Cronaca

Gli ulivi della Valle di Susa raccontati da un video di Alberto Borgatta

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CONDOVE Che ci fa un documentario sulla Val Susa in un’iniziativa promossa dal CE.S.R.A.M., Centro Studi e Ricerca Ambiente Marino? Seconda domanda: che senso ha un video sugli ulivi in valle di Susa? Tranquilli, nessuno è impazzito.


Tutto nasce dall’invito ricevuto dallo storico (e divulgatore) condovese Alberto Borgatta (nella foto) alla terza edizione del “Festival Internazionale della Public History” in programma a Lecce. “ L’iniziativa del Cesram (emanazione dell’Università del Salento) – spiega Borgatta – è un appuntamento che intende promuovere la storia non solo “accademica” ma quella rivolta ai non addetti ai lavori, che utilizza narrazioni e linguaggi alternativi”. Un filone sul quale Borgatta si trova perfettamente a suo agio. Tema dell’edizione 2020: “L’Ulivo. Memorie del Mediterraneo tra storia, dialogo, economia”.

Il linguaggio scelto da Borgatta: il video documentario. L’argomento e il titolo: “Olea, l’ulivo in valle di Susa”.

Ulivi e Olive in valle? “Certo che sì. Siamo soliti considerare le valli alpine fuori dal classico bacino mediterraneo e invece, proprio grazie agli ulivi, ci stanno dentro benissimo”. Lo testimoniano le antiche ceppaie (fusti che fuoriescono dal terreno dopo il taglio dell’albero) che sorgono a Novalesa, testimonianze di antiche piantagioni di ulivo. Il viaggio del documentario di Borgatta attraversa la storia e i cambiamenti climatici: “La storia antica, quella dei romani che coltivavano l’ulivo tra i monti. Era un periodo “caldo”, poi ci fu l’eruzione di un vulcano in Islanda nel 536 che oscurò letteralmente il sole ovunque per un anno con freddo, carestie e gente che moriva di fame”.

L’ulivo torna nelle nostre terre nel MedioEvo. “Lezonesono quelle di Mompantero, Giaglione, Foresto, Borgone, Almese”.

Poi torna il freddo, ovunque. “Quasi una piccola era glaciale, tanto che intorno al 1709 gelano il porto di Genova, la laguna di Venezia, il lago di Garda”.

I testimonial dell’Ulivo di Borgatta sono due Giuliano Bosio e Sergio Enrietta, due cultori e coltivatori che hanno restituito vita e forza agli uliveti valsusini producendo un olio di ottima qualità.

Sono loro a dire che fino all’Unità d’Italia l’ulivo faceva parte del nostro paesaggio ed era coltivato.

Poi le politiche del Regno hanno privilegiato le coltivazioni in altre zone. E poco a poco gli ulivi sono… spariti, salvo germogliare spontaneamente qua e là. Ora la scommessa di Bosio e di Enrietta li fa rivivere e Borgatta lo racconta nel suo documentario.

“Un modo per riflettere anche sui cambiamenti climatici, sulle conseguenze sull’agricoltura e su questa linea del mediterraneo che si sposta a nord, conparecchiproblemimaanche nuove fertilità e occasioni”

Il video di Borgatta è visibile dalle 21 di venerdì 27 dicembre sul canale youtube AB Fabbrica Creativa”.

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