Paolo Jarre: “E’ come se le pompe funebri volessero abolire le cinture di sicurezza”
Paolo Jarre: “E’ come se le pompe funebri volessero abolire le cinture di sicurezza”
Con la legge regionale approvata nel 2016, il gioco d’azzardo è calato del 9,7% (a fronte di un aumento del 1,6% nel resto d’Italia), le perdite dei cittadini sono diminuite del 17,8% e i due terzi delle somme non giocate nel 2018 non sono state reinvestite in altri giochi. In questo contesto il volume delle giocate online è cresciuto (+45%), ma meno che nel resto d’Italia (+48%). Sono i risultati della legge approvata in Piemonte per prevenire il gioco d’azzardo, una delle più avanzate in Italia messa però a rischio dalla maggioranza che governa la Regione. Paolo Jarre, medico, da anni si occupa di dipendenze nell’Asl To3 e, in questi giorni non ha mancato di far sentire la sua voce: “La policy piemontese sull’azzardo patologico – spiega – è altamente efficace e manometterla sarebbe ingiustificabile e persino criminogeno. Un po’come se, dopo aver constatato l’efficacia delle cinture di sicurezza nella riduzione della mortalità stradale si abolisse l’obbligo di indossarle per le proteste di ortopedici e pompe funebri. Un’operazione, insomma, da Superciuk, quell’eroe ‘al contrario’ dei fumetti che rubava ai poveri per dare ai ricchi”.
Jarre è uno che ne capisce: “ Parlo da tecnico – prosegue , sono impegnato da quasi quarant’anni nel campo delle dipendenze patologiche e da quasi venti nella presa in carico del disturbo da gioco d’azzardo nell’area metropolitana di Torino; coordino i Servizi per il gioco d’azzardo del Piemonte, ho coordinato in questi ultimi anni le ricerche sugli effetti della legislazione piemontese sull’azzardo patologico e collaboro con le principali società scientifiche italiane di settore (Alea, Sitd)”. La legge piemontese? Ha funzionato: “Nel 2018 dichiara di aver effettuato almeno un gioco in denaro meno del 33% della popolazione contro il quasi 42% nazionale del 2017 (circa 400mila persone in meno di quelle attese se si fosse applicato il tasso nazionale)”.
Non solo: “In Piemonte, la proporzione di ‘giocatori’ a rischio maggiore di zero (i cosiddetti giocatori “patologici”) nel 2018) ammontava a circa il 13% contro un dato nazionale dell’anno precedente del 22%”.
Ancora: “ Se nei 4 anni dal 2016 al 2019 in Piemonte si fosse continuato ad ‘azzardare’ come nel resto d’Italia, i piemontesi avrebbero sborsato 2 miliardi e 618 milioni di euro in più; 262 milioni nel 2016, 604 nel 2017, 913 nel 2018 e ancora 839 nel 2019. E i primi 866 milioni ‘risparmiati’ sono da attribuire all’effetto delle restrizioni temporali disposte dai Comuni a partire dall’estate 2016 (l’articolo 6 della legge), i successivi 1.752 milioni all’effetto sinergico di quelle e dell’applicazione del confinamento geografico (il ‘distanziometro’ è entrato in vigore per bar e tabacchi alla fine del 2017, articoli 5 e 13 della legge)”.
C’è chi dice che le misure prese avrebbero dato vita all’esplosione del gioco online. “ Le cose non stanno così e lo dicono i numeri: quei 2.618 milioni non puntati dal 2016 al 2019 sono fatti per la maggior parte di azzardo su canale fisico (2.227 milioni), ma presentano una quota non trascurabile anche nel gioco online, 391 milioni di euro. Quindi non solo in Piemonte non si è giocato sul Web più che nel resto del Paese ma addirittura lo si è fatto un po’ di meno. Il dato della raccolta da canale fisico del 2019 in Piemonte è di 4.549 milioni; se dal 2016 la raccolta fosse cresciuta come nelle altre 19 Regioni essa sarebbe stata di 5.311 milioni, 762 milioni di euro in più in un solo anno. Il dato di quella online (in preoccupante crescita ovunque, soprattutto nelle Regioni meridionali) è stato di 2.321 milioni; applicando lo stesso ragionamento ci si sarebbe attesi in Piemonte una somma di 2.398 milioni, 77 milioni in più nel 2019”.
Guardando al territorio dell’Asl To 3 (nel quale rientrano Val Susa e Val Sangone) si nota che la prevalenza del gioco d’azzardo è la più bassa in Piemonte. “ Sul nostro territorio, i cittadini che hanno dichiarato di aver ceduto almeno una volta alla tentazione del gioco sono il 30 per centro, contro il 33 del Piemonte e il 42 in Italia. E questo è successo perché la maggioranza dei Comuni (l’ultimo in ordine di tempo è stato Coazze), d’accordo con l’Asl, ha approvato precise determinazioni restrittive in materia di gioco d’azzardo”.
BRUNO ANDOLFATTO