Società & Cultura

Con sette figli a piedi fino a Roma

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Valle di Susa, piccola ruga sulla carta geografica del mondo.

Piccola ma importante: si dice che in questo corridoio scavato tra i monti sia passato Annibale con il suo esercito e gli elefanti e poi tanti altri ancora, da Carlo Magno a Napoleone. Condottieri, re, eserciti.

E pellegrini che lungo la via Francigena scendono a Roma e poi a Gerusalemme o che, prendendo un’altra direzione, s’incamminano lungo la via di Santiago di Compostela attraversando Francia e Spagna.

Una storia lungo i secoli, giunta fino ai nostri giorni che noi, chiusi nei nostri perimetri fisici e mentali, fatichiamo a cogliere e a comprendere quanto la valle e Torino siano vie di transito, di collegamento col resto d’Europa e ponti verso il Mediterraneo. Ma anche i piedi dei pellegrini, con la pandemia del Coronavirus, sono stati costretti a fermarsi per riprendere in questi giorni a camminare e a restituire speranza.

Domenica 28 è capitato a un “pellegrino locale” – appena tornato da un’escursione lungo l’antica mulattiera che da Sant’Ambrogio sale alla Sacra di San Michele – di poter incontrare Alessandra Gianotta, partita il 18 giugno dalla sua casa a Varenna, sul lago di Como.

Con il cavallo di San Francesco (cioè a piedi) domenica è giunta nella parrocchia di Sant’Ambrogio, ha suonato il campanello ed è stata accolta dal parroo don Romeo Zuppa che volentieri ha firmato le credenziali del buon pellegrino.

Ad accompagnarla, fino al confine con la Francia sul passo del Monginevro, il fratello Giorgio professore di matematica con suo figlio.
Un viaggio lungo, faticoso, quello di Alessandra, affrontato col sorriso: “La mia meta é il Santuario di Santiago di Compostela. Conto di arrivarci verso fine settembre”.

Una bella impresa; basta guardare le mappe su internet per accorgersi che, in tutto, fanno 1840 km per circa 383 ore di cammino. Tutto a piedi. L’altro incontro lunedì 29 a S.Antonino.


C’è qualcosa di straordinario e, insieme, di molto normale nella famiglia di papà Michel e mamma Claire partiti da Montaigu de la Vande, nei dintorni di Nantes, con i loro 7 figli: Marie (8 mesi), Marte (2 anni), Philipe (4 anni), Theonille (6 anni), Barthelemy (8 anni), Montfort (10 anni) e Flavie (12 anni) a cui si aggiunge l’ottava, Sixtine (18 anni), costretta dalla disabilità a rimanere in Francia.

Il primo tratto, fino a Oulx, lo hanno affrontato in pullman. Poi la discesa a piedi a Susa (al Rosaz) e a Bussoleno (in parrocchia). Lunedì la tappa a Sant’Antonino dove il parroco don Sergio Blandino ha allestito la Casa del Pellegrino.

“Qui ogni anno – spiega– approdano 150 pellegrini, arrivano da diversi luoghi e sono diretti ad Assisi, Roma, qualcuno a Gerusalemme oppure a Santiago di Compostela. Con l’epidemia tutto si era fermato ma da oggi il cammino riprende”.

Dove è diretta questa famiglia numerosa e allegra? “La meta è Roma… se Dio vuole”, risponde Michel. “Non è la nostra prima esperienza di pellegrinaggio”, prosegue. “Negli anni passati siamo andati a Santiago di Compostela ma l’abbiamo raggiunta in 4 tappe, una all’anno nel senso che ogni volta riprendevamo il cammino dal luogo che avevamo raggiunto l’estate precedente”.

Il senso di questo camminare? Michel lo sintetizza così: “Ritrovarsi come famiglia, incontrare Dio, le altre persone, il creato, l’ecologia e quest’anno scoprire l’Italia”. Un bel programma. Mamma Claire sorride solare e, col marito, ha un bel da fare a tenere a bada la vivace ciurma di figli.

C’è il tempo per fare la spesa e poi per visitare la chiesa: una preghiera, un canto, la cena ed è il momento di mettere giù il programma della giornata successiva. Destinazioni: Buttigliera, Torino e poi giù a macinare uno per volta i quasi 800 km che mancano per arrivare alla Capitale. Sempre “se Dio vuole”, naturalmente.

BRUNO ANDOLFATTO

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