Petizione. Italiani bloccati all’estero, aiutiamoli a tornare a casa. Basta una firma
Luca Profenna (profilo Instagram)
L’incipit ha due parole: “Bloccati. Bloccate.” E’ la vicenda di numerosi connazionali sparsi in giro per il pianeta.
Il problema? Non riescono a tornare a casa e, per questo, hanno lanciato una petizione-appello su charge.org
Primo firmatario è il torinese (con numerosi contatti e agganci valsusini) Luca Profenna che, in questo periodo si trova in Bolivia.
“Siamo cittadini italiani bloccati a migliaia di chilometri da casa da oltre due mesi senza possibilità di tornare!”, si legge nell’appello. “Siamo lavoratori, studenti, madri, padri e ci sentiamo completamente abbandonati dal nostro Paese. Vogliamo tornare a casa. Vi prego aiutateci”.
L’aiuto che si può dare è una semplice firma.
Ecco l’appello: “Siamo, sparsi nel mondo, ormai da quasi due mesi. Senza la possibilità di poter rientrare nelle nostre case, con la paura che ci attanaglia giorno dopo giorno e vivendo di insicurezze quotidiane.
Siamo viaggiatori e viaggiatrici, madri e padri, lavoratori e lavoratrici, studentesse e studenti, gente partita per fare del volontariato, persone con cani di supporto emotivo a seguito.Ci siamo ritrovati, incolpevoli, bloccati in Paesi che non sono i nostri di residenza, lontani migliaia di kilometri dai nostri affetti.
Da settimane proviamo a richiedere dei voli sicuri e protetti per poter far rientro in Italia. Settimane e settimane di mail, chiamate giornaliere e timori. Le nostre preoccupazioni sembrano non avere mai fine. Le ambasciate organizzano voli di rado, e spesso questi voli costano fortune, migliaia di euro. Quando ci sono. Perchè in tanti Paesi, questi voli, nemmeno vengono organizzati.
Ci dicono che stanno facendo del loro meglio,ma a noi pare di essere dimenticati, abbandonati al nostro destino, fatto spesso di precarietà e difficoltà. Non è facile vivere da settimane chiusi in ostelli o hotel di fortuna, o in qualche appartamento affittato all’ultimo o ospiti di amici, amiche, conoscenti. Pagando spesso di tasca nostra il tutto, senza che le nostre Ambasciate ci forniscano supporto.
L’Italia non sta usufruendo dei fondi europei del meccanismo di protezione civile EUCPM, che coprirebbero fino al 75 % dei costi di un volo.
Sappiamo dei fondi dell’UE, appositamente stanziati per i voli di rimpatrio dei cittadini europei tramite il meccanismo di protezione civile europea (EUCPM). Questi fondi coprono fino al 75% i costi dei voli di rimpatrio, permettendo cosí che i costi dei biglietti rimangano accessibili e non gravino ulteriormente sulle tasche (già svuotate dai voli cancellati e mai rimborsati) dei cittadini europei. Fino al 24/4 sono stati organizzati ben 235 voli utilizzando i fondi EUCPM, dalla maggior parte degli Stati membri. Dall’Italia, invece, ne è stato organizzato solo 1 (a Febbraio da Tokyo per 37 persone). Quando interrogati in merito, Ambasciate e Farnesina tergiversano o danno spiegazioni fittizie, che vengono poi smentite dalla stessa UE (vedi articolo del 30/04/2020 de La Repubblica)
Non riusciamo a capire come mai in molti Paesi non vengano organizzati voli dalla Farnesina. Non riusciamo a capire perchè bisogna sempre appoggiarsi a voli organizzati da altri Paesi. Non riusciamo a capire perchè questi voli costano così tanto.
Ci rispondono che i voli hanno un costo elevato, per organizzarli. O che siamo troppo pochi per essere rimpatriati.
E quindi? Quanto valgono le nostre vite? Abbiamo un tariffario?
In questo momento così delicato per tutti e tutte, in cui il Coronavirus ha scoperchiato tutte le problematiche della nostra società, non vogliamo più credere che il denaro, i profitti, i soldi, valgano di più delle nostre vite. Questa situazione, questa pandemia, ci ha insegnato che la tutela delle persone, che la salute collettiva e la salvaguardia delle vite umane sono le cose più importanti che abbiamo, e che, di certo, non valgono meno di soldi e denaro. Perchè è ora di finirla con questa vecchia tiritela di anteporre gli interessi economici dinanzi alle nostre vite.
Chiediamo a gran voce di poter tornare in Italia. Di poterlo fare in sicurezza. Tutti e tutte. Sentendoci protetti da uno Stato, quello italiano, che pensi a tutelarci. Con dei voli a prezzi regolari, normali.
Chiediamo al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e a tutte le Ambasciate italiane nel mondo di organizzare fin da subito dei voli e di farci tornare finalmente a casa.
Siamo stanchi, arrabbiati e delusi.
Qui, o se ne esce tutti e tutte assieme, o non se ne esce”.
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