Il Governo Conte chiude i porti. Ma non tutti sono d’accordo
Le Associazioni del Tavolo Asilo Nazionale manifestano la propria preoccupazione per il decreto interministeriale emesso lo scorso 7 aprile 2020 n. 150, in cui il ministro delle Infrastrutture e Trasporti di concerto con altri ministri, dichiara che per l’intero periodo dell’emergenza sanitaria nazionale i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di “porto sicuro” (place of safety) solo per le navi soccorritrici battenti bandiera straniera che abbiano soccorso esseri umani fuori dalle nostre acque SAR (search and rescue zone, ndr).
La dichiarazione appare inopportuna e non giustificabile, in quanto con un atto amministrativo, di natura secondaria, viene sospeso il Diritto internazionale, di grado superiore, sfuggendo così ai propri doveri inderogabili di soccorso nei confronti di chi è in pericolo di vita.
Si attacca ancora una volta il concetto internazionale di porto sicuro, la cui affermazione ha trovato conferma nelle decisioni della nostra Magistratura.
Pur consapevoli del momento complesso che ci troviamo ad affrontare, è importante garantire il rispetto dei principi di solidarietà e di umano soccorso, che non possono essere negati sulla base di tesi opinabili che riguardano la competenza nei soccorsi in mare ed il luogo in cui vadano condotti esseri umani in pericolo di vita.
È opportuno sottolineare che il ministero della Salute attraverso l’USMAF (Ufficio di sanità marittima, ndr) si è già attrezzato per la quarantena delle navi che hanno soccorso migranti e ha già disposto delle linee guida.
Inoltre è essenziale ribadire che l’Autorità preposta a intervenire nei soccorsi è l’MRCC (il Maritime rescue coordination centre nazionale, ndr) che riceve per primo la richiesta di coordinamento, e non l’Autorità di bandiera.
Le associazioni del Tavolo asilo nazionale ribadiscono che, anche in questo momento difficile per l’Italia, la Libia è un paese in guerra, dove i migranti sono oggetto di torture e schiavitù.
Attualmente la Alan Kurdi è al limite delle nostre acque nazionali in attesa che le venga assegnato un porto sicuro dalle nostre Autorità.
Le associazioni del Tavolo asilo nazionale chiedono fermamente al Governo italiano di operare senza indugi in tal senso.
A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, Caritas Italiana, Centro Astalli, CNCA, Comunità papa Giovanni XXIII, Emergency, Europasilo, FCEI, Focus-Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Médecins du Monde-missione Italia, Oxfam Italia, Save the Children Italia e SIMM-Società italiana medicina delle migrazioni del Tavolo Asilo Nazionale