuni di loro – secondo i piani dell’Azimut – potranno attingere alle competenze individuali residue di ferie e/o permessi, per altri sarà prevista la formula dello smart working, laddove applicabile. Solo come ultima istanza si farà ricorso, a favore di tutto il personale della sede e del cantiere di Avigliana, alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per evento straordinario e imprevisto”.
A sospendere l’attività produttiva da lunedì 16 è la Finder di Almese. “ La sospensione – si legge in un comunicato aziendale – riguarderà sia i servizi direttamente o indirettamente connessi alla produzione sia le altre funzioni aziendali”. Per il resto saranno salvaguardati i servizi essenziali con soli lavoratori necessari e sarà rivalutato “ l’attuale assetto dello smart warking”. I giorni di chiusura, comunica la Finder, “ saranno coperti prioritariamente dagli istituti contrattuali” ma non viene escluso il ricorso agli “ammortizzatori sociali a disposizione, ordinari o speciali”.
Lunedì 16 marzo, in serata, il bollettino di guerra delle aziende fermate in tutto o in parte saliva a 52 per un totale di circa 30 mila. Ancora Edi Lazzi: “ Le fermate produttive, che noi caldeggiamo già dalla scorsa settimana sono necessarie per poter dare il tempo alle aziende di prendere tutte le precauzioni possibili per evitare il contatto tra le persone negli uffici e nelle officine, per avere un piano giornaliero di sanificazione dei luoghi di lavoro, per organizzare gli orari in modo tale da evitare assembramenti. Tutto dovrà essere fatto, concordandolo con i delegati sindacali interni. Mi auguro che questi giorni di fermo delle maggiori aziende e di gran parte della componentistica, servano per ridurre drasticamente le occasioni di contagio. La situazione è difficile, tutti bisogna fare dei sacrifici e dimostrare senso di responsabilità. Purtroppo il virus si sta diffondendo velocemente anche negli altri paesi europei e penso che l’Unione Europea debba iniziare a giocare un ruolo di coordinamento dei provvedimenti da prendere, questo anche per evitare che ci siano delle speculazioni economiche tra le imprese presenti nelle varie nazioni, perchè una volta superata l’emergenza sanitaria, bisognerà affrontare quella economica- finanziaria”.
BRUNO ANDOLFATTO